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Elio Ciol, Assisi tra Cieli e terra
Inaugurata nella Cappella San Francesco dell’Università Cattolica con una sezione dedicata alla città umbra la mostra dell’artista friulano curata da Giovanni e Paolo Gazzaneo
| Redazione
04 ottobre 2024
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«Il vero ha un fascino estremo e la fotografia è un modo più profondo di vedere la realtà. Per questo fin dagli inizi del mio percorso ho scelto di fotografare cose semplicissime. In natura e in arte c’è un solo imperativo categorico: l’armonia». Con queste parole Elio Ciol definisce il significato più profondo del suo lavoro di fotografo: un lungo percorso oggi in parte rappresentato dalle centotrenta immagini in bianco e nero che si possono ammirare nel campus milanese dell’Università Cattolica del Sacro Cuore.
La mostra “Elio Ciol. Orizzonti di luce” è stata ideata e realizzata per l’Università Cattolica da Fondazione Crocevia, che ha inoltre curato la pubblicazione della grande monografia “Elio Ciol”. Visitabile con ingresso gratuito fino a dicembre da martedì a venerdì (ore 10-14) e al sabato (ore 10-13.30), l’esposizione si snoda tra gli ambulacri di largo Gemelli, lo Scalone d’Onore, la Cappella San Francesco e la sala di lettura della Biblioteca centrale. Dalle memorie della civiltà contadina alle città, dai luoghi del lavoro e dell’arte ai ritratti corali, in particolare dei bambini, ai paesaggi colti nella semplicità della vita quotidiana, le immagini offrono un’ampia prospettiva sul lungo percorso creativo del fotografo friulano nato a Casarsa della Delizia nel 1929.
E proprio qui tutto è cominciato, nel piccolo centro dove Ciol è cresciuto e continua a lavorare. Qui fin da bambino aiutava il padre, fotografo del paese, nella camera oscura, la sua «stanza segreta» e il suo «tesoro». Nel 1943 durante l’occupazione tedesca di Casarsa, Ciol ha cominciato a fotografare i suoi primi soggetti, gli ufficiali della Wehrmacht che andavano a farsi ritrarre in studio. Un anno dopo ha incontrato il suo “maestro dello sguardo”, un ufficiale medico tedesco che fotografava con una Leica. Sviluppando e stampando quelle fotografie ha compreso la centralità dello sguardo rispetto al soggetto. Così, dice lo stesso Ciol, «ho imparato a vedere. Conoscevo luoghi e persone fotografati dall’ufficiale tedesco, eppure tutto mi sembrava nuovo, come se attraverso quelle immagini vedessi per la prima volta tutto quello che mi stava intorno e la gente che incontravo. Con quella luce, con quel taglio, tutto acquistava una dignità fino ad allora ignorata. E così vidi incantato il mio paese, la mia gente, le rughe nei volti degli anziani, il sorriso dei bambini».
Un tratto distintivo della sua fotografia emerge nei paesaggi di cui fotografa le linee essenziali ritraendo la geometria della natura. «In tanti mi chiedono del mio fotografare le linee essenziali del paesaggio. Anche questa caratteristica del mio lavoro nasce nella mia infanzia. Da ragazzo uscivo di corsa dalla camera oscura, dove avevo passato ore, per buttarmi nel sole del cortile, e non avevo altra difesa che socchiudere gli occhi. Ho scoperto così la geometria della natura. La luce era forte e dovevo tenere le palpebre serrate: si mostravano allora solo le linee essenziali, come delle mappe di chiaroscuro, l’ossatura interiore delle creature e del Creato».
Un articolo di
Il lavoro di ricerca di una vita intera ha portato Ciol a scandagliare il vero perché la fotografia è un modo più profondo di vedere la realtà. Il senso dell’ordine, della disposizione delle cose per me è un riflesso del Dio creatore. E il senso di profonda armonia lo trovo in me e nel mondo che si apre al mio sguardo. Per me c’è un legame profondo tra senso religioso e contemplazione: solo così posso sentire, vedere, vivere il mondo nella sua realtà».
Ampio spazio è dedicato al ciclo dei paesaggi, nella duplice visione che Ciol ci offre: da un lato “l’orizzonte essenziale”, immagini senza tempo in cui la natura è colta come puro segno, e dove unica protagonista è la luce; dall’altro “l’orizzonte disegnato”, in cui la ricchezza di particolari ci mostra la creazione nel suo continuo generarsi, dalle pianure alle cime delle Alpi, dai campi coltivali alla trasparenza delle nuvole, dove terra e cielo diventano un tutt’uno.
Giovanni Gazzaneo, curatore della mostra insieme con il figlio Paolo Gazzaneo, architetto, scrive: «Elio Ciol scrive con la luce come pochi sanno fare. Va in profondità, coglie l’essenziale, il cuore palpitante dell’essere e ce lo offre. Terra, cielo, acqua, e poi l’uomo, il lavoro, l’arte. Il soggetto è importante, ma molto più lo sguardo. E lo sguardo di Ciol è attento, pronto ad abbracciare l’insieme e il particolare, l’ombra e la luce. È uno sguardo lungo e profondo, gravido d’attesa. Sgorga dal suo cuore innamorato della realtà che gli si offre nel volto del Creato, nella gente che incontra. È uno sguardo senza tempo, come senza tempo è la contemplazione». E ancora: «I bianchi e neri di Ciol si declinano secondo due modalità: l’opposizione netta dei due colori, con il bianco che abbaglia e il nero profondo come un abisso; la trama continua, dove le gradazioni dei grigi disegnano un’armonia dalle infinite sfumature […] Le sue immagini ci offrono la realtà filtrata dallo sguardo interiore: è la luce del vero, che gli permette di andare oltre la superficie, e di cogliere quell’armonia che tutto anima e tutto sostiene. Una luce che proviene direttamente dalle persone e dalle cose, dal loro essere musica, poesia, silenzio».
La cappella San Francesco dell’Ateneo ospita “Assisi tra Cieli e terra”, la prima sezione della mostra, inaugurata lo scorso 14 marzo con gli interventi di Aldo Grasso, Antonella Sciarrone Alibrandi, Cecilia De Carli. Si tratta di dodici opere realizzate tra il 1957 e il 2009. Il ciclo di Assisi comincia quando la Basilica appare al giovane fotografo al di sopra delle nebbie, unica presenza laddove tutto sembrava smaterializzarsi. Ciol ha saputo cogliere la bellezza del paesaggio, del contesto urbano, dei luoghi sacri, il tutto nel segno dell’essenza mistica della città di san Francesco. Assisi ha un ruolo centrale nell’opera e nella vita di Elio Ciol. È qui che conosce sua moglie nel 1963, è questo il luogo dove per eccellenza natura, architettura, arte assumono la sacralità generata dalla predilezione di Dio per un figlio di questa terra. Infatti, ad Assisi il crocefisso ha parlato a Francesco e lui ha risposto fino a diventare l’alter Christus.
Le opere di Ciol, tra i grandi maestri della fotografia contemporanea, sono presenti nelle collezioni dei più importanti musei internazionali: dal Metropolitan Museum di New York al Victoria and Albert Museum di Londra, dal Museo Pushkin di Mosca al Musée de la Photographie di Charleroi.