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Il marketing come strategia dell’ascolto

04 maggio 2021

Il marketing come strategia dell’ascolto

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Sono 250 gli studenti delle superiori che si sono lanciati con entusiasmo “Alla scoperta del marketing”. Questo è il titolo dell’iniziativa - inquadrata nel Pcto, la cosiddetta alternanza scuola-lavoro - organizzata dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e rivolta agli studenti delle ultime classi superiori. Già svolta la prima fase, la seconda è in programma il 5 maggio.

Sei le scuole che hanno aderito: l’attività, online, è stata curata dai docenti del Dipartimento di Scienze Economiche e Sociali (Dises) dell’Università Cattolica, Francesca Negri e Sebastiano Grandi, che si sono confrontati con gli studenti. «Attraverso seminari, stimoli e suggestioni - dice Grandi - in una serie di incontri propedeutici si è spiegato ai ragazzi come si affronta un progetto di marketing e come occorra scandagliare i bisogni delle persone. Il focus è stato naturalmente posto sugli ultimi mesi sconvolti dalla pandemia».

Ma questa è stata solo la prima parte dell’iniziativa, dopodiché la palla è passata nelle mani degli studenti. «Abbiamo chiesto loro di lavorare in gruppo - prosegue Grandi - con l’obiettivo di produrre testi e video, al fine di sintetizzare alcuni elementi che hanno caratterizzato questi mesi». Stimolati su particolari temi, dall’e-commerce ai social media, dai supermercati ai nuovi valori emergenti nella società, gli studenti hanno prodotto 8 brevi video, dopo avere svolto indagini e interviste. Al gruppo della Terza A del Colombini, che ha approfondito il tema dei valori nel contesto della pandemia, è stato attribuito il riconoscimento di lavoro migliore fra quelli esaminati. Particolare menzione ha meritato anche il gruppo di Quarta B ed H del Liceo Volta che ha svolto un’interessante analisi su “Il valore del risparmio”.

Professor Grandi, da questa esperienza come emerge il rapporto tra i ragazzi e il marketing?
«Alcuni di loro già lo hanno studiato perché fanno istituti tecnici, altri non ne hanno mai sentito parlare. In fondo, però, il marketing non è una scienza, bensì un approccio umanistico all’ascolto e alla comprensione di quello che emerge dagli individui e dalla società, per poi inserire quanto recepito all’interno di contenuti».

Eppure non sempre il marketing gode di buona fama, non trova?
«Molti hanno un preconcetto negativo nei confronti del marketing, considerandolo una forma di persuasione un po’ subdola. In realtà tutti noi facciamo marketing quando decidiamo come vestirci alla mattina, scegliendo l’abito in base al contesto in cui ci troveremo ad agire oppure alle persone che incontreremo. Adottiamo un linguaggio diverso in funzione di un target specifico».

Qual è l’obiettivo di questa iniziativa?
«Spingere gli studenti all’ascolto delle persone, cosa che hanno fatto in maniera attenta e scrupolosa. Hanno intervistato, svolto indagini e poi sistematizzato i contenuti estrapolando gli aspetti più forti, raccontandoli infine attraverso un breve video».

Il focus è stato posto sulla pandemia e sui cambiamenti che ha comportato nelle nostre abitudini. Ma quanto sono cambiate queste ultime?
«Il Covid-19 non ha rivoluzionato i comportamenti, è però vero che certe abitudini hanno accelerato, si sono incrementate, mentre altre si sono ridotte».

Può portare qualche esempio?
«Si prenda l’e-commerce. Come modalità di acquisto era utilizzato anche prima della pandemia, ma in questi mesi gli acquisti online sono aumentati esponenzialmente. Il rapporto con il canale elettronico è maturato e proseguirà. Stessa cosa per i negozi di prossimità: privilegiare il piccolo negozio vicino a casa era un fenomeno già presente, ma nell’ultimo periodo la diffusione dell’agorafobia, quindi la paura dei grandi spazi affollati, lo ha accelerato. Il discorso potrebbe poi proseguire con il boom dei prodotti che hanno un alto livello di tracciabilità».

Un articolo di

Filippo Lezoli

Filippo Lezoli

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