Dal calcio al basket, dal campionato dominato dall’Inter di Simone Inzaghi all’NBA di LeBron James e Luka Doncic. Due mondi molto più distanti di quanto l’Oceano Atlantico faccia immaginare. Ruotando il mappamondo, appare addirittura banale la mancanza di proporzioni tra l’indebitamento lordo da 4,6 miliardi di euro dei club di Serie A e l'ecosistema dorato dell’NBA, che genera quasi 11 miliardi di dollari di entrate. Allora è meglio fermarlo, il mappamondo, e puntare il dito su un punto da cui partire. Al master Comunicare lo Sport hanno scelto di analizzare come cambia la comunicazione degli atleti tra il calcio italiano e il campionato di pallacanestro più importante del mondo. Un'idea che è diventata realtà grazie alla collaborazione con Cronache di Spogliatoio, la testata giornalistica nata su Instagram con l’obiettivo di sviluppare il modo di fare informazione sportiva sui social.
«Negli Stati Uniti sono bravissimi a vendere il prodotto» racconta Gigi Datome, ex giocatore di Detroit Pistons e Boston Celtics in NBA, ma anche di Fenerbahçe e Olimpia Milano, la società di cui oggi è ambassador. «Se sei un atleta, in America i giornalisti sono una parte del tuo mondo. Uno scompartimento dell’aereo privato è dedicato a loro, fanno parte della tua vita. In Italia, al contrario, prevale la volontà di controllare l'incontrollabile». La distanza, dunque, va ben oltre i confini geografici ed economici, è piuttosto «una questione culturale, storica, di mentalità» spiega Marco Parolo, ex centrocampista della Nazionale e di Parma e Lazio, opinionista e commentatore tecnico di DAZN.