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Imprese: più sostenibili per attrarre gli investitori

27 maggio 2022

Imprese: più sostenibili per attrarre gli investitori

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Non più e non solo valore aggiunto: oggi il rispetto dei criteri ESG (acronimo per Governance ambientale, Sociale e aziendale) è alla base delle decisioni di chi finanzia un’impresa, garantendone la sopravvivenza e la possibilità di prosperare.

«La svolta è arrivata quando si è capito che i rischi ambientali e sociali - calamità naturali, guerre, scioperi, epidemie o cambiamento climatico - impattano concretamente sulla resa degli investimenti finanziari».

A certificarlo è Milena Prisco, responsabile ESG dello studio Pavia e Ansaldo, dove si occupa di adeguare un sistema legislativo alla transizione energetica, ospite di “Finanza sostenibile: quanto conta la sostenibilità nelle decisioni di investitori e finanziatori?”, evento conclusivo del ciclo "Pratiche di sostenibilità" promosso da OpTer e ASA.

È accaduto così che soci e investitori, ma anche consumatori e fornitori, prima indirizzare capitali hanno iniziato ad osservare il tasso di wellbeing dei dipendenti, quanta CO2 produce un’azienda, quanti rottami recupera, l’uso sostenibile delle risorse ed il rispetto ecosistemi.

Soprattutto se si tratta dei settori oil&gas e fashion: al primo e secondo posto nella classifica dei più impattanti per il pianeta.

Non solo: nella black list dei fondi di investimento finiscono realtà e imprese che hanno a che fare con l’industria delle armi, pornografia, tabacco alcool («anche il vino, con non poche ripercussioni sulla filiera italiana» precisa l’avvocatessa Prisco), che cozzano rispetto ai principi perseguiti delle Nazioni Unite.

Se è chiaro che l’interesse primario di un azionista è il dividendo a fine anno, oggi le imprese devono essere in grado di raccontare ai propri (potenziali) investitori e stakeholder a quale livello di tassonomia green si collocano, mentre la conseguente lettura finanziaria del rischio minimizzato deve essere supportata da certificazioni rilasciate da enti terzi preposti a farlo.

«Attualmente la maturità ESG delle aziende è misurata in base a parametri UE, OCSE e certificazioni ISO misurati dalle imprese che decidono di farlo su base volontaria. La svolta nel breve periodo sarà una legge a cui tutti dovranno sottostare» anticipa Prisco.

Ma a conti fatti «un’azienda sostenibile è più competitiva e per questo la banca ha necessità di comprendere qual è il posizionamento ESG dei richiedenti finanziamento: più sono imprese competitive, più la concessione del credito sarà agile» conferma Valeria Anfossi di Intesa San Paolo, istituto che già dal 2015 offre finanziamenti ESG Linked o finalizzati a favorire la circular economy delle PMI.

Insomma, i consumatori le preferiscono e i millenials le scelgono per lavorarci. E così, business e aziende pur continuando a perseguire obiettivi di profitto dovranno imparare a restituire un impatto positivo sull’ambiente e sulla società.

Un articolo di

Bianca Martinelli

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