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Ripartire dal cuore
Il discorso introduttivo di Mons. Claudio Giuliodori, Assistente ecclesiastico generale di Ateneo, per i Seminari di studio dei docenti di teologia e degli assistenti pastorali
| Mons. Claudio Giuliodori
10 settembre 2025
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C’è una «straordinaria consonanza» tra la conclusione del pontificato di Papa Francesco e i primi interventi di Papa Leone XIV. Possiamo riscontrarla, «pur nella diversità dei profili e delle storie dei due pontefici, tra l’ultima Lettera enciclica “Dilexit nos” che Papa Francesco ha voluto dedicare al Sacro Cuore di Gesù e la spiritualità del Cuore a cui si ispira l’attuale pontefice attingendo alla tradizione agostiniana di cui è figlio». Nell’Aula Magna del campus di Cremona dell’Università Cattolica, in occasione della giornata di apertura del Seminario, Mons. Claudio Giuliodori, Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica del Sacro Cuore e dell’Azione Cattolica Italiana e Presidente della Commissione Episcopale per l’Educazione Cattolica, la Scuola e l’Università, ha spiegato la scelta di dedicare il Seminario di studio dei docenti di teologia e degli assistenti pastorali all’ultima Enciclica di Francesco, “Dilexit nos”, pubblicata il 24 ottobre 2024. «È tutt’altro che un volgersi indietro» ha proseguito Mons. Giuliodori, perché «se da una parte rappresenta un doveroso atto di gratitudine nei confronti del prezioso Magistero di Papa Francesco, dall’altra ci offre importanti spunti per intercettare il magistero di Papa Leone che comincia a delinearsi giorno dopo giorno».
Il discorso introduttivo di Mons. Claudio Giuliodori
L’Assistente Ecclesiastico Generale dell’Università Cattolica ha citato il discorso fatto solo poche settimane fa da Leone XIV alle ragazze e ai ragazzi radunati a Tor Vergata per il Giubileo dei Giovani, nella medesima spianata dove venticinque anni fa si svolse lo storico evento con San Giovanni Paolo II, in un mondo oggi ancora più complesso, diviso e lacerato. «Secoli fa, Sant’Agostino ha colto il profondo desiderio del nostro cuore - è il desiderio di ogni cuore umano - anche senza conoscere lo sviluppo tecnologico di oggi. Anche lui è passato attraverso una giovinezza burrascosa: non si è però accontentato, non ha messo a tacere il grido del suo cuore. Agostino cercava la verità, la verità che non illude, la bellezza che non passa» (Veglia, 2 agosto 2025). Così ha detto Papa Leone XIV, esortando i giovani «ad ascoltare il cuore e a dare voce ai suoi desideri più profondi e veri» ha ricordato Mons. Giuliodori. Bisogna, quindi, ritornare al cuore. Per un Ateneo innovativo e generativo, come recita il titolo del Seminario che è una consolidata ricorrenza nel calendario delle attività dell’Università Cattolica, e che quest’anno si svolge nei campus di Cremona e di Piacenza da martedì 9 a giovedì 11 settembre.
Un articolo di
«Siamo un’istituzione accademica nata Ex Corde Ecclesiae, secondo il titolo della costituzione apostolica di San Giovanni Paolo II» ha affermato la professoressa Elena Beccalli, Rettore dell’Università Cattolica. «In essa, le università cattoliche sono descritte come “un segno vivente e promettente della fecondità dell’intelligenza cristiana nel cuore di ogni cultura”. È questo un ulteriore tratto della nostra missione: testimoniare un’intelligenza cristiana che sappia incarnarsi in ogni cultura. Il richiamo al cuore diventa così apertura al mondo, senza timori». Non a caso, ricorda la professoressa Beccalli, padre Gemelli esortava a vivere «nel cuore della realtà». È questa l’esortazione che oggi l’Ateneo traduce nella «responsabilità di dare corpo a un’università nel mondo e per il mondo». Come ha ben ricordato il Rettore, quest’ultimo è un impegno sollecitato anche dal Cardinale José Tolentino De Mendonça, Prefetto del Dicastero per la cultura e l’educazione, in occasione dell’assemblea generale della FIUC, quando ha affermato che per «non diventare un'isola irrilevante in mezzo all'oceano dell'indifferenza dipenderà molto dall'impegno concreto che l'università assumerà nei confronti delle sfide e delle implicazioni che il suo contesto particolare le presenta. Un'università che non qualifica il proprio ambiente, si squalifica da sola». In altre parole, ha sostenuto la professoressa Beccalli, «si potrebbe dire che, quando invece l’università abita il mondo, essa diventa azione che trasforma una società».
