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Dentro le Olimpiadi di Milano Cortina con Filippo Ambrosini e Rebecca Ghilardi

03 dicembre 2025

Dentro le Olimpiadi di Milano Cortina con Filippo Ambrosini e Rebecca Ghilardi

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Alle Olimpiadi di Milano Cortina potrebbero volteggiare sul ghiaccio per l’ultima volta. Quelle del Forum di Assago, il 15 e il 16 febbraio 2026, potrebbero essere le ultime gare per Filippo Ambrosini e Rebecca Ghilardi. Le cui carriere agonistiche si sarebbero interrotte una decina di anni fa, se non si fossero incontrati. Ma una sera di dicembre, esattamente dieci anni fa, cambiò la storia. E trasformò la loro carriera, portandoli a vivere il sogno olimpico, a Pechino, e a conquistare la medaglia d’argento agli Europei 2023 ad Espoo, in Finlandia, e quella di bronzo l’anno seguente agli Europei di Kaunas, in Lituania («forse il momento più bello della carriera, perché abbiamo performato con spensieratezza, eravamo nel flow», anticipa Ambrosini).

Filippo è di Asiago, classe 1993. Conobbe il pattinaggio artistico su ghiaccio a 8 anni. Ha pattinato con Alessandra Cernuschi, con la quale vinse la medaglia di bronzo ai campionati italiani. Poi lei prese strade diverse, lui provò a ripartire con diverse partner, ma non trovò l’intesa perfetta. «A dicembre 2015 andai a vedere i Campionati italiani junior a Torino» racconta Ambrosini. «L’allenatore mi disse di osservare bene chi potesse fare al caso mio, per me probabilmente sarebbe stata l’ultima chance. Scelsi Rebecca, e fu la stessa scelta - seppi più tardi - che fecero anche i miei allenatori». 

Rebecca, 26 anni, è di Pedrengo, alle porte di Bergamo. Quando le fu chiesto di pattinare con Filippo ne aveva 16, era pronta al suo debutto senior e non aveva mai gareggiato in coppia. Anzi, aveva una sola certezza. «Dicevo che non avrei mai pattinato in coppia» racconta Ghilardi, che solo pochi mesi dopo, con Ambrosini, vinse la medaglia di bronzo al Lombardia Trophy e, un mese più tardi, conquistò il bronzo alla Coppa internazionale di Nizza. Non c’erano più dubbi. «Sono dieci anni che ci teniamo mano per mano sul ghiaccio. Ognuno va all’Olimpiade per raccontare una storia. Noi speriamo di farlo con una medaglia, Milano Cortina è il nostro obiettivo finale». 

Un articolo di

Francesco Berlucchi

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Oggi sono all’Università Cattolica del Sacro Cuore, ospiti della nona edizione del master Comunicare lo sport, all’interno del modulo “Culture ed etica dello sport” tenuto da Paola Vago, per una lezione speciale con Matteo Artina, docente di Teoria e metodologia del movimento umano nel corso di laurea in Scienze motorie e dello sport e preparatore atletico, tra gli altri, di Sofia Goggia, nonché della Nazionale italiana di snowboard, e di Filippo e Rebecca. «Lo sport deve molto alle persone che lo sanno raccontare, e gli atleti hanno davvero bisogno di un racconto efficace» spiega Artina. «Filippo e Rebecca sono un esempio plastico di una coppia di atleti giunta a coronare il proprio percorso».

«Io devo preoccuparmi che i loro standard di condizione fisica minimo e massimo siano vicini. Il loro allenamento è fatto di molto lavoro tecnico, quello fisico dev’essere a supporto» prosegue Artina. «La ripetizione pedissequa per migliorare il gesto atletico non deve essere sporcata dalla stanchezza fisica. Per questo, il preparatore atletico deve concepire il lavoro con gli atleti contestualizzandolo nel loro programma tecnico. Questo richiede tanto dialogo, una lettura tattica della situazione. Gli atleti danno suggestioni, e la parte più bella della relazione con atleti di questo livello è che si deve sempre volare alto».

Ambrosini e Ghilardi fanno parte del Gruppo sportivo della Polizia Penitenziaria e pattinano in IceLab a Bergamo. «Il giuramento con il quale siamo entrati nelle Fiamme Azzurre, nel 2022, è stato uno dei ricordi più belli della mia carriera» spiega Filippo. «Ti senti valorizzato e riconosciuto per quello che hai fatto: una cosa sappiamo fare, sappiamo pattinare». A marzo, a Praga, ci saranno i Mondiali di pattinaggio artistico su ghiaccio. «Vediamo» dicono in coro i due atleti. «Se siamo contenti, ci piacerebbe chiudere a Milano, con l’Olimpiade».

Come biasimarli, partecipare ai Giochi Olimpici a casa propria è un sogno che nemmeno molti grandi dello sport sono riusciti a realizzare. «La scorsa Olimpiade, a Pechino, non l’abbiamo vissuta appieno a causa delle restrizioni dettate dalla pandemia» spiegano. «Guardo queste Olimpiadi con gli occhi di quando ero bambino, pattinavo nei corsi di avviamento e non staccavo lo sguardo dal televisore durante i Giochi Olimpici invernali di Torino 2006» aggiunge Filippo. «Vedevo Barbara Fusar Poli, Maurizio Margaglio, Carolina Kostner. Oggi ci dà tanto orgoglio essere tra gli atleti che rappresenteranno l’Italia. Non vediamo l’ora».

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