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Nuove frontiere nello studio dei Neet

24 marzo 2023

Nuove frontiere nello studio dei Neet

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L’Istituto Toniolo, insieme con l’Università Cattolica e tramite l’Osservatorio Giovani, si rivela sempre all’avanguardia nell’individuare, tramite le proprie ricerche, nuove frontiere nello studio dei Neet, sotto la cui denominazione vengono indicati quei giovani che, tra i 16 e 24 anni, non studiano, non lavorano e non frequentano corsi di formazione.

Il webinar, svoltosi il 22 marzo, questa volta ha analizzato le possibilità di riscatto dei Neet nell’ambito della dimensione territoriale dove vivono, al fine di promuovere politiche di prossimità e di inclusione.

A presentare i dati di ricerca e le possibili soluzioni di intervento sono stati Alessandro Rosina, docente di Demografia e statistica sociale, coordinatore Osservatorio Giovani Istituto Toniolo, e Francisco Simões, dell’Instituto Universitàrio de Lisboa (Iscte), coordinatore di due progetti europei dedicati ai Neet nelle aree non urbane, moderati da Elena Marta, docente di Psicologia sociale e di comunità, componente del comitato scientifico Osservatorio Giovani Istituto Toniolo.

Originale l’idea di pensare al territorio come variabile importante per definire la condizione e le implicazioni dei Neet, il loro numero, il contesto familiare, le relazioni sociali, l’esperienza scolastica e dell’accesso al mondo del lavoro. Si tratta di considerare il territorio nella situazione dei Neet e di conseguenza le politiche più efficaci di quel territorio per sostenere questi giovani che sono una risorsa importate per il Paese, come ha affermato la professoressa Marta.

Un articolo di

Agostino Picicco

Agostino Picicco

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Nel suo intervento il professor Rosina ha evidenziato che è importante guardare al territorio e a indicatori di tipo demografico, sociale, economico. Oggi abbiamo meno giovani e questi hanno difficoltà ad investire nella loro formazione e nel percorso professionale. Occorre considerare la capacità dei territori di andare incontro alle loro aspettative, favorendo l’incontro tra domanda e offerta. Si considerino, poi, caratteristiche specifiche legate al territorio: la dipendenza dalla famiglia di origine (mentre in altri Paesi ciò non è socialmente accettabile), il lavoro sommerso per cui si può sopravvivere nella condizione di Neet sbarcando il lunario giorno per giorno, la difficoltà di conciliare famiglia e lavoro, soprattutto per le donne, con carichi di cura per i genitori anziani. Dal punto di vista lavorativo vi sono quelli che hanno cercato il lavoro per lungo tempo e hanno smesso di cercarlo e quelli che finiscono fuori dal radar delle politiche pubbliche. Pertanto non bastano i centri per l’impiego, ma occorre mettere in rete le richieste del mondo del lavoro in relazione alla scuola, favorire buone pratiche con gli enti territoriali, rafforzare la formazione tecnica e professionale. Insomma i Neet vanno approcciati in modo positivo e propositivo, favorendo l’orientamento e l’accompagnamento professionale, avvicinandoli alle opportunità tramite politiche efficaci per un territorio che voglia investire su di loro.

Al professor Simons è toccato parlare dei Neet in zone non urbane e delle politiche qui attive, che richiedono peculiari attenzioni, illustrando i fattori che portano i giovani delle zone rurali a cadere nelle condizioni di Neet. Questi sono aumentati in queste zone soprattutto dopo il Covid: nelle aree non urbane i giovani sono meno raggiungibili dai servizi, ma ci sono network più informali per trovare lavoro, magari tramite canali familiari. Purtroppo gli insegnanti tendono ad abbandonare queste aree, per scarsità di risorse e di autonomia. Qui servono digital skill per intercettare i giovani e per venire incontro al loro desiderio di lavorare, raccordandoli con coloro che possono offrire possibilità di lavoro, sviluppando i loro interessi, magari con realtà del Terzo Settore a supporto dei servizi e della formazione, ponendo attenzione allo sviluppo in questi territori tramite nuove forme di economia e di turismo, favorito da imprese familiari.

L’importanza del webinar non è stata solo nella presentazione dati ma anche nel creare proposte e interazioni. Si pensi, come ha rilevato il professor Rosina, al fatto che l’Italia è costituita da piccoli comuni. È vero che i giovani qui si spostano, ma è anche vero che le nuove tecnologie, il lavoro a distanza, la sensibilità verso il paesaggio, la natura, il benessere con l’ambiente e il senso di appartenenza al territorio, consentono di valorizzare questo patrimonio culturale e antropologico che chiede alle giovani generazioni di produrre valore trovando il loro spazio nella società.

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