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Noemi Tali vince i Mondiali juniores di pattinaggio di figura, sognando Milano-Cortina 2026 (e Carolina Kostner)

17 marzo 2025

Noemi Tali vince i Mondiali juniores di pattinaggio di figura, sognando Milano-Cortina 2026 (e Carolina Kostner)

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Un paio di Stan Smith, i jeans strappati sul ginocchio sinistro, un maglione blu di lana e la giacca della Nazionale italiana, con il logo della Federazione italiana sport del ghiaccio e quelli degli sponsor. Noemi Tali fa tesoro di ogni ora che ha a disposizione, di ogni minuto, e prima di andare ad allenarsi si presenta così all’appuntamento nei chiostri di Bramante dell’Università Cattolica, dove frequenta il Corso tardo pomeridiano serale in Economia e gestione aziendale della Facoltà di Economia. In coppia con lo statunitense Noah Lafornara, ha appena conquistato la medaglia d’oro nel pattinaggio di figura sul ghiaccio agli ISU World Junior Figure Skating Championships, i Mondiali juniores che si sono disputati a Debrecen, in Ungheria. E ha fatto la storia, la studentessa-atleta della Cattolica nel programma Dual Career, perché mai, prima d’ora, l’Italia aveva vinto un titolo mondiale juniores in questa specialità. 

«Mentre cantavo l’inno italiano, mi è tornato in mente quando sono salita per la prima volta sul gradino più alto di un podio» racconta Noemi. «Avevo una dozzina di anni, gareggiavo nel campionato Basic Novice e cantavo a squarcia gola l’Inno di Mameli. In quel momento ho pensato: “È questo ciò che voglio fare nella mia vita”. In Ungheria è successa la stessa cosa, sono attimi che mi rimarranno nel cuore, più della gara». Ecco, la gara: partiamo da qui. «Nel pattinaggio ci sono due programmi» prosegue la pattinatrice, che compirà 20 anni tra pochi giorni. «Dopo il primo, eravamo in vantaggio di cinque punti, abbastanza per intraprendere il secondo round con maggiore serenità. Abbiamo dato tutto il nostro meglio, pattinando puliti, senza errori. Alla fine, è scattato spontaneamente un grande sorriso. Sapevamo che avevamo fatto tutto ciò che potevamo. E quando ci siamo ritrovati sul kiss and cry, la zona dove ci si siede per aspettare il punteggio, mano nella mano, mi sono sentita leggera, liberata da ogni peso. Ripagata per tutti quei momenti passati in palestra, per tutti i pianti, gli sforzi con i coreografi e quelli con gli allenatori, a rivedere ogni singolo movimento».

Il percorso di Noemi è un’elegante acrobazia tra il pattinaggio e lo studio, sul ghiaccio insidioso della doppia carriera. Quella Dual Career che inizia ben prima dell’università, tra i banchi della scuola dell’obbligo. «Ho iniziato a sei anni, facevo sia balletto classico sia pattinaggio su ghiaccio» prosegue la campionessa del mondo juniores. «A nove anni ho capito che preferivo stare sul ghiaccio, lì percepivo una magia. Mi sentivo una principessa, portata in giro per la pista dal suo principe. Per otto anni ho pattinato con lo stesso partner (Stefano Frasca, ndr) poi, dopo aver partecipato ai Mondiali juniores 2023, ci siamo separati e ho iniziato a pattinare con Noah. La nostra intesa è stata sempre crescente, sia dal punto di vista sportivo sia personale. Con lui ho raggiunto risultati che mai avrei pensato di ottenere. Ci stiamo facendo conoscere nel mondo del pattinaggio, e spero di rendere orgogliosi le nostre famiglie e i nostri coach di quello che siamo e di ciò che possiamo fare».

 

Metà dell’anno lo passano in Italia, quando la maggior parte delle gare sono in Europa. Si allenano al Forum di Assago, con la società bergamasca IceLab. In primavera e in estate si spostano in Connecticut, a 14 ore e mezza di volo da Milano. «Il nostro team è composto da due squadre, in parte in Italia e in parte in America» racconta Noemi. «Siamo un grande team, entrambe le coppie di allenatori ci aiutano moltissimo, dandoci diversi spunti su quello che possiamo e dobbiamo fare: creare nuove figure, nuovi lift, far collimare i nostri movimenti. Io e Noah venivamo da due mondi diversi: io dalla grande scuola italiana del pattinaggio, lui da quella americana. Abbiamo dovuto far convergere i nostri stili, ma adattarci l’uno all’altra è stato molto più facile di quello che pensavo. E questa è stata la nostra fortuna, perché nel pattinaggio avere diverse prospettive è ottimale per la crescita di ognuno». 

Inutile chiederle a chi si ispira, la risposta è quasi scontata. «La grazia e bellezza sul ghiaccio di Carolina Kostner ti rimangono nella testa», risponde. Il percorso è ancora lungo, e la buona notizia è che «la cosa che mi piace di più è la grande potenzialità che ho di migliorare ancora». In quali aspetti, tecnici o mentali? Presto detto: «Alla fine della stagione ho riguardato i video di inizio anno, e ho visto quanto è cambiato il livello del nostro pattinaggio, l’espressività, la capacità di coinvolgere il pubblico e il modo in cui siamo in sintonia sul ghiaccio. Pattinare è la cosa che so fare meglio nella vita. Anche se spesso i movimenti sono ripetuti quasi all’infinito, solamente quella sensazione che vivo quando scivolo muovendo il corpo con la musica è pura libertà».

Ora è tempo di volare in Connecticut, dove si allenerà fino a settembre. Tornerà in Italia a giugno, per dare qualche esame. «Ho scelto l’Università Cattolica perché questo corso di laurea triennale è perfetto per me» spiega Noemi. «Le lezioni registrate, che rimangono a nostra disposizione per qualche giorno, sono fondamentali per permettermi di studiare. Anche con il fuso orario americano e gli orari degli allenamenti. La classe è più piccola, c’è più connessione con i professori. E io, quando posso, vengo a lezione perché sento il bisogno del confronto anche con i miei compagni, che non troverei in una università telematica». 

Intanto, però, le priorità sono ben chiare. Il sogno autentico si chiama Milano-Cortina 2026. «Una possibilità c’è» racconta Noemi. «È troppo presto per dirlo, ma noi sogniamo di esserci. Nessun atleta, del resto, farebbe diversamente, avendo le prossime Olimpiadi inverali in casa. Quello che possiamo fare, in questi mesi di preparazione per la prossima stagione, è mettercela tutta per far capire a tutti quanto siamo determinati, nonostante siamo molto giovani e il 2025/2026 sia la nostra prima stagione da senior».

Concretamente, però, cosa deve accadere per viverlo davvero, questo sogno? «Dipenderà dalle gare di qualificazione alle Olimpiadi» risponde. «Se l’Italia riuscirà a qualificarsi per avere un secondo posto in gara, oltre a quello che quasi sicuramente sarà di Charlene Guignard e Marco Fabbri (due medaglie ai Campionati del mondo, quattro ai Campionati europei e più di dieci ai Grand Prix, ndr), noi vogliamo giocarci tutte le nostre carte». Per non smettere di sognare. Come su quel podio, da bambina, con una medaglia al collo e l'Inno di Mameli da cantare a squarcia gola.

Un articolo di

Francesco Berlucchi

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