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Artico, sconosciuto ma fondamentale
Il giornalista Marzio G. Mian ha presentato il suo nuovo libro-inchiesta che analizza l’importanza strategica delle zone polari
| Federica Farina
30 maggio 2022
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Radicalismo islamico, un tema, nonostante tutto, ancora poco conosciuto dagli italiani e che sembra ormai scomparso dall’ordine del giorno per i media, impegnati attualmente a coprire il conflitto russo-ucraino.
Se n’è parlato invece nel penultimo incontro del ciclo AserIncontra, lunedì 23 maggio, in occasione della presentazione del libro di Giorgia Perletta, lettrice di Storia e politica iraniana dal titolo “Political Radicalism in Iran and Ahmadinejad’s Presidencies”, pubblicato la scorsa settimana ed edito da Palgrave Macmillan.
«Questo volume - spiega Perletta - è una riflessione sul radicalismo islamico e un’analisi della presidenza di Ahmadinejad, presidente della Repubblica islamica dell’Iran dal 2005 al 2013. L’intenzione era quella di analizzare la sua presidenza sotto diversi punti di vista, in particolare da quello linguistico. È difficile definire le caratteristiche della politica islamica attraverso le connotazioni occidentali, le categorie politiche finiscono per confondere quella che è la realtà».
«L’Occidente – ha aggiunto l’autrice - cerca di imporre la propria visione e la propria realtà per descrivere quello che succede nei paesi orientali e questo porta inevitabilmente a confusione e mancanza di contestualizzazione. In questo libro ho voluto destrutturare il radicalismo come categoria politica e applicarla alla politica di Ahmadinejad. Il mio obiettivo è stato quello di capire come il radicalismo politico è visto in Occidente: il significato della parola è abbastanza ambiguo, la persona che aderisce al radicalismo è perché solitamente vuole il cambiamento e ribaltamento delle istituzioni, cosa opposta al tradizionalismo. In certi casi i conservatori sono considerati radicali per il loro comportamento testardo ma la loro intenzione non è quella di ribaltare l’ordine politico. C’è ancora molta contraddizione sul termine radicalismo».
«Presente alla presentazione del libro anche il professor Mehran Kamrava, Director of the Center for International and Regional Studies in Qatar che ha dichiarato: «Sono iraniano e l’Iran è davvero un enigma. Serve una grande conoscenza per capire questo Paese. Una delle cose che ho amato di questo libro è che Giorgia è riuscita a catturare il vero e complicato contesto politico dell’Iran. Infatti la presidenza di Ahmadinejad non è mai stata approfondita veramente e tutt’ora è un enigma soprattutto per il suo linguaggio poco ordinario simile a quello di Trump».
«Questo libro – ha aggiunto poi Riccardo Redaelli, professore ordinario di Storia e Istituzioni dell’Asia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore – non è uno di quelli che deforma la realtà iraniana. Ahmadinejad non è stato un buon presidente, non era molto popolare, ma c’è una sorta di dicotomia nella narrazione. Egli è stato eletto anche per errore perché i riformisti non presentarono un candidato all’altezza. Credo che questo sia un libro che potrebbe diventare un valido punto di riferimento».
«La struttura del libro è molto chiara – ha concluso il professor Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell'Alta Scuola in Economia e Relazioni internazionali - così come la ricostruzione storica. Per trovare diverse categorie, bisogna confrontarsi con la realtà».
Un articolo di
Scuola di giornalismo