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Notte dei ricercatori: un pieno di Università Cattolica

03 ottobre 2023

Notte dei ricercatori: un pieno di Università Cattolica

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Un posto di rilievo nella Notte dei ricercatori, giunta alla 18esima edizione e finanziata dalla Commissione europea, l’ha avuto a Piacenza l’Università Cattolica del Sacro Cuore, con una numerosa presenza al Laboratorio aperto del Carmine, dove sotto l'egida del progetto europeo #Leaf promosso da Frascati Scienza, bambini e ragazzi hanno potuto confrontarsi con il mondo della ricerca.

Alla presenza del direttore del Cnr, Giuseppe Colpani, tutte le facoltà della sede piacentina erano infatti presenti all’iniziativa in cui Piacenza - rappresentata dalla sindaca Katia Tarasconi e dall’assessore alle politiche giovanili, ricerca e università Francesco Brianzi - ha aderito insieme ad altre 33 città italiane.

Tito Caffi, docente e ricercatore della Facoltà di Scienze agrarie, alimentari e ambientali ha illustrato le attività miste che la sua facoltà ha ideato per l’occasione. A interfacciarsi con gli studenti sono stati i rappresentanti del Dipartimento di Scienze animali, della nutrizione e degli alimenti (Diana), svelando i segreti della salute degli animali e della loro alimentazione, con il riflesso che questi aspetti hanno successivamente sulla salute dell’uomo. I ricercatori del Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili (Diproves) hanno invece posto l’attenzione sulla difesa delle malattie delle piante e sugli insetti. Inoltre sono stati ingaggiati gli studenti della laurea magistrale di Agricoltura sostenibile e di precisione, i quali hanno redatto un poster per far comprendere cosa significhi studiare in Università Cattolica. «Un’università - precisa Caffi - che fa molta ricerca».

«Si è pensato a una proposta multilivello - prosegue - partendo dai più piccoli, sensibilizzando ad esempio i bambini delle elementari su cosa significhi quando le piante sono malate e mostrando loro che non tutti gli insetti sono brutti, oppure che non tutti i funghi sono dannosi. Spiegando, anzi, che la stragrande maggioranza servono all’equilibrio degli ecosistemi». «Ai ragazzi più grandi - continua Caffi - abbiamo parlato dell’importanza della salute delle piante e come preservarla. Si è cercato di mostrare ai giovani le attività svolte in università sia dal punto di vista della ricerca sia della didattica».

Ma la ricerca, si sa, ha bisogno di investimenti e le ultime stime dell’Enea confermano che in Italia si investe meno che altrove sulla ricerca e sviluppo: 0.9% rispetto al Pil, mentre la media europea è 1.4%.

«È un problema strutturale del Paese - dice in merito Caffi - se si hanno pochi fondi pubblici per la ricerca, pochi se ne hanno per i progetti, con la conseguenza che tutto diventa più complicato. A quel punto sta a noi cercare i fondi sia a livello europeo sia locale. Le società private sentono la necessità di fare ricerca, mancando i fondi strutturali si tenta di recuperare attraverso di loro. È però più complicato e a volte dispersivo». «Il problema - chiude - è innanzitutto da affrontare a livello politico: è importante fare in modo che i giovani ricercatori possano esprimere le loro potenzialità».

Un articolo di

Filippo Lezoli

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