NEWS | Ateneo

L’approccio multidisciplinare contro i rischi dell’Intelligenza Artificiale

10 giugno 2021

L’approccio multidisciplinare contro i rischi dell’Intelligenza Artificiale

Condividi su:

Esistono macchine sagge? Che cosa significa vivere on line? La tecnologia è utile al benessere delle persone? Sono solo alcuni interrogativi che la giornalista e conduttrice Radio Uno Rai Annalisa Manduca ha rivolto ai protagonisti del webinar “Esiste una saggezza digitale”, in streaming giovedì 10 giugno sui social @Unicatt e nell’ambito del quale è stato presentato il neonato laboratorio dell’Università Cattolica Humane Technology Lab. A rispondere alle domande Giuseppe Riva, professore di Psicologia generale e direttore di Humane Technology Lab, Ciro De Florio, docente di Logica e Filosofia della scienza in Cattolica, Nicola Palmarini, direttore del National Innovation Centre for Ageing del Regno Unito, e Gabriele Mazzini, Commissione europea, Dg Connect.

Un dialogo appassionante per il suo tentativo di indagare una «presunta» o «reale» saggezza digitale. «Da professore e da genitore sono consapevole dell’impatto che in questo periodo la tecnologia sta avendo sulle nostre vite», ha esordito il professor Riva entrando immediatamente nel vivo del dibattito. «Il Covid ha cambiato le regole del gioco e forse uno dei temi di cui oggi dovremo discutere e se riusciamo a utilizzare le tecnologie in maniera equilibrata». Da questo punto di vista «il neonato laboratorio intende mettere a sistema le competenze multidisciplinari presenti nel nostro Ateneo e integrare tante prospettive». Infatti se c’è un modo giusto per affrontare i rischi connessi all’uso delle nuove tecnologie è proprio l’«approccio corale».

Parlando di altre discipline, tecnologia e filosofia si piacciono? «Devono piacersi perché ne va del nostro futuro», ha ribattuto Ciro De Florio. «Piuttosto la filosofia, insieme con le altre Humanities, deve giocare in attacco, occupandosi degli aspetti più strutturali e diventando parte integrante dello sviluppo della tecnologia».

Il grande dilemma è però se le macchine possono essere sagge. Per Gabriele Mazzini «quello che conta è che l’uso della tecnologia sia saggio» perché «non ci si può aspettare una saggezza da parte della macchine». Del resto la stessa Commissione europea da un punto di vista regolamentare tratta l’Intelligenza Artificiale come un «prodotto» e alla luce di questo fattore ha proposto un «progetto di regolamento per prevenire e minimizzare una serie di conseguenze che ne possono derivare dal suo utilizzo».

Va da sé che dietro gli utenti ci sono sempre persone che possono subire conseguenze, anche dolorose, se la tecnologia prende il controllo e sbaglia le proprie decisioni. Un tema caro a Nicola Palmarini. «Questa esperienza digitale che viviamo genera nuove patologie che colpisce tutte le generazioni, per esempio la paura di rimanere tagliati fuori». Inoltre se consideriamo la saggezza come «altruismo», «empatia» allora sì che facciamo fatica a parlare di saggezza digitale. Eppure tendiamo ad amare le decisioni prese dalle macchine e ci affidiamo troppo spesso alla tecnologia pur sapendo che sbaglia.

Ecco perché, ha commentato il professor Riva, una delle sfide future - al centro anche dell’attività di Humane Technology Lab - è raggiungere l’equilibrio, vera chiave della saggezza digitale. Un equilibrio utile - sono convenuti unanimemente i relatori - a guardare oltre a quell’«opacità» che sta dietro la gestione degli algoritmi. «Abbiamo a che fare con strumenti opachi perché dipendono da dati che hanno un certo grado di imprevedibilità», ha osservato Mazzini, per questo sono «necessari interventi normativi». Tuttavia il bilancio della Commissione europea sull’Intelligenza artificiale è positivo. «Si parla di una “terza via” nell’approccio alla nuove tecnologie che ci consenta uno suo sviluppo sostenibile basato, da un lato, sull’eccellenza, dall’altro, sulla fiducia derivante dalle norme».

Serve sì una regolamentazione ma cruciale resta l’educazione. Bisogna «educare quelli che disegnano il progresso e le tecnologie almeno alla consapevolezza degli effetti e non solo dei benefici», ha fatto presente Nicola Palmerini.

Insomma, luci e opacità della tecnologia. Certo, ha avvertito Giuseppe Riva, «vivere nel mondo digitale non è la stessa cosa che vivere nel mondo fisico». Ma «senza buttare il bambino con l’acqua sporca» la tecnologia non va «demonizzata» e può essere una grande opportunità, soprattutto per i giovani. Di qui la necessità di conoscerne i rischi anche grazie al «dialogo tra varie competenze e discipline». Che è proprio l’obiettivo di Humane Technoloy Lab.

 

Un articolo di

Katia Biondi

Katia Biondi

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti