NEWS | Ateneo

Celebrato il Dies Academicus nel 40esimo anniversario della presenza a Cremona

20 marzo 2024

Celebrato il Dies Academicus nel 40esimo anniversario della presenza a Cremona

Condividi su:

Per «riscoprire il senso di una presenza», quella dell’Università Cattolica a Cremona, è essenziale andare alle radici del legame «con il territorio, con le sue esigenze, con gli attori che vi operano». Nel discorso per l’inaugurazione dell’anno accademico nel campus di Santa Monica, che segna l’avvio delle celebrazioni per il 40esimo anniversario della presenza dell’Ateneo nella città di Cremona, il Rettore Franco Anelli ricorda che «le legittime peculiarità delle diverse sedi» e «il costante impegno dell’Università Cattolica» di soddisfare «l’ambizione delle diverse realtà locali di divenire in senso proprio città universitarie» trovano nell’ambiente circostante un potente alleato. È il «modello glocal» tipicamente cremonese che «esiste e resiste», e che «è conosciuto in tutto il mondo e affonda le sue radici in una solida relazione tra il sistema delle imprese, le istituzioni e il territorio».

Per cogliere appieno l’importanza che le aziende «orgogliosamente insediate nelle comunità in cui sono sorte» ricoprono per «l’ecosistema culturale e sociale dei territori di riferimento», il Rettore Anelli sottolinea che «l’aver conservato, custodito il contatto con la comunità di origine si è rivelato un plus formidabile quando taluni vantaggi della globalizzazione sono risultati più effimeri di quelli che si pensava che fossero», perché «poter contare su un legame sul quale continuare a investire è garanzia di solidità e molto spesso di un’alta qualità del lavoro e dei prodotti». Parallelamente il «ruolo di leadership» che i leader aziendali svolgono sul territorio «è talvolta di supplenza rispetto alla carenza di figure-guida in ambito politico, sociale ed economico».

C’è però un terzo elemento, nelle parole del Rettore Anelli, che fotografa l’importanza delle aziende. È il «ruolo complementare» che esse offrono rispetto alle funzioni proprie degli enti pubblici, un «aspetto cruciale» nel futuro prossimo, quando le risorse pubbliche saranno sempre minori e la sostenibilità dell’attuale sistema sociale sarà più precaria. Il Rettore non si riferisce solamente al mondo del welfare in senso stretto, ma anche «a quelle iniziative che hanno ricadute su tutta la comunità locale», a dimostrazione di «un autentico attaccamento alla vita dei territori, capace di generare benessere non solo economico».

 

Lo stesso campus di Santa Monica ne è dimostrazione tangibile e manifesta. Per questo dopo la celebrazione eucaristica presieduta da Antonio Napolioni, Vescovo di Cremona, nel magnifico chiostro dell'ex monastero ristrutturato per iniziativa della Fondazione Giovanni Arvedi e Luciana Buschini è stata svelata la targa attraverso la quale l’Ateneo, con gratitudine, ringrazia la Fondazione, «generosa artefice del recupero di questo antico e maestoso monumento di Cremona e della nascita del Campus Universitario, luogo di trasmissione del sapere, ricerca scientifica e produzione di nuove conoscenze per lo sviluppo umano integrale delle giovani generazioni». «Grazie» ha aggiunto il Rettore. «È davvero un onore aver goduto del vostro sostegno e della vostra attenzione». «L’abbiamo fatto col cuore» ha detto il Cavalier Giovanni Arvedi. «Il futuro è qui. Non è nell'Intelligenza artificiale che, se è informata male, non scopre nulla. È qui, quindi facciamo sì che questi giovani possano trasformare l'energia in materia, e creino per la nostra comunità cose importanti. Non abbiate paura». 

Nel suo saluto, Gianluca Galimberti, Sindaco di Cremona, ha detto che «c’è sempre un dono all’inizio del sapere. Il dono del Cavalier Arvedi, ma anche il dono di chi lavora, studia e fa ricerca. La conoscenza fonda la città e il sapere fa, crea. Sono i pilastri della nostra comunità, di un luogo dell'innovazione che genera lavoro, dentro un territorio che ha bisogno di ricerca e innovazione continui. Cremona si assume questa responsabilità».

