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Costruire e vivere la norma: vita monastica e dimensione normativa nel medioevo

14 dicembre 2024

Costruire e vivere la norma: vita monastica e dimensione normativa nel medioevo

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Nel latino medievale le espressioni vita regularis e vita religiosa designavano l’esistenza di chi aveva scelto la via del monastero o del convento. Essere monaco, eremita o frate mendicante comportava la scelta consapevole di modificare la propria quotidianità, di forgiarla all’insegna di una serie di norme che investivano non solo i compiti peculiari dei religiosi come la preghiera o in generale l’attività liturgica ma anche aspetti apparentemente meno importanti come l’alimentazione, il vestiario, l’alternanza tra la veglia e il sonno, fino a toccare la sfera dell’organizzazione gerarchica e delle relazioni sociali all’interno delle comunità e quella delle stesse comunità con il mondo esterno. Come nel gioco, così nella vita dei religiosi la Regola e il suo rispetto creavano una connivenza necessaria. Con il gioco e con i giochi la vita religiosa condivideva una normatività più densa e per ciò stesso differente rispetto a quella del quotidiano. Come per il giocatore seguire una regola significava farne la forma della sua azione, così per il monaco seguire una Regola [con la erre maiuscola] significava farne una forma di vita; non per il tempo di una partita a scacchi ma per la sua intera esistenza. Diventare benedettino o francescano comportava, infatti, prima di tutto la scelta di adattare lo scorrere delle proprie giornate a una Regola. Anche l’abito era come cucito addosso al religioso, per aiutarlo a interiorizzare le norme e per mostrare all’esterno la sua particolare condizione di cristiano che aveva scelto di vivere il Vangelo nella sua radicalità, ma che, insieme con il Vangelo e per dargli pieno compimento rispettava una Regola “approvata”, che lo inseriva in una tradizione tanto risalente quanto variegata di esperienze esistenziali tra loro a volte profondamente diverse. Così nella storia del Francescanesimo proprio il susseguirsi di interpretazioni della Regola ha determinato una forte differenziazione istituzionale. La forza creativa del carisma francescano si è, infatti, dispiegata nel corso dei secoli grazie alla capacità del testo normativo originario di dare forma istituzionale a sempre nuove energie e istanze religiose provenienti dall’interno dei conventi ma pure dalla società. Non per caso il vasto movimento dell’Osservanza tardomedievale richiamava fin dall’adozione di questo termine l’esigenza appunto di osservare la Regola. Sotto l’apparente ritorno a una presunta situazione di purezza originaria del carisma il dato normativo consentiva di celare trasformazioni a volte clamorose della struttura organizzativa e del modo stesso di essere francescani, ma sempre nella luce della stessa Regola. Tale pluralità di esiti pratici determinata da uno stesso testo normativo era del resto evidente già nel monachesimo fin dall’alto medioevo, ove la regola benedettina veniva declinata con modalità affatto differenti alla luce delle consuetudini locali che vigevano nelle singole comunità.

Studiare la vita regularis significa, allora, prima di tutto confrontarsi con le mille declinazioni che la dimensione normativa ha assunto nel corso dei secoli e sulle quali la storiografia internazionale ha continuato a lavorare lontano da ogni preoccupazione apologetica, ma con la consapevolezza che conventi, eremi e monasteri costituirono dei laboratori di esperienze istituzionali dei quali si sarebbe nutrito l’Occidente anche dopo il medioevo e fuori dai chiostri. L’osservazione delle forme della vita regolare e dei funzionamenti istituzionali in un’ottica comparativa fa della vita religiosa un oggetto storiografico di pieno diritto, poiché religiosi e religiose contribuirono alla costruzione della civiltà europea con meriti che travalicavano la dimensione spirituale e culturale. Da questi fondamenti si è originata una vasta tradizione di studi che ha visto come protagonista Gert Melville dell’Università di Dresda. Il 13 dicembre del 2001 in una Brescia coperta di neve fu fondato il Centro di Studio Italo-Tedesco di Storia comparata degli ordini religiosi “Secundum regulam vivere”.

A più di vent’anni di distanza l’antico sodalizio si trasforma e celebra a Milano un convegno su “Shaping and Living Norms in Medieval Monasticism”, che segna la nascita di un'associazione scientifica internazionale, i cui membri attuali provengono da vari Paesi europei, dal Giappone, dall'Australia, dal Sud e dal Nord America. La “Global Association for Historical Research of Monasticism” (GARMon) riunisce, infatti, storici di tutto il mondo che condividono l'interesse per la storia della vita religiosa nel periodo che va dalla tarda antichità alla prima età moderna. Si tratta quindi di un'unificazione globale che mira a superare la frammentazione delle nostre numerose tradizioni accademiche, rendendo più visibili sia le similitudini che le differenze tra le nostre numerose domande sulla storia del monachesimo. Per raggiungere i suoi obiettivi il GARMon organizza appunto convegni di ampio respiro tematico a intervalli regolari. Oltre a quello di Milano sono già programmati altri due appuntamenti alla Standford University in California nel 2025 e a Dresda nel 2026.

La scelta di tornare sulla dimensione normativa nella vita religiosa medievale in occasione del convegno milanese di questi giorni si giustifica alla luce del fatto che il gigantesco catalogo di regole, consuetudini e statuti che si trova nei ponderosi atti del convegno del 2003 ha messo in evidenza una serie di nodi tematici che esigono una trattazione sistematica in ottica comparativa e nel lungo periodo. Facciamo qualche esempio: qual era il rapporto tra la norma e i valori religiosi generali o con il diritto generale della Chiesa? Quali gli strumenti per garantire l’interiorizzazione delle norme da parte di monaci e monache? Le norme scaturivano dal carisma del religioso e in quale misura erano invece il frutto della rielaborazione da parte delle comunità? Come cambiò nel tempo la dimensione normativa all’interno del mondo dei religiosi e in qual misura tale evoluzione era debitrice o influenzava la normatività al di fuori di monasteri e conventi? Quali meccanismi presiedevano alla sedimentazione scritta delle norme per i religiosi?

La sfida del convegno milanese è stata quella di porre queste domande alle fonti storiche nella consapevolezza della imprescindibilità di questi fenomeni per la comprensione della storia generale dell’Occidente medievale.

Un articolo di

Nicolangelo D'Acunto

Nicolangelo D'Acunto

Direttore Dipartimento di Studi medioevali, umanistici e rinascimentali - Università Cattolica

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