Si può parlare di media all’interno di un festival dedicato alla spiritualità? Naturalmente sì, se il festival in questione ha per titolo la “Meraviglia vigilia di ogni cosa”, come è stato per la prima edizione di Soul, la manifestazione culturale promossa dall'Università Cattolica del Sacro Cuore e dalla Diocesi di Milano. Non c’è dubbio, infatti, che tutti gli strumenti che nel corso delle epoche storiche l’umanità ha inventato per comunicare e trasmettere il pensiero sono dispostivi e a volte vere e proprie “macchine della meraviglia”, capaci di produrre stupore e incanto. A cominciare dalla scrittura fino ad arrivare all’intelligenza artificiale, passando per fotografia, cinema, televisione e social, i media ne hanno dato innumerevoli prove lungo la loro storia. E moltissimi sono stati gli esempi che hanno fatto, dialogando tra loro nel corso dell’incontro alla Fondazione Feltrinelli, venerdì 15 marzo, il sociologo Fausto Colombo, prorettore dell’Università Cattolica e direttore del Dipartimento di Scienze della Comunicazione e dello Spettacolo, Massimo Scaglioni, che in largo Gemelli insegna storia dei media, la giornalista e saggista Cristina Battocletti e Lodo Guenzi, musicista, attore di teatro e cinema, nonché frontman del gruppo Lo Stato Sociale.
Partendo dalla letteratura, come ha ricordato Cristina Battocletti, perfette “macchine della meraviglia” sono stati i romanzi di Salgari, capaci di evocare mondi esotici, benché il loro autore non si fosse mai mosso da casa. Per non parlare, naturalmente, della Commedia di Dante, che definì una volta per tutte il mondo ultraterreno. Naturalmente con la meraviglia hanno flirtato anche tutti i grandi maestri di stile, inventori di lingue originali e stupefacenti: Gesualdo Bufalino con la sua prosa barocca, gli scrittori in Francia del gruppo OuLiPo fondato da Raymond Queneau con la loro scrittura potenziale, Italo Calvino, con le sue città invisibili. I loro espedienti, le loro tecniche, gli universi che crearono con la scrittura, continuano a destare meraviglia. E lo stesso hanno fatto le prime vere e proprie macchine costruite per comunicare: prima la fotografia e poi il cinema. Una ricerca che ha indagato anche i lati più oscuri dell’animo umano, come nel caso dei soggetti fuori norma, ritratti dalla fotografa Diane Arbus, o l’orrore estremo di un film come Apocalypse Now di Francis Ford Coppola. Apparati per la costruzione di esperienze di stupefazione e incanto, nel bene e nel male, ha sottolineato Fausto Colombo, i media si sono spinti spesso al limite, «sino a correre il rischio di anestetizzare il dolore». «Il che – ha fatto notare il sociologo - ripropone sempre il dilemma etico, più attuale che mai, su che cosa sia lecito mostrare e guardare».