Il saluto della Rettrice Elena Beccalli
Dopo il messaggio inviato da Mons. Mario Delpini, Arcivescovo di Milano e Presidente dell’Istituto Giuseppe Toniolo di Studi Superiori, e dopo i saluti di Mons. Antonio Napolioni, Vescovo di Cremona e di Andrea Virgilio, sindaco del capoluogo cremonese, la tavola rotonda dal titolo “Ritornare al cuore per affrontare scenari complessi”, ha offerto un momento ricco di spunti profondi, che ha toccato temi solo apparentemente distanti, come lo sono, tra i tanti, le nuove tecnologie e l’intelligenza artificiale, l’economia, la comunicazione e il mondo dei media, ognuno di essi immerso nella complessità del nostro tempo.
«La vita in questo pianeta si contraddistingue dalla violenza della sopravvivenza, tutte le specie che hanno eliminato le altre ci sono riuscite perché meglio di altre hanno risolto i problemi» ha affermato Mons. Carlo Maria Polvani, Segretario per gli Affari Generali del Dicastero per la Cultura e l'Educazione. «Per farlo, la nostra specie ha trovato il sistema della formalizzazione dei problemi attraverso un linguaggio. Il linguaggio aiuta la specie a risolvere i problemi. Ce n’è uno, però, che non è convenzionale ma puramente formale, ed è la matematica. L’intelligenza artificiale, dal punto di vista filosofico, non è nient’altro che la capacità di risolvere problemi usando il più formale e il più potente dei linguaggi: i numeri». In questo senso, però, «l’intelligenza artificiale introduce un problema enorme a livello antropologico» spiega Mons. Polvani. «Lo fa non solo quando ci chiediamo dove va l’uomo, ma soprattutto alla domanda cos’è l’uomo».
Ritornare al cuore, quindi, vuol dire «ritornare all’essenziale, alla parte più autentica della persona, a ciò che non è contaminato da superficialità» ha detto Suor Alessandra Smerilli, Segretario del Dicastero per il servizio dello sviluppo umano integrale. «Gli anni in cui ho insegnato Economia della cooperazione nella sede di Roma dell’Università Cattolica sono stati i più belli. Proprio insegnando in Cattolica, ho compreso la potenzialità di un approccio integrato e l’importanza dell’accompagnamento pastorale degli studi di Teologia. Sono figlia di don Bosco, di un carisma educativo che punta sulla fiducia che genera risposte inattese nelle persone. Se, quindi, l’Economia si riduce solo a cifre, modelli matematici ed efficienza tecnica, si perdono di vista le persone». Al contrario, aggiunge Suor Alessandra Smerilli, «l’Economia, come scienza sociale, non si occupa solo di beni e mercati, ma anche di come le persone vivono, soffrono e sperano. Senza compassione né senso umano si corre il rischio, come sta capitando oggi, di giustificare le disuguaglianze. E qui entra in gioco il cuore».
Se invece c’è un posto dove, apparentemente, c’è fin troppo cuore è l’ambito della rappresentazione mediale. «All’origine dell’industria culturale italiana c’è un libro che si chiama Cuore. Chè è un libro politico, come ha ben spiegato Fausto Colombo, e racconta l’idea del formarsi di un ethos comune» ha spiegato Ruggero Eugeni, direttore del Dipartimento di Scienze della comunicazione e dello spettacolo. «Nel 1886 l’Italia era appena stata fatta, bisognava fare gli italiani, anche utilizzando l’industria culturale. De Amicis lo fa non a caso chiamando Cuore il suo capolavoro. Quando affrontiamo il mondo dei media, anche oggi troviamo molti cuori da spuntare, ma assistiamo sostanzialmente a tre fenomeni: la banalizzazione narrativa, la trasformazione dell’affettività in energia, la frammentazione o dividuazione». In definitiva, conclude Eugeni, «si tratta di accettare e valorizzare l’idea che noi siamo composti di racconti. Siamo un intreccio di storie. Prendere sul serio il tornare al cuore significa davvero affrontare questi nodi».