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Non c’è democrazia senza fiducia

26 marzo 2025

Non c’è democrazia senza fiducia

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La democrazia ha bisogno di fiducia, suo fondamento imprescindibile. Se questa viene a mancare, si crea spazio per egemonie basate su altri pilastri: la coercizione, la forza, l’obbedienza. Che cosa accade, dunque, quando la fiducia nelle istituzioni, nei media e nella giustizia si sgretola? Partiamo dai dati. Un recente report curato da Ipsos e Area Studi Legacoop ha fotografato la fiducia degli italiani nelle istituzioni. Il 70% degli intervistati dichiara di non credere che al Governo interessino molto le reali esigenze dei cittadini. Al contrario, la figura del sindaco, indicata dal 43% degli intervistati, è quella che raccoglie maggiore fiducia, soprattutto nei piccoli comuni. Il consenso, in questo caso, è al 51%, mentre nelle città con più di 250mila abitanti scende al 39%. Il secondo posto è occupato dalla figura del Presidente del Consiglio, al 38%, seguito dal Presidente di Regione, al 37%, dai consiglieri comunali, al 35% e dai parlamentari europei, al 32%. All’ultimo posto, i parlamentari italiani godono della fiducia soltanto del 22% degli intervistati.

Nel tempo del sospetto, è decisivo distinguere tra due concetti spesso confusi, ma sostanzialmente diversi: il potere e l’autorità. Ne hanno parlato Marta Cartabia, già presidente della Corte Costituzionale, prima donna a ricoprire tale carica, e ministro della Giustizia del Governo Draghi, e Mauro Magatti, sociologo ed economista, docente all’Università Cattolica, durante l’incontro “Fiducia, autorità, potere”, che si è tenuto nella Sala degli Azionisti di Palazzo Edison, a Milano, nell’ambito della seconda edizione di Soul Festival di Spiritualità, promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore e dalla Diocesi di Milano.

Un articolo di

Francesco Berlucchi

Francesco Berlucchi

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«Auctoritas e potestas sono spesso usati come sinonimi, ma non lo sono affatto» spiega Marta Cartabia. «È il concetto espresso in maniera insuperabile da Cicerone: Cum potestas in populo auctoritas in senatu sit». Si pensa spesso alle istituzioni come luoghi di potere che agiscono nei confronti dei cittadini attraverso strumenti di comando. Ma ci sono anche le istituzioni di garanzia, che esprimono un’autorità. «L’autorità è quella forma di esercizio di un servizio pubblico che fa funzionare il lavoro di altri, che non impone comando, ma permette ad altri di svolgere il loro ruolo» prosegue Cartabia. «Le istituzioni di garanzia si basano su una fiducia accordata e su una fiducia ricevuta dai cittadini. Non è un caso se sono queste le istituzioni che, nei sondaggi, incontrano maggiore fiducia da parte dei cittadini». L’esempio più eclatante è rappresentato dal Presidente della Repubblica, che «è lì per assicurare che la macchina dello stato funzioni. Che il lavoro degli altri sia indirizzato verso l'orizzonte della Costituzione».

«La fiducia è una condizione dello spirito che si apre rischiosamente all'altro» commenta Aurelio Mottola, moderatore dell’evento e curatore di Soul. C’è un nesso profondo, quindi, tra l’autorità e la fiducia. Lo spiega benissimo il professor Magatti: «L’autorità è ciò che puntella il presente, rispetto a ciò che si è consolidato nel passato. E in questo modo aiuta a tenere insieme la compagine sociale e a creare consenso sociale. Oggi c’è una profonda crisi di fiducia nelle istituzioni». Le cause sono tante, racconta Magatti: incapacità delle persone, corruzione, irregolarità, incapacità di attrarre i talenti, perché le istituzioni sono spesso impegnative e retributivamente non redditizie. «Viviamo in una società nella quale gli elementi di valore, di significato e di contenuto sono difficili da condividere» conclude il docente dell’Università Cattolica. «Questo, a tendere, rischia di mettere in pericolo la democrazia. Dobbiamo tornare a riflettere sull’autorità in rapporto al potere e alla fiducia».

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