È indubbio che padre Agostino Gemelli (1878-1959) sia stato una personalità rilevante del movimento cattolico del Novecento non solo in veste di eminente scienziato ma anche per il contributo dato alla causa cattolica con la fondazione nel 1921 dell’Università dedicata al Sacro Cuore. Alla base della svolta della sua vita c’è la conversione quando nel 1903 il giovane medico e promettente scienziato Edoardo Gemelli, di cultura positivista e socialista, si avvicinò al cattolicesimo ed entrò a far parte dell’Ordine dei Frati Minori di san Francesco (e non dei Domenicani o dei Gesuiti, ordini più dediti allo studio come era nella sua indole) prendendo il nome di fra Agostino. Nacque un caso anche politico, fomentato dalla famiglia che non accettò questa sua scelta. I giornali parlarono di “suicidio di un’intelligenza” e la biografia gemelliana contiene vari episodi legati a questo periodo, compreso il tentativo della famiglia di farlo dichiarare pazzo o il tentativo di rapirlo dal convento. Sulla sua conversione padre Gemelli fu molto discreto, se non evasivo.
A sollevare il velo su questa vicenda personale ma con risvolti notevoli per proseguo della vicenda gemelliana è stato il professor Luciano Pazzaglia, già ordinario di Storia dell’educazione presso l’Università Cattolica e ora direttore dell’Archivio per la storia dell’educazione in Italia dell’Università Cattolica (sede di Brescia), con il volume La conversione di Gemelli. Da Edoardo a frate Agostino (Morcelliana 2022) che riporta una minuziosa ricostruzione dei documenti relativi al processo di conversione, consultando e citando le lettere da lui indirizzate a persone fidate e amiche come Ludovico Necchi, tra i collaboratori più stretti per la fondazione dell’Università Cattolica, e il sacerdote milanese Giandomenico Pini.
Sull’onda del Centenario di fondazione dell’Università Cattolica, celebrato due anni fa, e per onorare la storia dell’Ateneo anche nei risvolti meno noti, tale vicenda contenuta nel volume del professor Pazzaglia, in passato poco esplorata anche a motivo delle reticenze di Gemelli, suscita ancora curiosità e interesse.
Con questi intenti si sono confrontati gli studiosi che sono intervenuti alla presentazione del libro che si è svolta in Sala Negri da Oleggio lunedì 8 maggio, organizzata dal Dipartimento di Storia, archeologia e storia dell’arte, coordinati dal professor Angelo Bianchi dell’Università Cattolica, il quale, considerando la conversione come elemento centrale nell’esperienza di Edoardo Gemelli, ha evidenziato il senso di appartenenza verso la comunità universitaria e la stima e amicizia verso l’autore.
Gratitudine all’autore è stata espressa dal professor Andrea Canova, preside della Facoltà di Lettere e filosofia, e anche ammirazione «perché il volume si legge come un romanzo ed è apprezzabile per la costruzione del contesto basato su testimonianze dei giornali e di fonti contemporanee utile per capire il momento storico, ricco di tensioni e drammatico, nel quale prende forma il progetto di Università Cattolica nell’epoca del positivismo, del materialismo e dello scientismo».
Il professor Domenico Simeone, preside della Facoltà di Scienze della formazione, rilevando la dimensione intima della conversione che non può essere colta neppure dallo storico più accorto, ha citato uno scritto di Gemelli del 1924: «Non vorrei si pensasse che io metto in mostra l'intimità della mia conversione. Nella "camera nuziale" della mia anima non c'è posto che per Dio», e ha elogiato il coraggio del professor Pazzaglia «che non ha voluto violare questo spazio riservato, ma ci ha dato indizi per questa vicenda umana».
Il senso del mistero della conversione è stato ripreso anche dall’intervento del professor Francesco Tedeschi, direttore del Dipartimento di Storia, archeologia e storia dell’arte.
Il tema del volume del professore Pazzaglia è stato poi affidato agli storici Fulvio De Giorgi dell’Università degli Studi di Modena e Reggio Emilia, Agostino Giovagnoli e Raffaella Perin dell’Università Cattolica.
Il professor De Giorgi ha evidenziato che la conversione non fu motivata da delusione amorosa, ma da una precisa lettura teologica quale studioso della natura, quindi avvenne «come passaggio successivo alla sua adesione al francescanesimo». Il professor Giovagnoli ha ritrovato nel libro gli elementi per cui furono strumentali le polemiche sulla fragilità psicologica di Gemelli che avrebbe subito forzature, quindi si trattò di un atto lucido e sincero, dettato da amore per la vita: «Il libro di Pazzaglia ci aiuta a comprendere come la rapidità della conversione, la inspiegabilità e la incomunicabilità della stessa fu oggetto di polemiche strumentali e anticlericali mentre è “normale” avere elementi “anormali” nel proprio equilibrio». Su quello che è un ritratto inedito di Gemelli si è soffermata la professoressa Perin per la quale «non si tratta di uno studio rivolto necessariamente a storici dell’Università Cattolica o del cristianesimo o a biografi di Gemelli, ma è una storia rivolta a chiunque per conoscere come Gemelli è diventato Gemelli. È come leggere un romanzo, documentato ma senza essere pesante. Al centro è Edoardo, non tanto Agostino».
Nel ringraziare i relatori e puntualizzare aspetti del suo pensiero, l’autore Luciano Pazzaglia ha riconosciuto un debito di gratitudine a chi aveva già trattato la questione della conversione di Gemelli con spunti poi sviluppati da Pazzaglia: il compianto professor Nicola Raponi, studioso della storia dell’Università Cattolica, e prima ancora il rettore Ezio Franceschini, che aveva conosciuto personalmente padre Gemelli.