Nella prima sessione del Festival internazionale della lingua e cultura araba, che si è svolto da giovedì 17 a sabato 19 marzo in Università Cattolica, intitolata “Il dizionario storico: intrecci di lingue e culture” i relatori hanno parlato delle lingue come di specchi contrapposti, con superfici riflettenti diverse, con le quali analizzare una varietà di rivelazioni del sé, così come è riflesso da ciascuna lingua, oppure, in altre parole, da ciascuna esperienza di coscienza del mondo e del sé.
“Il dizionario etimologico: modelli e metodi” è il titolo della seconda sessione dove sono stati svelati i segreti della realizzazione di quel tessuto vivo di nomi, verbi, avverbi e preposizioni. Il dizionario storico, infatti, non è solo una memoria legata al passato, ma è un procedimento che scava un nuovo corso per permettere al fiume della lingua di scorrere ancora, con la stessa forza e lo stesso impeto, verso il futuro.
La terminologia è stata poi la protagonista della terza sessione del Festival una delle rivelazioni di questo futuro e della coscienza che la scienza ha di se stessa. La terminologia è una delle forze motrici dello sviluppo della scienza perché il termine è frutto dell’invenzione e dell’ingegno. Specialmente nel mondo di oggi, centrato sulla scienza e la tecnologia, la terminologia è diventata la chiave più importante per la conoscenza, poiché il modo in cui si denominano e si definiscono i concetti scientifici specializzati, il modo in cui si organizzano, si descrivono e si traducono, non aiuta soltanto a capire la struttura della conoscenza nel momento presente, ma gioca anche un ruolo fondamentale nello sviluppo e nell’espansione della conoscenza stessa nel futuro, perché “la conoscenza non può esistere senza terminologia”.
Nella quarta sessione si è esplorata una nuova geografia del Mar Mediterraneo, segnata da due grandi poeti, Eugenio Montale e Mahmoud Darwish. La geografia ci ha consegnati alla storia e la poesia alla lingua e alle riflessioni sulla lingua della storia, poiché la lingua dà forma al tempo, o alla nostra conoscenza del tempo, regolata da un infinito divenire di concetti che cambiano, nonostante la loro impronta genetica che li riporta a una geografia e a una storia precisa.
Infine, la quinta sessione ha approfondito il lessico dell’essere tra lingua e poesia, tra le due rive che, separandosi, si risanano, in un eterno ciclo, da mare a cielo, da cielo a mare.
Sembrerà impossibile, oggi, contenere tutta questa diversità umana, soprattutto nel campo delle lingue e delle culture. Per questo la quinta edizione del Festival ha cercato di costruire un ponte tra la relatività dell’individuo e l’assolutezza dell’umanità attraverso l’esperienza di costruzione del dizionario storico.