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Un dolce innovativo, sostenibile e buono: Bauli lancia la sfida agli studenti di Food Production

18 gennaio 2024

Un dolce innovativo, sostenibile e buono: Bauli lancia la sfida agli studenti di Food Production

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Una challenge per produrre un dolce innovativo, creativo e, soprattutto, buono. L’ha lanciata Bauli a 16 studenti della laurea magistrale in Food processing: innovation and tradition, la laurea internazionale attiva nel campus di Santa Monica dell’Università Cattolica a Cremona.

Risultato: un muffin al cioccolato con ripieno proteico, una crema spalmabile a base di ceci (buona per l’uomo e per il pianeta) e un biscotto a base di farina di riso, curcuma e semi di chia, con proprietà antinfiammatorie ed energizzanti. Rappresentate, in ogni gruppo, le diverse funzioni aziendali (R&D, Qualità, Produzione, ecc.); gli studenti hanno quindi simulato la presentazione del nuovo prodotto dolciario al “board aziendale”, chiamato a giudicare la validità della proposta. Proprio come accade in azienda. 

«E le domande severe non sono mancate» racconta Marco Trezzi, direttore dell’Area ricerca e sviluppo di Bauli e docente in questo corso di laurea della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali, che ha coinvolto alcuni colleghi dell’antica azienda dolciaria italiana - Enrico Mangano, Miryam Terzano e Jacopo Pighi -, con l’obiettivo di far sperimentare in forma realistica tutte le fasi di nascita di un prodotto.

«Le mie lezioni universitarie si concentrano sulle varie dimensioni della progettazione di un nuovo alimento, che analizziamo sotto tutti i punti vista, non solo quello tecnico, che è certamente importantissimo, ma che è solo uno degli ambiti da considerare nello sviluppo di un business plan per il lancio di un prodotto» ha precisato Trezzi. «Spingo i ragazzi a ragionare sul target di consumatori a cui il prodotto è indirizzato, sugli aspetti di costo, su quelli commerciali, sulle strategie di distribuzione. Ecco, questo role play finale serve ai ragazzi per simulare in forma “agita” la vita in azienda, con le sue sfide, le sue difficoltà, ma anche le sue soddisfazioni e la sua creatività. E i ragazzi sono stati bravissimi». 

Un esempio lampante del ponte tra accademia e mondo dell’impresa che da sempre caratterizza la Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali della Cattolica: «In questi anni l’integrazione virtuosa tra università, industria e realtà locali è cresciuta costantemente. Anche la qualità dei rapporti con le università è molto cresciuta nel tempo: non esiste più l’accademico isolato dal mondo reale, quanto piuttosto una costante collaborazione, utilissima per l’azienda e, credo, anche per gli studenti che nell’azienda vedono il loro futuro professionale». 

Ci sono due modi per un’azienda di collaborare con l’università, secondo Trezzi: «Il primo è quando non sai come risolvere un problema e vieni a cercare in università competenze e aiuto. Il secondo, che a mio avviso è più bello, è quello di creare progetti comuni in una dinamica win-win, proficua per tutte le parti coinvolte».

Un futuro, quello dell’agrifood in continua crescita ed evoluzione, che cerca nelle nuove generazioni skills precise: «Abbiamo bisogno di ragazzi che abbiano competenze tecniche solide, e gli insegnamenti che ricevono in questa facoltà sono senza dubbio eccellenti. Oltre a queste skills, ciò che penso sia molto utile è far maturare già durante l’università la capacità di entrare nel mondo del lavoro e di muoversi in azienda in modo efficace. Si può fare: qui in Cattolica lo facciamo e i risultati sono eccellenti».

Un articolo di

Sabrina Cliti

Sabrina Cliti

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