«Occorre ribadire con forza che studentesse e studenti non sono utenti ai quali offrire un servizio, ma persone animate dalla speranza di vivere un’esperienza educativa»: è uno dei passaggi chiave del contributo offerto dal Rettore dell’Università Cattolica del Sacro Cuore, Elena Beccalli, nel corso dell’incontro su “Università. Una presenza che costruisce per tutti”, svoltosi sabato 23 agosto al Meeting di Rimini. Moderate da Alfredo Marra, docente di Diritto amministrativo all’Università di Milano Bicocca, la professoressa Beccalli e la presidente della CRUI (Conferenza dei Rettori delle Università Italiane) Giovanna Iannantuoni hanno risposto alle domande rivolte loro da un gruppo di giovani universitari provenienti da diversi Atenei. Numerosi gli spunti di riflessione emersi da un dibattito scaturito dalla consapevolezza delle molteplici criticità con cui il sistema universitario è chiamato a confrontarsi. Le modalità di insegnamento e condivisione del sapere, anzitutto. «Credo che sia giunto il momento di superare la distinzione tra didattica tradizionale e didattica innovativa, tra lezioni in presenza e lezioni online», ha affermato il Rettore Beccalli, aggiungendo che «una didattica a distanza ben progettata può essere un modo per “aprire l’università”. L'essenziale – ha ripetuto – è che l’università stessa non si trasformi in una fabbrica anonima di laureati, come accade quando l’educazione si piega alle logiche del profitto». Va inquadrata in questo contesto la proposta di un Patto educativo per le nuove tecnologie e l’Intelligenza Artificiale lanciato dalla professoressa Beccalli fin dal discorso inaugurale dell’anno accademico 2024-2025.
«Che siano statali o non statali, le università sono sempre no profit, l’obiettivo non è mai la massimizzazione del risultato economico», ha sostenuto la presidente Iannantuoni, che è voluta tornare sulle parole sul declino della UE pronunciate da Mario Draghi nell'evento inaugurale del Meeting: «Il futuro dell’Europa passa necessariamente dall’università – ha detto la professoressa Iannantuoni –. In nessun’altra istituzione coesistono in modo così strutturale e profondo l’attenzione al capitale umano e l’impegno per l’innovazione. Sono le fondamenta della convivenza democratica, senza le quali non si può fare fronte ai drammi della contemporaneità. Proprio come non si può immaginare l’Europa se si cancellano le università dalle mappe delle nostre città».
Non meno rilevante è la responsabilità sul versante della pace, a proposito del quale il Rettore dell’Università Cattolica ha richiamato il concetto di education power, dal quale discendono iniziative come il Piano Africa che vede attualmente impegnato l’Ateneo dei cattolici italiani e il nuovo centro di ricerca International Peace Science Center, che svolgerà appunto attività scientifiche su temi della pace, dei conflitti armati e delle relative ripercussioni su società e Stati. «Come ci insegna Papa Leone XIV, per fare la pace occorrono istituzioni di pace», ha ricordato la professoressa Beccalli.
Molto forte anche l’insistenza del Rettore della Cattolica sulla dimensione comunitaria dell’esperienza universitaria, con l’obiettivo di dare vita a un’autentica «comunità educante» nel rispetto e attraverso la rappresentanza di tutte le componenti coinvolte: studenti, docenti, personale tecnico-amministrativo. «Nel nostro Ateneo – ha osservato – una delle realtà più attive è il gruppo degli universitari di Comunione e Liberazione, una presenza storica che a mio avviso è tale perché trova ancora un solido punto di riferimento in don Giussani, laureato in Cattolica e poi per ben venticinque anni docente di Teologia. La sua figura non viene considerata un idolo da celebrare, bensì una fonte ispiratrice per l’azione quotidiana».
Da parte sua, la professoressa Iannantuoni suggerisce di ribaltare il punto di vista: «Come docente, mi domando spesso come mai le studentesse e gli studenti non partecipano di più, in maniera più convinta e magari anche un po’ più disordinata di quanto accade ultimamente – è la sua provocazione –. Se vuole mantenere e rafforzare il suo ruolo nella trasmissione del sapere, l’università ha bisogno di riscoprirsi appassionata e vivace».
Ma qual è, in definitiva, lo specifico di un’Università Cattolica? Richiamandosi ai lavori dell’assemblea generale della Federazione Internazionale delle Università Cattoliche (FIUC) tenutasi di recente in Messico, la professoressa Beccalli ha sottolineato che l’elemento centrale di questa identità consiste nel dare forma a un luogo in cui «la ricerca della verità sia in armonia con la certezza della fede», precisando subito dopo che «il nostro compito è quello di offrire metodi di comprensione della realtà, scevri da pregiudizi e costantemente sottoposti a verifica, in piena sintonia con il rigore del metodo scientifico», seconda quella logica di «cooperazione creativa» che permette di istituire un continuo confronto con istituzioni, associazioni, imprese, con le altre università cattoliche e con la Chiesa stessa. «La nostra è e vuole essere un’università per il mondo, nel mondo, a servizio della società civile», ha concluso il Rettore.