Tra storia antica, presente e scenari futuribili la Settimana promossa dalla Facoltà di Scienze Matematiche, fisiche e naturali ha alternato temi come “Criptovalute e dintorni: decodificare la finanza con AI” (professor Alessandro Sbuelz) e “Segreti digitali: come l’informatica protegge le nostre vite” (Andrea Pozzi) a un affondo storico sulle radici della disciplina.
Una storia che parte dal cifrario di Cesare usato dallo stesso Caio Giulio Cesare per mantenere una corrispondenza segreta con le sue truppe, e dal metodo Atbash di cui si ha traccia nella Bibbia nel libro di Geremia, per giungere al cifrario di Vigenère che fu frutto del lavoro di una serie di studiosi come Blaise de Vigenère (1523–1596) Leon Battista Alberti (1404-1472), che ebbe l’idea di usare spostamenti diversi per ogni lettera del messaggio, ed il bresciano Giovan Battista Bellaso, nato nel 1505, autore di almeno tre trattati di crittografia.
Il successo dell’iniziativa, coronata dalla presenza di 800 studenti ai quali si è aggiunta la cittadinanza, è stato confermato dalla premiazione di tre studentesse iscritte al terzo anno del liceo musicale Gambara che hanno risolto l'enigma criptato lanciato sulla locandina dell’evento.
Greta Goglio, Alice Mottini e Batul Roaydi hanno compreso ciò che – raccontano i docenti di dipartimento - nemmeno Chat GPT e le intelligenze artificiali hanno risolto.
«Siamo arrivate alla soluzione "centauro" cercando di decifrare il messaggio in diversi modi, con le tecniche di crittografia basiche, il cifrario di Cesare, osservare le caratteristiche del testo, le colonne i numeri e quante volte si ripeteva ogni lettera. Leggendo i diversi seminari proposti durante la settimana della scienza, abbiamo notato che uno di essi riguardava la Macchina Enigma. Ipotizzando un collegamento con il messaggio abbiamo cercato le componenti e il modo in cui funziona, poi trovato la soluzione al post-it, ovvero il settaggio dei rotori».