In cosa consiste, oggi, il ruolo dell’autore televisivo?
Come è cambiata la professione con il passaggio dall’analogico al digitale e con l’avvento delle Pay-TV e degli OTT? Ma soprattutto, come si sviluppa una buona idea e quali doti occorre allenare affinché il lavoro di scrittura per il piccolo schermo diventi una professione a tutti gli effetti?
A tutte queste domande ha risposto l’open lecture Scrivere per la Televisione. Il mestiere dell’autore nello scenario digitale – promossa dal Master Fare TV. Gestione, sviluppo, comunicazione, che quest’anno taglia con successo il traguardo della decima edizione, in collaborazione col Centro di Ricerca sulla Televisione e gli Audiovisivi (Ce.R.T.A).
Ci sono autori che si occupano della scrittura di programmi originali, altri che lavorano all’adattamento di format internazionali per il mercato Italia, c’è chi scrive copioni o chi non scrive per nulla, come chi opera nelle fasi casting e montaggio. Perché, come ha fatto subito notare Aldo Della Vecchia (giornalista in Mondadori, prima diventare autore di programmi come “Target”, “Verissimo” o “Cristina Parodi Live”) «la parte creativa non è più il 100% del lavoro come una volta, oggi i branding content obbligano a fare i conti fattori altrettanto importanti come la tecnica, i competitors, la burocrazie, gli aspetti legali».
Più che una risposta univoca, dunque, un racconto mosaiciforme reso possibile grazie al contributo di sei affermati autori televisivi che, ospiti del direttore del master e del Ce.R.T.A. Massimo Scaglioni, attraverso le proprie esperienze professionali hanno delineato uno scenario sfaccettato dei diversi ruoli e funzioni che la figura dell’autore TV è chiamato ad assolvere.
La prima grande distinzione da fare è tra autori scripted e unscripted. «I primi scrivono copioni, sceneggiature, format, domande di quiz con risposte multiple (un’attività di grande complessità). Gli altri assolvono ad una varietà di compiti altrettanto cruciali: dalla relazione con gli ospiti del programma ai casting (pensiamo ai reality, dove sbagliare significherebbe affondare il programma), attività di coaching ai conduttori, sino al montaggio, che spesso è una vera e propria riscrittura (programmi come "Master Chef" vengono scritti in fase di montaggio)». A parlare è Axel Fiacco, una carriera tra Mediaset e MTV, considerato il massimo autore italiano nel settore dei format giochi tv e docente in Cattolica.
Un esempio di come l’autore televisivo non sia sempre chiamato a scrivere nel senso letterale del termine, è l’attività di Elisa Dossena, laureata al Dams bresciano, in curriculum programmi come “C’è Posta per te”, “Uomini e donne” e oggi responsabile insieme a Barbara Rempi del copione della conduttrice Bianca Guaccero, nel daytime “Detto Fatto” in onda su Rai2.
«Dietro a "Detto Fatto" c’è un gran lavoro di scrittura, poiché sarebbe impossibile affrontare una diretta di 112 minuti senza un copione strutturato sulle caratteristiche della conduttrice e dei vari segmenti tematici affrontati dal programma (moda, cucina…). Tuttavia ho lavorato a programmi che non lo sono affatto, come “Temptation Island” dove i casting servono ad individuare personalità adatte allo sviluppo meccanismi del format. In questo caso il mio compito è stato seguire le dinamiche di una delle coppie concorrenti e tirare le fila in fase di montaggio, selezionando clip, musica e immagini per dare un taglio preciso alla storia».
Scrittura significa anche scaletta, ovvero l’ordine di ciò che avviene in puntata. Lo ha ricordato Barbara Rempi, autrice di programmai come “Uno contro cento”, “Affari tuoi” e “La prova del cuoco” per cui: «Serve strategia per strutturare la scaletta in modo che i momenti salienti del mio programma siano in grado di traghettare il pubblico sulla mia rete. Occorre monitorare la controprogrammazione delle reti competitor ed un’operazione difficile dopo l’avvento di servizi OTT come Netflix e Amazon Prime, privi di palinsesto e di canali con programmi con un orario d’inizio e di fine trasmissione» ha precisato Rempi.
Altra parola d’ordine del mestiere: mediazione. «Tra diversi interlocutori del programma, tra esigenze diverse, tra il conduttore che determina la temperatura e il clima dello show e gli ospiti di turno». Parola di Matteo B. Bianchi, autore radiofonico e televisivo specializzato in programmi con interviste agli ospiti (ha seguito la conduttrice Victoria Cabello in “Victor Victoria”, “Very Victoria” e “Quelli che il calcio”).
Quali dunque le caratteristiche richieste agli autori televisivi del domani?
Alcuni consigli giungono da Chicco Sfondrini, co-conduttore oltre che autore delle passate edizioni del programma “Amici” di Maria De Filippi e una carriera costellata da collaborazioni come quelle con Gerry Scotti (Il Quizzone), Federica Panicucci (Smile), Fabio Volo e Samantha De Grenet (Candid Camera Show), la coppia Bonolis e Laurenti e programmi come "Buona Domenica", "Ballando con le Stelle" e "Scherzi a parte".
«Serve una solida cultura - spiega Sfondrini, alumnus dell'Ateneo - poiché i migliori conduttori cercano chi ne sa più di loro, una certa dose di leadership per difendere un’idea quando è valida e umiltà quando le nostre idee sono secondarie rispetto a quelle di chi lavora al programma da tanti anni. In sede di presentazione della nostra idea: il senso dev’essere riassunto nella prima riga dello scritto. Meglio ancora? Arrivare con un file e mostrare ai dirigenti un’idea già sviluppata».