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Il Diritto è per la persona. Il vero volto di Giurisprudenza

24 settembre 2021

Il Diritto è per la persona. Il vero volto di Giurisprudenza

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Trovare soluzioni eque e giuste per problemi a volte complessi; sapersi confrontare e dialogare; puntare sull’argomentazione; usare con attenzione e competenza la parola; pensare che il proprio lavoro può avere conseguenze sulla vita degli altri. Se queste sono le priorità professionali, si capisce perché un grande giurista come Paolo Grossi (giudice costituzionale dal 2009 al 2018, che ha guidato la Consulta dal 2016 a fine mandato) sottolinea come l’opinione pubblica guardi al Diritto soltanto «nella sua visione patologica», cioè il processo, mentre il Diritto è in primo luogo fissare principi in cui tutti si possano riconoscere.

Parole stampate a chiare lettere nella visione che guida i docenti della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università Cattolica. «È una battaglia culturale – sottolinea il preside della Facoltà, Stefano Solimano – quella che dobbiamo affrontare per vincere stereotipi e pregiudizi ». Una battaglia che inizia dai banchi delle aule dell’ateneo di largo Gemelli a Milano. «Il processo dovrebbe essere l’ultimo dei passi per dirimere problemi, soprattutto nel campo civile » spiega il preside.

Al contrario il giurista, il professionista del diritto «è chiamato a trovare soluzioni a problemi complessi, sapendo muoversi tra le varie fonti di legge e sapendone fare un’opera di sintesi. Il giurista deve conciliare», non promuovere il ricorso al processo. E l’invito vale anche per chi nell’ambito di Giurisprudenza decide di scegliere la professione dell’avvocato. «Anche in questo caso si può ricorrere a consulenze, ad arbitrati, insomma a strumenti che portino a una conciliazione delle parti»'. Un impegno, quello messo in campo dalla facoltà dell’Università Cattolica, che potrebbe portare ad amministrare diversa- mente la giustizia in Italia. «Con l’arrivo dei fondi europei legati al Recovery plan – commenta Solimano – il governo si è impegnato a mettere in campo una riforma della giustizia, soprattutto sui tempi dei processi. Penso che sia un treno da non perdere». Da parte sua la facoltà - così come quelle di altre università italiane - è pronta a offrire contributi di idee e di progetti al Ministro della Giustizia Cartabia.

Siamo dunque ben lontani dallo stereotipo dell’avvocato rampante e spregiudicato, che usa la legge piegandola all’interesse del proprio cliente, come a volte capita di vedere al cinema e in televisione. Un altro esempio di «patologia». «Il Diritto è una scienza pratica – aggiunge Antonio Albanese, direttore del Dipartimento di scienze giuridiche –. Il giurista offre soluzioni concrete ai problemi pratici delle persone. Agli scienziati del diritto in particolare compete elaborare teorie giuridiche, che saranno messe in atto dai pratici ». È quanto accade, ad esempio, prosegue Albanese, «con il nostro lavoro di ricerca universitaria, durante il quale ci confrontiamo su questioni generali, offrendo interpretazioni, commenti, osservazioni che saranno utilizzate da chi opera sul campo».

La ricerca e il metodo scientifico permettono ai docenti «di insegnare agli studenti come cercare le risposte ai nuovi problemi, non limitandosi a trasmettere un sapere sempre uguale a se stesso, incapace di adeguarsi a una realtà che è in continua evoluzione, ma andando oltre la prassi, che per definizione è ripetitiva». Da questa prospettiva «la principale qualità del giurista – sottolinea Albanese – non è quella di mandare a memoria le leggi o gli articoli dei codici, ma saper usare questi strumenti per trovare soluzioni e anche saperle comunicare».


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Un articolo di

Enrico Lenzi

Enrico Lenzi

Giornalista "Avvenire"

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