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Il fattore umano in aviazione

13 giugno 2023

Il fattore umano in aviazione

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Il traffico può essere visto come un sistema. Sì, perché diverse dinamiche interagiscono tra l’uomo, il veicolo e le infrastrutture. L’Unità di ricerca in Psicologia del traffico dell’Università Cattolica a Milano da anni studia il “sistema traffico” tenendo conto del cosiddetto fattore umano che comprende le relazioni tra gli utenti della strada - guidatori, pedoni, ciclisti… - e le problematiche connesse alla mobilità, sicurezza stradale e sostenibilità tra le prime.

Gli psicologi dell’Unità di ricerca, che fa capo al Dipartimento di Psicologia dell’Ateneo, hanno ampliato il raggio della ricerca rivolgendo lo sguardo all’aviazione. E giovedì 15 giugno promuovono una giornata di studio che mette al centro proprio “Il fattore umano in aviazione”. Abbiamo chiesto a una delle due direttrici, Federica Biassoni, di approfondire il tema. 

Professoressa, qual è la finalità del lavoro di ricerca che svolgete all’interno dell’Unità?
«Da quindici anni ci occupiamo del fattore umano all’interno del sistema dei trasporti. Dapprima di quello su strada, poi di quello ferroviario, e ora siamo sbarcati nell’ambito del trasporto aereo. Ciascuno di questi settori ha delle specificità, forse ancor più accentuate nel caso del trasporto aereo. D’altra parte il fattore umano con le sue caratteristiche di funzionamento, i suoi limiti, le modalità di interazione sia con i veicoli sia con le organizzazioni all’interno delle quali opera, rimane lo stesso nei diversi sistemi di trasporto e deve quindi essere studiato proprio nell’ottica di un expertise specifico che la psicologia cognitiva applicata, l’ergonomia ma anche altri ambiti della psicologia, come quella clinica o delle organizzazioni, possono mettere a servizio della ricerca e degli interventi. Sicuramente lo scopo è di aumentare la sicurezza di questi sistemi di trasporto nonché il benessere di chi vi lavora».

Avete già avviato degli studi sul settore dell’aviazione?
«L’Unità di ricerca presenterà due linee di ricerca sviluppate di recente. Entrambe si collocano nella sessione che tratterà il tema del benessere del personale navigante. Peraltro, il benessere si colloca in questo contesto all’interno dell’inscindibile binomio con la sicurezza. Quando si parla di interazioni tra gli esseri umani e gli elementi di un sistema complesso, come in aviazione, si parla spesso di ottimizzazione delle prestazioni, di sicurezza, di livelli di automazione, di gestione delle risorse ma anche di benessere del personale».  

Partiamo dal primo filone di studi.
«Nel 2021 durante la pandemia sono state parecchie le ricerche che hanno messo in correlazione il benessere del personale navigante con le ricadute operative di quello che si è presto configurato come il new normal in termini di nuovi fattori di rischio da monitorare, riorganizzazione dei luoghi di lavoro, impatto della pandemia sulla performance del personale coinvolto nel settore dell’aviazione civile. Proprio di questo tratterà l’intervento di Daniele Ruscio, psicologo dell’Unità di ricerca e Human factors engineer presso “Airbus defence and space”, che si focalizzerà su alcune di queste ricerche-intervento, introducendo alcuni framework teorici che possono essere utilizzati per analizzare in particolare gli effetti di stress e fatica nei luoghi di lavoro che sono l’aeromobile e l’aeroporto».  

Il secondo ambito di ricerca di cosa tratta?
«La collega Martina Gnerre e io presenteremo un ambito di ricerca che punta alla creazione di protocolli per il rilevamento dei dati comportali nel sistema dell’aviazione, in particolare concentrandosi sulle caratteristiche vocali. Questo perché attraverso l’utilizzo di tecnologie all’avanguardia come l’analisi acustica e l’elaborazione del linguaggio naturale puntiamo a identificare le correlazioni che possono esistere tra caratteristiche vocali e fenomeni psicologici che possono mettere a rischio la comunicazione, e di conseguenza la sicurezza dei voli e il benessere sia del personale navigante sia dei passeggeri. Esempi di fenomeni psicologici che possono essere individuati tramite l’analisi del comportamento vocale sono lo stress, il sovraccarico cognitivo, gli stati emotivi disregolati e alcune psicopatologie come la depressione. Le nostre ricerche possono essere di supporto sia alla creazione di modelli predittivi in grado di identificare in tempo reale i segnali di una comunicazione problematica tra piloti e controllori di volo sia di specifici stati psicologici. L’obiettivo finale di questa linea di ricerca è contribuire alla creazione di un sistema aviazione più sicuro ed efficiente all’insegna del benessere di chi opera nel settore e di coloro che ne usufruiscono».

Il convegno vedrà molti ospiti intorno al tavolo per un confronto. 
«Il programma prevede tre tavoli di lavoro. Il primo si focalizzerà sul benessere del personale nel sistema aviazione, il secondo sul tema del safety e della just culture - ovvero come la cosiddetta “cultura giusta” può contribuire a perseguire la sicurezza -, il terzo sulle nuove sfide e i nuovi orizzonti per il sistema aviazione. Si parlerà di urban air mobility, ovvero i servizi innovativi con droni, e di come cambia all’aumentare dei livelli di automazione il rapporto tra pilota e veicolo. Saranno presenti relatori che vengono dal mondo accademico (Facoltà di Psicologia e di Giurisprudenza dell’Università Cattolica, Politecnico di Milano e Università di Modena e Reggio Emilia), diversi stakeholders del settore (Enac, Anacna) e infine aziende e professionisti che operano a vario titolo all’interno del sistema aviazione. L’ottica è fortemente interdisciplinare e al contempo fortemente applicativa». 
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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