La musica del Mediterraneo è uno spazio di incontro fra culture. L’istituto di cultura araba dell’Università Cattolica l’ha celebrata venerdì 24 ottobre ospitando un duplice evento internazionale aperto al pubblico.
I due musicologi Enrico Reggiani, professore di Letteratura inglese dell’Università Cattolica, e Nidaa Abou Mrad dell’Université de la Sorbonne di Parigi, moderati dal direttore dell’Istituto di cultura araba Wael Farouq, si sono confrontati sul tema della musica modale come straordinaria espressione di unità nella diversità che attraverso i secoli accomuna i popoli del bacino Mediterraneo.
Come ha sottolineato Farouq nell’intervento introduttivo, la cultura del Mediterraneo si esprime con una lingua che ogni popolo parla attraverso dialetti diversi. La musica, invece, è un linguaggio non verbale comune a tutti. A dimostrazione di questo, attraverso esempi musicali dal vivo, i due relatori hanno evidenziato che il sistema modale costituisce un tesoro condiviso dalle tradizioni musicali e religiose pagane, ebraiche, cristiane e islamiche.
L’Aula Magna del campus milanese dell’Ateneo ha accolto in serata un suggestivo concerto di musica modale, con la partecipazione di Nidaa Abou Mrad (kemāntšē, viella e violino), di Tarik Beshir (canto e oud), Rafka Rizk (canto) e Ghassan Sahhab (qānūn e lira). Si è trattato di un vero e proprio viaggio musicale in sette tappe, una per ciascuna epoca storica e regione del Mediterraneo: dalla melodia più antica al mondo, incisa su una tavoletta di Ugarit (Siria), alla Grecia antica, ai canti cristiani medievali delle chiese siriaca, copta e bizantina, al canto gregoriano latino, alle composizioni di Ṣafī al-Dīn al-Urmawī, grande teorico musicale dell’epoca abbaside, e ai versi mistici di Muḥyī al-Dīn Ibn ʿArabī. Il viaggio ha poi toccato il Maghreb, l’Andalusia, la Spagna e i versi di Dante Alighieri, per concludersi infine in Egitto, nel pieno della Nahda, il Rinascimento arabo del XIX secolo, con una selezione di musica sufi.
Il direttore Farouq, recentemente insignito del Premio Eccellenza del Mediterraneo 2025 per la cultura e il dialogo interculturale, ha ricordato la bellezza della condivisione di una musica antica quanto il Mediterraneo, «un mare abitato da narrazioni – anche musicali – che intrecciano culture diverse in un unico volto umano, nel quale ciascuno può riconoscere sé stesso e la propria identità».