Assisi ha un ruolo centrale nell’opera e nella vita di Elio Ciol. È qui che conosce sua moglie nel 1963, è questo il luogo dove per eccellenza natura, architettura, arte assumono la sacralità generata dalla predilezione di Dio per un figlio di questa terra. Infatti, ad Assisi il crocefisso ha parlato a Francesco e lui ha risposto fino a diventare l’alter Christus. E le immagini di Assisi realizzate da Elio Ciol custodiscono l’aura di colui che offrendo sé stesso ha cambiato la sua vita, ha rinnovato la Chiesa, ha ispirato la svolta nelle arti. Il ciclo di Assisi comincia nel 1957, quando la Basilica appare al giovane fotografo al di sopra delle nebbie, unica presenza laddove tutto sembrava smaterializzarsi.
«Assisi per Ciol è l’epicentro del suo essere fotografo – ha aggiunto la professoressa Cecilia De Carli, già docente di Storia dell'arte contemporanea dell’Università Cattolica – ed è per lui luogo di incontro dove matura esperienze e incontri fondamentali».
«Le sue immagini – dice Giovanni Gazzaneo – ci offrono la realtà filtrata dallo sguardo interiore: è la luce del vero, che gli permette di andare oltre la superficie, e di cogliere quell’armonia che tutto anima e tutto sostiene. Una luce che proviene direttamente dalle persone e dalle cose, dal loro essere musica, poesia, silenzio. La sua vita è stata una continua ricerca della luce nella sua purezza, luce a volte assoluta, a volte soffusa».
L’artista offre una duplice visione del ciclo dei paesaggi. Da un lato “l’orizzonte essenziale”, immagini senza tempo in cui la natura è colta come puro segno, e dove unica protagonista è la luce. Dall’altro “l’orizzonte disegnato”, in cui la ricchezza di particolari offre la creazione nel suo continuo generarsi, dalle pianure alle cime delle Alpi, dove terra e cielo diventano un tutt’uno.
Biografia
Elio Ciol nasce nel 1929 a Casarsa della Delizia (Pordenone) dove tuttora vive.
A partire dagli anni Cinquanta sviluppa un suo originale linguaggio nel settore della fotografia di paesaggio, con una costante evoluzione fino ai tempi più recenti. Dalla campagna friulana a quella umbra, dai canyon americani alla Libia, dall’Armenia alla Terra Santa, il bianco e nero di Ciol sa cogliere di ogni luogo la vita silenziosa e il mistero.
Nel 1955 per tre anni di seguito viene premiato al concorso “Popular Photography” a New York. Nel 1958 Bambina di campagna viene pubblicata da “Photo Maxima”. È l’inizio di una affermazione a livello internazionale che lo porterà a essere presente nelle collezioni di alcuni dei più importanti musei americani, francesi, inglesi, russi.
Nel 1962 realizza le foto di scena del film Gli Ultimi di Vito Pandolfi e padre David Maria Turoldo. Nel 1963, a Milano, collabora con Luigi Crocenzi alla costituzione della “Fondazione Arnaldo e Fernando Altimani per lo studio e la sperimentazione sul linguaggio per immagini”.
Nella sua attività professionale è stata particolarmente significativa la produzione di campagne di documentazione di opere d’arte in Italia e in Europa, che lo hanno portato a collaborare a un imponente numero di pubblicazioni nel settore della storia dell’arte. Grande sperimentatore, ha percorso l’evoluzione della fotografia, dalle lastre fotosensibili al digitale.
Sono oltre centottanta le mostre personali realizzate da Elio Ciol, e centoventinove quelle collettive.