Joël Dicker, grande fan qual è di Maryanne Wolf, non può che essere d’accordo. «”Lettore, vieni a casa” è il più importante libro che abbia mai letto». E rivolgendosi all’attenta e partecipe platea ha dichiarato: «Non capisco perché non sia obbligatorio nelle scuole. Se non l’avete letto dovrete farlo perché vi darà la possibilità di capire perché dobbiamo trasmettere questa abilità: ha a che fare con la responsabilità di rendere le persone libere». Ecco dunque l’importanza dell’empatia. «Un modo per comprendere noi stessi è offerto da ciò che leggiamo, poiché veniamo tutti dallo stesso territorio», ha precisato Dicker. «La lettura tra le righe racconta una storia di voi stessi e vi permette di dire da dove venite, chi siete e dove state andando».
E allora «un autore dalle trame avvincenti che tipo di rapporto ha con i lettori?», ha chiesto incuriosito Mottola a Dicker. «Mi leggono in tutto il mondo e il mio pubblico ha background differenti. Quando scrivo un libro so che le persone da me si aspettano di essere portate via dalla realtà e di vivere vite diverse. Nel mondo difficile in cui ci troviamo, cerco di offrire ai miei lettori un posto sicuro in cui sono liberi di giocare con l’autore. L’esperienza che dà un libro è di gran lunga superiore rispetto a quella che viene dalla visione di un film». E poi, in riferimento al diffuso uso di tablet e cellulari, lo scrittore ginevrino ha avvertito: «I monitor sono pericolosi per i bambini».
Sono numerosi gli studi scientifici che lo confermano. Alcuni li ha citati Maryanne Wolf. «Lo schermo è la babysitter ideale», ha commentato la neuroscienziata. Ma spesso se ne dimenticano gli effetti. Per esempio, «cambia il funzionamento cerebrale dei bambini». Difatti, «i neurologi pediatrici stanno osservando quanto sia passivo un bambino che trascorre il tempo davanti a un Ipad: è come se ricevesse un lecca lecca alla dopamina». A dimostrarlo anche uno studio uscito a gennaio e condotto a Singapore su bambini tra 0 e 8 anni con lo scopo di valutare le conseguenze che gli schermi digitali producono. Ebbene, è emerso che le aree connettive subiscono un impatto negativo. Un’altra metanalisi, realizzata a Barcellona su 171mila giovani divisi in due gruppi, ha messo in evidenza le maggiori difficoltà di chi leggeva la stessa storia su dispositivo digitale rispetto a quanti l’avessero letta su un supporto cartaceo. Tutto questo per dire che la lettura su schermo è superficiale e poco immersiva. L’antidoto contro questa tendenza che sta prendendo piede? «Bisogna ripristinare l’abilità di tornare a leggere su carta, almeno 20 minuti al giorno», ha suggerito Wolf. «Solo così si può recuperare la lettura profonda l’unica in grado di combattere la disinformazione in quanto mette insieme empatia e analisi critica».
Del resto, ha fatto eco Dicker, «tutti amiamo leggere, dobbiamo solo capirlo». Addirittura, «si potrebbero leggere 50 libri all’anno, se tutti lo facessero nei momenti liberi», ha aggiunto citando una stima riportata qualche tempo fa da uno quotidiano americano. «Il segreto è avere sempre un libro in tasca e leggere mentre si aspetta la metro o si è nella sala d’attesa del medico».
E qualcuno dal pubblico ha chiesto: «Siamo sommersi dal digitale e trascorriamo ore davanti agli schermi sia per studio sia per lavoro. Come uscire da questo vicolo cieco?». Serve quella che Maryanne Wolf ha chiamato «saggezza digitale». «Possiamo trovare una certa complementarità tra le due forme di lettura. Il sistema educativo può essere d’aiuto. Ma cruciale è senza dubbio il ruolo dei genitori, esponendo i bambini alla lettura sin dai primi anni di vita. La saggezza di cui parlo sa integrare la cultura digitale con la costruzione di competenze per la lettura profonda».