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Laurearsi in Cattolica, una vera e propria tradizione di famiglia

02 luglio 2021

Laurearsi in Cattolica, una vera e propria tradizione di famiglia

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La Cattolica rappresenta una vera e propria “tradizione di famiglia” per i protagonisti della nuova puntata dello speciale “#laureedifamiglia”. Se infatti per il nonno, lo stimato economista Giacomo Vaciago, docente di Politica economica dell’Ateneo, l’Università del Sacro Cuore è stata la presenza costante di una vita, per i suoi figli e i suoi nipoti è stata e costituisce oggi un’esperienza formativa importante, sia dal punto di vista culturale che umano. Le esperienze positive di studio, l’attenzione alla persona e a una formazione religiosa, così come l’alto grado di “employer reputation”, sono tra le motivazioni che hanno portato un’intera famiglia a scegliere di studiare in Cattolica e di far parte della grande Community Alumni.


«I nostri figli hanno deciso spontaneamente di iscriversi in Cattolica. Hanno fatto le loro indagini, raccolto informazioni e anche fatto i test d’ingresso presso altri atenei, ma immagino che abbiano assorbito negli anni, indirettamente, tutte le nostre esperienze positive. Sicuramente sono stati anche influenzati dal grande amore del nonno - il professor Giacomo Vaciago, docente di Politica economica ed Economia monetaria in Cattolica -, per lui l’università è stata la “presenza” di tutta la sua vita».

Inizia così Teresa, alumna della Facoltà di Giurisprudenza e oggi avvocato, a raccontare come l’Università Cattolica sia e rappresenti una vera e propria “tradizione di famiglia”.


Oltre infatti al nonno, alla mamma, anche papà Agostino si è laureato in largo Gemelli, nel 1993, in Giurisprudenza. E ora a breve sarà la volta della primogenita Giulia (classe 1997), iscritta all’ultimo anno di Giurisprudenza, che sta per discutere una tesi in materia di responsabilità amministrativa degli enti. Mentre la secondogenita Francesca (classe 1999), iscritta al terzo anno della triennale in Economia e gestione dei beni culturali e dello spettacolo, sta già lavorando a una tesi che sarà un excursus sull’Unione Europea, con analisi dell’Unione economica, monetaria e focus principale sull’Unione bancaria. E poi c’è Giovanni, matricola del corso di laurea in Economics and management, che ha appena iniziato a sostenere gli esami. «A causa della pandemia Giovanni ha intrapreso il suo percorso universitario quasi solo da casa, in Dad, non potendo, per il momento, vivere appieno l’esperienza universitaria» fa presente mamma Teresa, sottolineando come il ragazzo sia comunque contento e soddisfatto.

Se ripensa ai suoi anni di studio in Cattolica Teresa non può non ricordare il professor Giuseppe Portale con cui si è laureata e il professor Carlo Castronovo che le ha trasmesso la passione per il Diritto. «Avevo tutti docenti molto stimati, sicuramente l’Università Cattolica era più strutturata della Statale (unica altra scelta all’epoca per Giurisprudenza), le aule erano compatibili al numero di studenti, i corsi e le sessioni di esame ben organizzati» osserva Teresa che, in particolare, descrive quegli anni come «i primi anni della mia vita autonoma, da quasi adulta, con una totale libera gestione del mio tempo; ho avuto la fortuna di comprendere da subito la serietà richiesta dall’Università e di trovare buoni compagni di studio e buoni educatori, anche tra gli studenti degli anni più avanti. Ricordo, ad esempio, il fondamentale aiuto nel preparare l’esame di Diritto privato dato dai gruppi di studio organizzati dagli studenti, che mi convinsero a investire tutto il mio impegno dei primi mesi nel preparare tale esame. E come giovane studentessa, senza alcuna esperienza del mondo universitario, seguire il loro consiglio mi aprì la strada alla giusta preparazione degli anni successivi».

E se dovesse individuare quel valore aggiunto, quel “quid” cha ha fatto la differenza dall’aver studiato in Cattolica, Teresa non ha dubbi affermando che «venendo da una famiglia molto religiosa, il fatto che l’università considerasse tra i suoi impegni anche la formazione religiosa non era gravoso per me, anzi lo consideravo un motivo di orgoglio, un motivo di differenziazione rispetto agli altri percorsi universitari».


Se si passa la parola alle figlie, l’entusiasmo e il tasso di gradimento verso la propria università non cambia. Al di là di qualche piccolo inconveniente di ordine organizzativo, come le lunghe attese prima di sostenere un esame, le laureande Giulia e Francesca si dicono molto soddisfatte della propria scelta e consce che l’aver studiato in un’istituzione prestigiosa – il cui titolo di laurea è ben valutato nel mondo del lavoro – è sicuramente un ottimo biglietto da visita. Francesca, per esempio, da gennaio lavora con uno stage in Coty e il suo curriculum è stato selezionato solo perché è una studentessa proveniente dalla Cattolica.

Dai ricordi dei genitori alumni, così come dalle parole delle figlie laureande, emerge chiaramente che se l’aver studiato e l’essersi laureato in Università Cattolica rappresenta un “marchio di fabbrica di alta qualità” è anche vero che l’aver frequentato i chiostri bramanteschi e le aule dell’Ateneo del Sacro Cuore ha costituito un’esperienza formativa importante, sia dal punto di vista culturale che umano.

Un articolo di

Graziana Gabbianelli

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