L’ancoraggio territoriale, il riconoscimento del ruolo di guida e la complementarità rispetto alle attività degli enti pubblici sono tre elementi che possono essere analizzati anche in relazione ai rapporti che queste aziende hanno con le università. «Noi, per la nostra storia e la nostra identità, vogliamo certamente continuare a coltivare il rapporto con il mondo produttivo, sociale ed economico che si sviluppa qui a Cremona» prosegue il Rettore Anelli. «Siamo fermamente convinti che il dialogo e il confronto con i diversi attori della società siano essenziali e arricchenti per l’Università». 

Il campus di Cremona colpisce anche per un elemento di «spiccata originalità», continua il Rettore, perché è nato incentrandosi su un progetto di formazione post lauream altamente specialistico, «assolutamente innovativo e di respiro internazionale», il nucleo di quella che sarebbe diventata l’Alta Scuola di Management ed Economia Agro-alimentare (Smea). Nella sua prolusione Lorenzo Morelli, Direttore del Dipartimento di Scienze e tecnologie alimentari per una filiera agroalimentare sostenibile (Distas), già Preside della Facoltà di Scienze Agrarie, alimentari e ambientali prende le mosse dalla nascita, nel 1998, del Centro Ricerche Biotecnologiche, illustrando «gli effetti benefici dei batteri nell’uomo» e spiegando come i probiotici siano «utili nella prevenzione delle infezioni, nella regolazione della motilità intestinale e nel supporto della barriera mucosa intestinale». Ancora una volta l’Università Cattolica, in questo caso il Crb, ha anticipato i tempi. «Nel suo primo anno di attività il 10% della ricerca mondiale è stato prodotto nel campus cremonese della Cattolica» afferma il Professor Morelli. «Con ben 7 articoli dei 72 pubblicati in tutto il mondo». 

Un articolo di

Francesco Berlucchi e Filippo Lezoli

Francesco Berlucchi e Filippo Lezoli

Condividi su:


Nella sua lectio, Ettore Bologna, Responsabile delle Attività mediche e socio-assistenziali della Fondazione Piera, Pietro e Giovanni Ferrero, ha ricordato la «collaborazione stretta e profonda» con l’Università Cattolica, che da quest’anno proporrà a Cremona anche il Master di secondo livello in “Innovation in Food Science and Technology - Michele Ferrero”. «La Fondazione Ferrero favorisce occasioni di scambio, fornisce strumenti di formazione, crea momenti condivisi tra le generazioni e propone un innovativo modello di active aging» racconta Bologna. «Intrecciando l’equilibrio biologico con quello intellettivo ed emotivo, la Fondazione mette a disposizione quotidiane attività creative, ricreative e solidali, cui si accompagna la disponibilità di servizi di assistenza sociale e sanitaria». 

Ponendo il focus sull’invecchiamento della popolazione, Bologna mette in evidenza che «nel 2030 si verificherà il sorpasso numerico dei bisnonni sui pronipoti». In questo contesto, «nel secolo degli anziani» l’Italia non è preparata, perché «l’obiettivo di invecchiare bene non può essere raggiunto soltanto con l’aiuto della medicina». L’attenzione è posta su aspetti non medici, come la povertà e la solitudine. «Quest’ultima è uno dei principali killer di chi è anziano» afferma Bologna, sottolineando che «alla fragilità della vecchiaia si risponde con manovre concrete, come i Fondi di solidarietà per anziani ricoverati in Rsa, la rete di volontariato, il supporto socio-sanitario ma anche le “giornate di sollievo” per i caregivers».

Nel corso dei suoi primi quarant’anni il campus di Cremona ha fatto «grandi passi in avanti», rivolgendo la sua attenzione alla dimensione locale, nazionale e internazionale: anche per l’oggetto degli studi e delle ricerche, come ha ben sottolineato il Rettore Anelli, «coloro che vi lavorano non hanno mai privilegiato uno solo dei tre livelli ed è stata proprio questa la chiave dei successi ottenuti fino ad oggi». E prosegue: «Ora si aprono nuovi scenari, per i mutamenti culturali, demografici, geopolitici e tecnologici. Ne deriva la necessità di agire tempestivamente, con lungimiranza e capacità di innovazione originale, per convertire quelle che spesso appaiono minacce – e certamente lo sono per chi pretenda di restare immobile, ancorato a vecchi schemi – in opportunità». In questo senso, «questa sede cremonese, oggi ancora quantitativamente piccola, ma dinamica e ricca di idee e slancio, ha davanti a sé sterminate possibilità, anche per la sicurezza di poter contare sulla costante convergenza di intenti con le istituzioni, le imprese, la comunità del territorio».
 

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti