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Leone XIV e le sfide dell’intelligenza artificiale

19 maggio 2025

Leone XIV e le sfide dell’intelligenza artificiale

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Tre indizi fanno una prova. Leone XIV sarà un Pontefice che si occuperà e non poco di tecnologia ed in particolare di intelligenza artificiale. Lo si può dire non per vaticinio, ma perché lui stesso, nelle pochissime parole che ha già consegnato alla storia, ne ha fatto insistito riferimento. Lo ha fatto parlando ai cardinali che lo hanno eletto nella sala nuova del sinodo, lo ha fatto il giorno dopo parlando agli operatori dei media. Ma soprattutto lo ha fatto scegliendo il nome Leone XIV. Annunciato all’Urbe ed all’Orbe dal cardinal Mamberti quel Leonem ha stupito tutti ed ha scatenato il vaticanista che è in ognuno di noi. Ma è stato lo stesso Papa a darne l’interpretazione autentica: “Proprio sentendomi chiamato a proseguire in questa scia, ho pensato di prendere il nome di Leone XIV. Diverse sono le ragioni, però principalmente perché il Papa Leone XIII, infatti, con la storica Enciclica Rerum novarum, affrontò la questione sociale nel contesto della prima grande rivoluzione industriale; e oggi la Chiesa offre a tutti il suo patrimonio di dottrina sociale per rispondere a un’altra rivoluzione industriale e agli sviluppi dell’intelligenza artificiale, che comportano nuove sfide per la difesa della dignità umana, della giustizia e del lavoro”. Una interpretazione che Robert Prevost si era premurato di comunicare tra i primi a Matteo Bruni, direttore della Sala Stampa Vaticana, che la sera stessa dell’elezione ne diede ufficialmente notizia. Bruni che è stato convocato in sala regia pochi minuti dopo la fumata bianca e ben prima dell’apparizione dalla Loggia delle benedizioni, fatto mai accaduto nell’elezione di un Papa.

I media, ma anche i lettori ormai abituati all’immediatezza dell’informazione, stanno in queste prime ore e giorni letteralmente pendendo dalle labbra del Pontefice sezionando parole e gesti nel tentativo di comprendere future decisioni ed indirizzi. Il nome Leone XVI è uno dei pochi dati certi che possediamo. E non è un dato da poco perché la scelta non è mai legata ad un vezzo, ma è quasi il titolo della prima enciclica programmatica di un Pontefice. La metamorfosi digitale ed il suo impatto sulla società, sull’essere umano e sul suo/nostro essere amministratori del creato attraverso il lavoro saranno al centro del pontificato di Robert Prevost o per meglio dire ruoteranno all’unico centro autentico e perenne che è Cristo stesso con una meta ben precisa: la giustizia e la pace. Già il Magistero di Francesco aveva individuato nell’intelligenza artificiale e nelle tecnologie emergenti un fattore decisivo rispetto a questi due temi. Basti citare il messaggio per la Giornata mondiale della pace del 2024, polarizzato proprio sull’AI e le sottolineature insistite, per esempio nella Laudato si’ o nei discorsi al corpo diplomatico. Il Magistero, dunque, ci ha già consegnato una lettura inevitabile: l’AI è un segno dei tempi, non una moda passeggera o una contingenza storica.

La scelta di Leone e quanto man mano ci verrà donato come impatta e che significato ha per il mondo universitario, per l’Università Cattolica in modo particolare? Per rispondere questa volta un po’ dobbiamo consultare la palla di vetro e leggere, con tutti i rischi connessi, più che parole dei segni, che però ragionevolmente possiamo cogliere come segnali. Papa Leone ha usato una parola, sinodalità, ha evocato un passaggio della Evangelii Gaudium sul dialogo con il mondo, ed ha parlato della scelta del nome al collegio dei cardinali riunito davanti a sé. Papa Prevost costruirà ponti con il mondo sul tema dell’intelligenza artificiale – e non solo naturalmente – camminando con la Chiesa e nella Chiesa. Guidando la Chiesa nel suo ruolo di sintesi, ma ascoltando la Chiesa e nella Chiesa chi, per mandato, ministero e vocazione è particolarmente attento ad alcuni temi. Già Francesco aveva invitato le Università ad occuparsi della metamorfosi digitale ed essere a servizio del mondo per dare una interpretazione, un collocamento culturale e degli elementi di governo che custodissero l’umano. Leone XIV si metterà in continuità piena con il suo predecessore, consapevole da buon agostiniano della differenza tra fede e ragione, tra pastorale e scienza, tra accademia e rivelazione. Ma nell’orizzonte fecondo del dialogo, nel segno della Cattolicità cristologicamente fondata di cui è garante sommo. Quell’et et che scaturisce dalle due nature di Cristo e che culturalmente significa la continua ricerca di equilibri dinamici che permettano di allargare sempre l’orizzonte così da tenere insieme quanto, di primo acchito, sembrerebbe difficilmente conciliabile. Sarà entusiasmante, per il nostro Ateneo e non solo, continuare ad essere partecipi di un processo culturale importante, fedeli alla nostra tradizione ed ai nostri fondatori. In dialogo ancora più costante e serrato con i nostri studenti, con i ricercatori ed i docenti più giovani, in quella comunione tra antiqua et nova che è nel nostro Dna.

Un articolo di

don Luca Peyron

don Luca Peyron

Docente di Teologia - Università Cattolica

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