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Il dono del discernimento

14 giugno 2023

Il dono del discernimento

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(Letture anno A: Dt 7, 6-11; Sal 102; 1 Gv 4,7-16; Mt 11,25-30)
 

«O Padre, che nel Cuore del tuo dilettissimo Figlio ci dai la gioia di celebrare le grandi opere del tuo amore per noi, fa’ che da questa fonte inesauribile attingiamo l’abbondanza dei tuoi doni». Nell’Oremus con cui siamo stati introdotti alla Liturgia della Parola in questa Solennità abbiamo invocato l’abbondanza dei doni che scaturiscono dal Sacro Cuore. Sono certamente tanti i doni che abbiamo ricevuto e continuamente riceviamo dal Signore nella vita personale, nella realtà del nostro Ateneo, nel cammino della Chiesa. Tra di essi, oggi, vorrei evidenziarne uno che è di particolare attualità per il tempo che viviamo e per le responsabilità che siamo chiamati ad assumerci come credenti: il dono del discernimento.

È un dono prezioso e indispensabile per orientarci nelle scelte da fare: dalle più grandi che segnano l’intera esistenza alle più piccole che orientano il nostro vivere quotidiano. Inoltre, proprio in questi giorni la Chiesa italiana sta mettendo a punto le riflessioni e gli strumenti che guideranno la seconda tappa del cammino sinodale, che dopo i due anni dedicati all’ascolto e alla narrazione, svilupperà appunto il tema del “discernimento sapienziale”. Il Sacro Cuore di Gesù tra i tanti significati teologici e spirituali di cui è espressione può essere considerato anche il fulcro del discernimento perché come ricorda il Vangelo di Giovanni, che abbiamo proclamato, è in grado di rivelarci la sapienza del Padre e di farci conoscere quella verità che è spesso nascosta ai sapienti e ai dotti di questo mondo e rivelata invece ai piccoli.

Il tema del discernimento può essere considerato un tema classico nel panorama della spiritualità cristiana. A partire dalla Scrittura il discernimento esprime la capacità di interpretare la realtà secondo la visione di Dio e di agire compiendo la sua volontà, evitando di essere guidati da calcoli e interessi di altro genere. Basterebbe ricordare la preghiera di Salomone (1Re 3, 4‐15), considerato l’uomo più sapiente della storia umana. Davanti a Dio che gli offre la possibilità di richiedere ogni bene, Salomone chiede il dono del discernimento: «Concedi al tuo servo un cuore docile, perché sappia rendere giustizia al tuo popolo e sappia distinguere il bene dal male» (v. 9). Il cuore è la vera sede dell’intelligenza e della volontà e la docilità esprime attenzione, comprensione, obbedienza. Il discernimento decide della rettitudine personale e del bene che si è chiamati a realizzare per sé e per gli altri.

In questo quadro biblico la persona di Gesù e il suo Sacro Cuore si manifestano come il culmine e la sorgente fondamentale del discernimento e San Paolo inviterà continuamente ad aprire gli “occhi della mente” e “gli occhi del cuore” per attingere alla fonte della sapienza divina e non rimanere prigionieri delle logiche mondane. È illuminante l’appello che rivolge nella lettera ai Romani e ancor oggi a tutti noi: «Non conformatevi a questo mondo, ma lasciatevi trasformare rinnovando il vostro modo di pensare, per poter discernere la volontà di Dio, ciò che è buono, a lui gradito e perfetto» (Rm 12, 2). La parola greca δοκιμάζειν tradotta in italiano con il termine discernimento sta ad indicare la capacità di filtrare, di setacciare, di valutare. Significato ancora più marcato se prendiamo l’etimo latino dis-cèrnere (dis = due volte + cèrnere = separare), quindi letteralmente separare due volte, separare con attenzione; in senso più ampio, giudicare, stimare, soppesare.

Il discernimento nella storia della spiritualità cristiana vanta una grande tradizione soprattutto nell’ambito spirituale. Ci sono grandi scuole da quella dei padri del deserto a quella benedettina, con tutte le sue varianti maturate nel corso dei secoli, fino a quella ignaziana espressa attraverso il percorso degli Esercizi Spirituali. Un formidabile metodo di introspezione e discernimento spirituale che ha registrato un grande successo fino ai nostri giorni. Anche Papa Francesco, figlio di questa scuola, di recente ha fatto dono alla Chiesa di un suggestivo itinerario sul tema del discernimento con 14 catechesi iniziate il 31 agosto 2022 e terminate il 4 gennaio 2023. Sin dalla prima catechesi il Pontefice ricorda che «Discernere è un atto importante che riguarda tutti, perché le scelte sono parte essenziale della vita». E indica quali sono gli ingredienti per un buon discernimento: «conoscenza, esperienza, affetti, volontà: ecco alcuni elementi indispensabili del discernimento». Per poter operare un buon discernimento sulla nostra vita e sulle realtà terrene occorre essere anche ben consapevoli che «nel giudizio finale Dio opererà un discernimento - il grande discernimento - nei nostri confronti». Sono solo alcuni passaggi della prima catechesi che saranno approfonditi sistematicamente nel corso delle successive trattazioni.

