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La guerra in Ucraina e l’importanza di salvare la democrazia

01 dicembre 2022

La guerra in Ucraina e l’importanza di salvare la democrazia

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“Il punto non è fermare la guerra, è salvare la democrazia”. Il professor Vittorio Emanuele Parsi, direttore dell’Alta Scuola in Economia e relazioni internazionali dell’Ateneo, lo ha scritto sulla fascetta che avvolge il suo libro, edito da Bompiani e appena uscito, Il posto della guerra e il costo della libertà e lo ha ribadito nel corso della presentazione di questo volume, che si è tenuta lunedì 28 novembre in Cattolica. Con questo evento si è concluso il VIII ciclo di incontri Politica in Transizione 2022-2023 promosso dal centro di ricerca Polidemos. All’evento, moderato dal professor Damiano Palano, direttore del Dipartimento di Scienze politiche, insieme all’autore, sono intervenuti Angelo Panebianco, politologo ed editorialista del Corriere della Sera e la vicedirettrice de Il Foglio Paola Peduzzi.

Il dibattito si è focalizzato su come l’Europa e i suoi Stati membri si sono mostrati sin da subito uniti nel loro sostegno senza riserve a Kiev, condannando fermamente l’aggressione militare ingiustificata della Russia, che ha preso il via poco dopo il riconoscimento delle repubbliche separatiste del Donbass, situate in territorio ucraino, con la motivazione ufficiale di un’iniziativa di peacekeeping, di tutela della pace. Ma soprattutto sono stati affrontati i temi della salvaguardia della democrazia minacciata dall’invasione della Russia e dell’eroica resistenza del popolo ucraino.

«L’idea di questo libro parte dall’insofferenza personale derivata dal vedere come molti mettono sullo stesso piano le ragioni dell’aggredito e quelle dell’aggressore - ha spiegato Parsi - la guerra mondiale non è ovviamente la soluzione ma bisogna aiutare l’Ucraina, una democrazia che lotta per la propria libertà messa a rischio dall’attacco di un regime».

Il direttore di Aseri poi sposta il focus del ragionamento sugli elementi utili per identificare il concetto di democrazia: «In un paese democratico c’è un governo di maggioranza che comanda ma c’è anche un’opposizione che vigila se ciò che viene deciso dalla legislatura rispetta le norme costituzionali».

In alcuni casi sicuramente l’opposizione per vari motivi non svolge correttamente il proprio compito ma come ha sottolineato ancora Parsi: «In una democrazia solitamente sono presenti anche una magistratura indipendente e una stampa libera che possono scoprire se chi comanda mente. Tutto ciò non è presente in un regime che ha una ideologia basata sulla salvaguardia dei propri interessi e non di quelli dei cittadini».

Gli altri relatori presenti all’evento si sono concentrati invece su come l’autore affronta nell’opera il ruolo che l’Europa dovrebbe avere in questo conflitto. «Parsi sottolinea perfettamente il fatto che le democrazie non sono mai state contro la guerra, ma hanno sempre combattuto contro sistemi non democratici e per annullare minacce esistenziali», ha ribadito il professor Palano. «Nell’opera si sviluppa il concetto basato sul fatto che un popolo non disposto a lottare per la propria libertà smette di essere popolo a livello politico. Quindi se l’Ucraina smettesse di combattere contro i russi verrebbe annullata come popolo, e se l’Europa non sostenesse gli ucraini, metterebbe in pericolo la propria libertà», ha concluso Palano.

Angelo Panebianco ha invece riflettuto su come «Questo volume spiega quanto la guerra ha profondamente modificato tutti i classici assetti economici, istituzionali e anche sociali, considerati imprescindibili negli ultimi 80 anni durante i quali l’Europa ha vissuto sempre in un clima di pace».

E a proposito di pace Paola Peduzzi ha sottolineato infine il ruolo che potrebbe svolgere la Germania per fermare questo conflitto: «La Germania tra i paesi europei più influenti è quello che ha più legami con la Russia e soprattutto l’ex Cancelliera Angela Merkel potrebbe rivelarsi un elemento diplomatico decisivo per far terminare la guerra e per giungere a una pace».

Pace che invece secondo Parsi non è così possibile nell’immediato: «Il Cremlino mente in continuazione e pone una chiusura totale al mondo esterno. È molto difficile convincere Putin a fare un passo indietro, è un uomo che distrugge tutto».

Un articolo di

Alessandro Stella e Christian Valla

Scuola di Giornalismo

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