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GeoNight, dalla Via Appia all'Europa: il grande legame tra cinema e geografia

12 aprile 2021

GeoNight, dalla Via Appia all'Europa: il grande legame tra cinema e geografia

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I film devono essere finestre sul mondo e nascere dalla vita, se parlassero solo di cinema, non servirebbero a nulla. Lo ricordava il celebre regista francese François Truffaut. Raffigurare il mondo, registrarlo e conservarlo attraverso le immagini è forse una delle imprese più affascinanti del cinema, soprattutto di quello documentario.

Del binomio tra la settima arte e la scienza che ha per oggetto lo studio, la descrizione e la rappresentazione della Terra, si è parlato venerdì 9 aprile nel webinar dal titolo Cinema e geografia. Dalla Via Appia all'Europa, che ha visto come protagonista il regista e autore Alessandro Scillitani, nelle sue opere da sempre alla ricerca di luoghi, personaggi, storie e valori da raccontare e salvaguardare. Dal 2011 ha realizzato numerosi film anche in collaborazione con lo scrittore e giornalista Paolo Rumiz.

L’incontro, promosso dalla Facoltà di Scienze della formazione - Dipartimento di Storia moderna e contemporanea dell’Università Cattolica, diretto dal professor Pietro Cafaro, con l’Associazione Italiana Insegnanti di Geografia è stato organizzato nell’ambito della Notte europea della geografia 2021 che quest’anno si è svolta a distanza con la possibilità di seguire eventi da tutto il mondo.

«Una giornata internazionale, nata per diffondere i concetti, le idee, le riflessioni e i percorsi di ricerca che la geografia propone in varie forme», ha ricordato nell’introduzione al webinar Paolo Molinari, docente di Geografia in Università Cattolica.

All’incontro, moderato da Valerio Raffaele (Vicepresidente AIIG-Lombardia), oltre a Scillitani sono intervenuti Davide Papotti, docente di Geografia all’Università degli Studi di Parma e Giulio Rossini, fondatore di Filmstudio 90 e promotore di rassegne dedicate a cinema, ambiente, natura ed esplorazione.

«Il cinema è indubbiamente un documento storico – ha sottolineato Davide Papotti - perché aiuta a ricostruire i paesaggi di una volta e a capire il ‘genius loci’ di un luogo, fornendo inoltre testimonianze di ‘geografia della percezione’, ovvero del modo in cui le persone percepiscono, con tutti i sensi, l’ambiente».

Del ruolo dei paesaggi che scorrono sullo schermo ha parlato anche Valerio Raffaele: «Il cinema è quell’elemento in grado di mostrare come la geografia sia una scienza dinamica e in continua evoluzione».

Con la testimonianza di Alessandro Scillitani si è entrati nel vivo del dibattito sull’importanza del cinema di geografia. I primi lavori del regista attingono dal territorio intorno a Reggio Emilia, da sempre attratto da luoghi lontani dai riflettori, periferici, privi della presenza umana ma in grado di evocarne il passaggio come nei suoi docufilm 'Le dimore del vento' e 'Case abbandonate'. «Ho cominciato a fare documentari di viaggio senza accorgermene – racconta - l’ho capito solo dopo che ogni film è di per sé un viaggio anche quando si rimane dietro casa». Al pubblico ha parlato di alcuni suoi progetti in collaborazione con il giornalista Paolo Rumiz come Il 'Risveglio del fiume segreto', 'Il cammino dell’Appia Antica' - la prima via d’Europa da Roma a Brindisi, rotta per l’Oriente - e 'Alla Ricerca di Europa', un viaggio su una barca inglese nel Mediterraneo, tra la Turchia e la Grecia, per mostrare che cosa significa essere europei, che cos’è Europa e scoprire dove nasce. «Prima di lavorare con Rumiz non avevo capito che il viaggio fa parte del racconto – dice - tutto ciò che vivi entra nel film. Quando si va a piedi, come nel caso dell’Appia antica, ci si prende il tempo di osservare il mondo circostante e di lasciarsi stupire da ciò che si incontra e si attraversa anche se contraddice l’idea iniziale di racconto prefissata».

«Abbiamo un gran bisogno di vedere luoghi nuovi, persone e facce nuove – ha detto Giulio Rossini promotore, tra le altre, della rassegna Di Terra e di Cielo - il cinema deve servire per fare nuove conoscenze, uscire dai percorsi già battuti».  

«Servono mente aperta e tanto coraggio – ha concluso Scillitani – paradossalmente il luogo che meno pensiamo possa raccontarci storie, può rivelarsi ricco di scoperte».

Un articolo di

Valentina Stefani

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