Se questo aspetto del discernimento spirituale merita da parte di tutti noi la più grande attenzione perché decide della nostra vita personale, non meno importante è il discernimento comunitario. Espressione che dice chiaramente come ci sia anche un livello di discernimento legato alle varie dimensioni sociali dell’esistenza. Anche i diversi organismi sociali hanno bisogno di operare un attento discernimento per valutare le scelte da fare e le decisioni da prendere. Anche il nostro Ateneo è chiamato ad operare continuamente un discernimento mettendo in campo tutte le dinamiche necessarie per prendere le decisioni migliori secondo la sua identità e la sua missione. Sono molteplici le forme attraverso cui si esercita il discernimento in Ateneo: dai passaggi istituzionali più importanti, come può essere l’elaborazione del piano strategico su cui stanno lavorando in queste settimane i vari soggetti - CdA, Senato Accademico, Facoltà, Amministrazione – fino ai vari consigli e organi di partecipazione che consentono di valutare le diverse situazioni e orientare le scelte.

Per un Ateneo Cattolico, per altro posto fin dall’inizio proprio sotto lo sguardo del Sacro Cuore, è importante che tutto questo avvenga coltivando la vera sapienza che scaturisce dall’amore per il Signore, per il progetto formativo che sta alla base della nascita e dello sviluppo di questa istituzione accademica, per le persone che ogni giorno la animano con il loro impegno: gli studenti, i professori, il personale tecnico amministrativo, il centro pastorale. In questo complesso processo di discernimento, che per molti versi nelle procedure ci accomuna alle altre università, ciò che fa la differenza è appunto l’amore, ossia la consapevolezza che in tutto noi siamo chiamati a servire un bene più grande che ci viene dal Signore e di cui lui è il protagonista con la luce e la forza dello Spirito Santo.

Abbiamo ascoltato dalla prima lettera di Giovanni quale sia il criterio fondante di ogni autentico discernimento: «Carissimi, se Dio ci ha amati così, anche noi dobbiamo amarci gli uni gli altri. Nessuno mai ha visto Dio; se ci amiamo gli uni gli altri, Dio rimane in noi e l'amore di lui è perfetto in noi. In questo si conosce che noi rimaniamo in lui ed egli in noi: egli ci ha donato il suo Spirito». Non potremmo contribuire al vero bene di questa istituzione se non avessimo in noi la consapevolezza di essere stati amati e guidati dal Signore, di aver ricevuto doni di scienza e di sapienza preziosissimi e di poterci esprimere nella verità solo amando e servendo i fratelli. Ci sono di grande e attualissimo esempio P. Agostino Gemelli e la Beata Armida Barelli che fin dall’inizio hanno voluto coniugare la scienza con la fede, il sapere umano con la sapienza divina. E questo fa la differenza nel modo con cui ci relazioniamo, intendiamo la professionalità, collaboriamo reciprocamente, ci sosteniamo l’un l’altro, pensiamo e organizziamo la vita accademica, prendiamo le decisioni per l’oggi e per il futuro. Avere come riferimento il Sacro Cuore di Gesù non è solo un alto richiamo spirituale ma un metodo di discernimento concreto basato su una peculiare visione culturale, sociale e religiosa che fa la differenza in ogni espressione della vita della nostra comunità accademica.

Grazie alla ricchezza di questo discernimento comunitario ordinariamente vissuto dall’Ateneo, possiamo anche condividere il cammino sinodale della Chiesa italiana e dare il nostro contributo alla fase che si va aprendo. Abbiamo già sperimentato, con ampia partecipazione, la bellezza e la fruttuosità di questa esperienza nella prima tappa, quella dell’ascolto. Tanto più potremo dare il nostro qualificato contributo ora che si tratta di operare un “discernimento sapienziale”. Come ha detto il Santo Padre il 25 maggio scorso ai vescovi e ai delegati per il cammino sinodale: «La Chiesa deve lasciar trasparire il cuore di Dio: un cuore aperto a tutti e per tutti». Credo che il nostro Ateneo su cui è impresso il sigillo del Sacro Cuore sia un riflesso credibile di questo cuore aperto della Chiesa e per questo non possiamo non fare nostro, per quanto ci compete, l’invito di Papa Francesco: «Il Sinodo ci chiama a diventare una Chiesa che cammina con gioia, con umiltà e con creatività dentro questo nostro tempo, nella consapevolezza che siamo tutti vulnerabili e abbiamo bisogno gli uni degli altri». E giovedì, nella celebrazione del Sacro Cuore che faremo a Roma, avremo la gioia di avere con noi il Card. Mario Grech, Segretario Generale del Sinodo, con cui potremo anche confrontarci sul rapporto tra Università e Sinodo al termine della celebrazione.

Grati al Signore per i tanti doni ricevuti dal suo Sacro Cuore, chiediamo che rinnovi il cuore di ciascuno di noi e plasmi con la sua sapienza la nostra comunità accademica per essere capaci di autentico discernimento e contribuire nel modo più efficace e intelligente al bene della Chiesa e dell’umanità.

L'omelia di

Mons. Claudio Giuliodori

Mons. Claudio Giuliodori

Assistente Ecclesiastico Generale di Ateneo - Università Cattolica

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