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Francesco, il vero politico dell’umanità

15 ottobre 2025

Francesco, il vero politico dell’umanità

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La fragilità dell’essere umano e la sua sofferenza sono il vero cuore del Cantico delle creature di san Francesco. La fama di questo testo da sempre si deve alla lode al creato, al sole, alla luna e alle stelle, ma una nuova interpretazione, una sorta di “canone inverso”, analizza gli ultimi versi del Cantico e rovescia la prospettiva mettendo al centro il perdono e la morte. A proporre questa visione è il libro Il cuore nascosto del Cantico. Da sora Morte a frate Sole (Mondadori, 2025), dell’arcivescovo di Assisi-Nocera Umbra-Gualdo Tadino Domenico Sorrentino che martedì 14 ottobre l’ha presentato nel campus milanese dell’Università Cattolica alla presenza del giornalista e scrittore Paolo Brosio e del docente di Teologia dell’Ateneo padre Gianluca Zuccaro.

«Le ultime due strofe, per quanto siano state composte dopo le prime e in un ambiente diverso, sono autobiografiche e raccontano un Francesco molto sofferente che arriva a dubitare della sua salvezza eterna. Una vera prova interiore» – ha detto l’arcivescovo. Dopo aver composto la lode al creato nella chiesa di San Damiano ad Assisi, il Santo vive tra le mura del vescovado un dolore fisico e spirituale non solo a causa della sua quasi cecità ma anche delle richieste provenienti dalla moltitudine di discepoli che lo seguono e chiedono di ridurre la radicalità della povertà. «Francesco è “estremo”, si è spogliato totalmente per essere come Dio e vive la battaglia interiore del crocifisso» – ha continuato Sorrentino. 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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«Il sipario che si alza sul creato rimanda a qualcosa di più dell’intuizione ecologica». Nelle ultime due strofe, infatti, Francesco parla in modo autobiografico di perdono e di “sora nostra Morte corporale”, due concetti di straordinaria attualità, come ha sottolineato padre Zuccaro: «La lode al creato invita a una spiritualità della solidarietà globale e a una conversione ecologica che, partendo dal riconoscimento della dignità dell’essere umano e del suo ruolo di custode della creazione, promuove un’azione di cura generosa per la nostra casa comune».

Così, tra le righe si può leggere nel Cantico, scritto in volgare italiano tra la fine del 1224 e l’inizio del 1225, un appello “politico”. La carità di Francesco, infatti, non è quella dell’elemosina. La spogliazione di Francesco «a prima vista parrebbe una scelta antieconomica e antipolitica, invece è un atto rifondativo dell’economia e della politica perchè, spogliandosi, Francesco dice all’umanità in che direzione si deve muovere, verso la fraternità vera» – ha detto l’arcivescovo. 
Il dibattito ha portato l‘attenzione ai conflitti internazionali in corso, andando contro la prima pagina della Scrittura quando il Signore consegna il cosmo e la fraternità nelle mani dei progenitori. «La povertà di Francesco è una cifra politica – ha concluso Sorrentino –. Solo chi ha un’umanità debole e vulnerabile, infatti, può disinnescare la bomba atomica». 

Come ha chiosato Paolo Brosio «non è un caso che l’anniversario del Cantico arrivi proprio in questo momento storico a cavallo tra due guerre che fanno tremare il mondo. Possiamo vederlo come un faro verso cui indirizzare la nostra vita. Il messaggio da custodire è l’importanza di imitare i passi di Francesco nella consapevolezza che la pace nasce dal cuore».


La ricchezza del Cantico che scopre la fragilità della condizione umana e invita a guardare nel più profondo di noi stessi, è stata espressa nella mostra “Con gli occhi di Francesco. L’interpretazione del Cantico delle creature nei dipinti di Francesco Toniutti”, inaugurata nella stessa giornata del 14 ottobre. Le otto opere realizzate dall'artista, esposte sullo Scalone d’onore del campus milanese dell’Ateneo fino ai primi di novembre, rappresentano il Sole, la Luna e le Stelle, il Fuoco, l’Acqua, la Terra, il Vento, il Perdono e la Morte secunda. Lo stesso Toniutti ha ricordato che «Francesco ha composto il Cantico delle creature in una condizione di cecità quasi totale. Il suo rendimento di grazie a Dio è espresso con semplicità e forza. Ho immaginato, quindi, che egli abbia potuto attingere alla memoria, nel ricordare certe situazioni e momenti in cui gli elementi naturali gli si sono presentati e li abbia trasfigurati, andando come all’origine della creazione guardando la natura primordiale, semplice materia plasmata dal Creatore». 

E ancora «il gesto pittorico, il colore vivo e la materia, diventano così, in queste tele di grandi dimensioni, espressione metaforica della forza della natura creata. Questo tornare all’origine è rappresentato dal tentativo dell’arte, in cui la pittura diventa eco della creazione (o nuova creazione, come diceva Romano Guardini). La sproporzione tra il Dio Altissimo e la creatura si fa domanda di senso nell’opera d’arte: come avviene nella lode di Francesco, partendo dal mondo naturale, le opere sul perdono e sulla morte secunda suggeriscono la necessità di una ricostruzione dell’umano».  

 

Nell’inaugurare l’esposizione l’assistente ecclesiastico generale monsignor Claudio Giuliodori ha ricordato il legame dell’Università Cattolica con il francescanesimo, a partire dal fondatore Padre Agostino Gemelli ad Armida Barelli, Ludovico Necchi, Francesco Olgiati, fino alla comunità francescana attiva oggi nel campus di Milano dell’Ateneo.

La professoressa Cecilia De Carli, storica dell’arte che da sempre cura anche in collaborazione con il Centro pastorale, iniziative di arte e spiritualità che coinvolgono anche gli studenti ha messo in luce la sfida di Toniutti nel dipingere il Cantico, un’opera con cui ha avuto inizio la lingua italiana e che racconta l'origine di tutta la creazione. «L’autore qui entra nell’opera, lui e l’opera sono una cosa sola». Un tentativo riuscito a Toniutti che ha voluto illustrare l’itinerario di Francesco nel Cantico a partire dalle creature di Dio, le sole che possano cantarne la lode, fino a recuperare l’umano parlando del perdono di cui solo l’uomo è capace e della morte come possibilità di salvezza.

L’ultimo evento della giornata è stato il concerto “Laudato sii, mio Signore. Concerto per gli ottocento anni del Cantico delle creature di San Francesco di Assisi”. La performance con tre protagonisti, la soprano Luisa Bertoli, il baritono Francesco Bossi e il pianista Martino Tosi è stata preceduta da una meditazione a cura di frate Carmine Ferrara e dall’introduzione cultural-musicologica del direttore dello Studium musicale di Ateneo Enrico Reggiani.

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