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Formazione, AI e lavoro: quali sfide per l’Università Cattolica?
Lo scorso 20 novembre a Bruxelles l'evento dedicato al "ruolo di alumnae e alumni per un continuo scambio di valore"
| Anna Simonati
03 dicembre 2025
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A Berlino il terzo dei tre incontri all’estero per presentare a laureate e laureati i principi guida della vision del nuovo Piano Strategico 2026-2028 dell’Università Cattolica, in occasione del primo anno di attività del Comitato Internazionale Alumni UCSC - Berlino.
«Essere qui oggi, con voi (e sapete quanto mi fa piacere tornare dove mi sono addottorata!), significa celebrare la forza dei legami che l’Università Cattolica continua a costruire, anche a distanza, attraverso le esperienze di vita e di lavoro di chi, come voi, porta nel mondo il segno di una formazione integrale, umana e professionale» ha esordito con queste parole la professoressa Federica Missaglia, Ordinaria di Lingua e Traduzione - Lingua Tedesca, Direttrice del Master "Deutsch für die internationale Wirtschaftskommunikation dell'Università Cattolica.
Titolo dell’incontro “Interculturalità e internazionalizzazione: il ruolo di una Comprehensive University”, un tema che «tocca in profondità il senso stesso della nostra missione universitaria – spiega la Docente - e incrocia uno degli assi strategici più importanti del presente e del futuro dell’Ateneo».
L’evento è stato introdotto da Guido Pasquale, referente del Comitato Internazionale Alumni UCSC – Berlino, che ha ricordato le attività organizzate in questo primo anno e di come sia fondamentale un continuo scambio di idee e proposte da parte di tutti, per condividere necessità e supportare l’Università Cattolica nel suo piano di sviluppo.
La professoressa Missaglia, con un discorso particolarmente sentito ed emozionante, ha spiegato il significato di Università Cattolica come ‘Comprehensive University’ e del valore dell’interculturalità.
Parlare oggi di Comprehensive University significa riferirsi a un modello istituzionale capace di integrare in modo coerente e sinergico le diverse dimensioni del sapere, della ricerca, della formazione e del servizio alla società.
Non una somma di competenze, di facoltà o di corsi, ma un progetto culturale unitario, in cui le discipline dialogano, si contaminano e si interrogano a vicenda.
L’Università Cattolica è nata come un progetto culturale unitario: un luogo dove il sapere è al servizio della persona e della comunità, un sapere orientato alla persona e al bene comune.
Oggi, in un mondo globalizzato, in cui cresce la complessità e si intensificano le interdipendenze, la vocazione a essere comprehensive assume una valenza nuova: perché l’interdisciplinarità, l’interculturalità e l’internazionalizzazione non sono più un orizzonte, un ideale al quale tendere, ma una condizione quotidiana: nei luoghi di lavoro, nelle collaborazioni internazionali, nella produzione scientifica e nei flussi della mobilità.
Essere “comprehensive” oggi significa essere capaci di valorizzare le differenze, di promuovere un’intelligenza plurale, significa essere aperti, essere interconnessi e sensibili alla complessità del mondo contemporaneo, significa essere interdisciplinari, interculturali e internazionali.
Ma – e questo è un punto decisivo – l’internazionalizzazione non si riduce alla mobilità o ai ranking. È una forma di responsabilità: significa saper leggere le trasformazioni in atto e contribuire a interpretarle con intelligenza, rigore e visione.
Ed è in questo contesto che si inserisce la visione del rettore, Elena Beccalli, che definisce l’Università Cattolica una “comunità educante”: non un luogo di semplice trasmissione di contenuti, ma uno spazio in cui saperi, persone e relazioni generano processi formativi condivisi.
Una comunità, dunque, che apprende da se stessa e dal mondo, e che si apre in modo responsabile al globale.
Ha poi presentato i cinque pilastri del Piano Strategico 2026-2028, affermando che per ciascuna delle direttrici, l’interculturalità non è un “tema” ma una condizione di lavoro e un principio trasversale: è interculturale la Scuola di integrazione dei saperi; la formazione, che non può prescindere dall’apertura linguistica e culturale; la ricerca che dialoga con altri Paesi, la ricerca cooperativa, inclusiva, capace di creare ponti tra Nord e Sud del mondo, il fundraising che si apre a mondi professionali diversi.
Un articolo di