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Con la guerra in aumento povertà e disuguaglianza

02 marzo 2022

Con la guerra in aumento povertà e disuguaglianza

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Con l’inizio della guerra assistiamo a forti minacce per l’economia del nostro Paese, che già prima dello scoppio del conflitto ha dovuto fronteggiare problemi che si sono esacerbati con la recessione causata dal COVID-19. La situazione è già fragile e le minacce in vista non fanno ben sperare.

Non ci si riferisce ‘solamente’ al gas naturale, il cui prezzo in Europa è salito del 30% immediatamente a seguito della guerra e che sembra destinato a mantenersi a livelli elevati finché la guerra e le tensioni geopolitiche non saranno alle spalle, ma un impatto importante lo si sta avendo anche sui prezzi del cibo. Infatti, l’Italia dall’Ucraina acquista un’importante quota di grano tenero (circa il 20% delle importazioni) fondamentale per garantire produzione di farine, pane, biscotti paste. Un possibile e probabile ammanco futuro farà quindi salire anche questi prezzi, aggravando irrimediabilmente il già deteriorato potere d’acquisto delle famiglie.

La guerra in Ucraina sta quindi producendo e produrrà effetti direttamente sul paniere di spesa delle famiglie italiane colpendo prodotti in proporzione più importanti per le famiglie con redditi più bassi (che rappresentano una quota relativamente più elevata della spesa mensile dei più poveri). Quindi questo prelude ulteriori minacce. In primis la povertà, già in crescita con la pandemia. Nel primo anno della pandemia i poveri assoluti in Italia sono aumentati di un milione passando da 4,6 milioni nel 2019 a oltre 5,6 nel 2020. Colpisce inoltre il fatto che, già negli anni precedenti al Covid-19, si era già ampliata la platea dei cosiddetti working poor, vale a dire degli individui e delle famiglie per cui il lavoro non basta per condurre una vita dignitosa. Le cose non vanno meglio in termini di disuguaglianza (sociale), e da lungo tempo. A fine 2020, il 20% più ricco degli italiani deteneva oltre 2/3 della ricchezza nazionale mentre il 60% più povero appena il 14,3%. Il top-10% (in termini patrimoniali) della popolazione italiana possedeva oltre 6 volte la ricchezza della metà più povera della popolazione. 

Il conflitto, che si somma agli effetti della pandemia, rischia quindi di produrre un ulteriore aggravamento delle condizioni di vita dei cittadini: un ridotto potere d’acquisto soprattutto per le famiglie più povere causato dai crescenti prezzi (inflazione), quindi un incremento della povertà e della forbice sociale, vale a dire della disuguaglianza. Questo avrà irrimediabilmente ripercussioni anche su un già debole mercato del lavoro, sicuramente mediante pressioni salariali da parte dei ceti più deboli della popolazione.

Un articolo di

Chiara Mussida

Chiara Mussida

Docente di Politica economica - Facoltà di Economia e Giurisprudenza, Università Cattolica

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