NEWS | Letteratura e fede

Papa Roncalli, cultore di Dante e Manzoni

08 marzo 2023

Papa Roncalli, cultore di Dante e Manzoni

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«…il mondo consiste ormai di frammenti che non hanno più niente a che fare l’uno con l’altro. È così da quando abbiamo perduto quella parola. E la cosa peggiore è che i frammenti si disgregano sempre più e sempre meno resta di ciò che è ancora unito. Se non riusciremo a trovare la parola che di nuovo unisca tutte le cose fra loro, un giorno il mondo si polverizzerà completamente. Per questo ci siamo messi in cammino alla sua ricerca». 

In queste parole di Michael Ende tratte dal suo Lo specchio nello specchio risiede il senso della letteratura, come ha raccontato l’arcivescovo di Milano monsignor Mario Delpini, intervenendo al convegno “In dialogo con Dante e Manzoni. Giovanni XXIII e i grandi autori italiani” che si è svolto nel campus milanese dell’Università Cattolica mercoledì 8 marzo: «La gente percorre la terra smarrita e inquieta in un universo che ha smarrito il suo senso frantumato in un dissenso, e scrive sulla terra percorsi che sembrano, infatti, insensati. Eppure vanno, guidati dalla parola, e con il loro andare scrivono la parola che cercano. Così si può intendere la letteratura, un’opera di fede».
 
Scrivere la parola che non si conosce ma che tiene insieme tutte le cose e salva il mondo dal frantumarsi» è primo il monito che l’arcivescovo ha rivolto alla platea.

E ancora un brano letterario ha ispirato monsignor Delpini alla ricerca di una terapia per l’infelicità. In Argo il cieco ovvero i sogni della memoria di Gesualdo Bufalino lo scrittore infelice cerca un’evasione nella stesura di un libro felice, come se la letteratura fosse «l’invocazione di una terapia per l’insopportabile e irrinunciabile condizione del vivere. Forse lo scrittore vi cerca un’evasione, un sollievo, un palliativo. Ma l’uomo vi trova l’irrompere del nero presente e insieme una specie di ragione per amare la vita».

Le letture scelte e proposte dall’Arcivescovo suonano come una provocazione culturale «per dire che ogni letteratura è un percorso di fede e che la fede cristiana impone una evoluzione letteraria». Come dice Mario Pomilio ne Il quinto evangelio «se i Vangeli non sono rimasti un libro come tanti, finito e concluso nei confini del suo tempo, ciò è accaduto anche perché il modo in cui ci è stato trasmesso il messaggio di Cristo ci ha predisposti verso l’apocrifo, o altrimenti all’attesa d’un supplemento di rivelazione, la quale per un verso si esplica nella domanda: “Cos’altro ha potuto dire il Cristo che non conosciamo”, e giustifica appunto la fioritura degli apocrifi in quanto tentativo, maldestro quanto si vuole, d’integrare noi la sua Parola». In questo autore - ha aggiunto monsignor Delpini - «c’è la certezza che il cristianesimo è come una predestinazione all’apocrifo, come per dire che ciò che è stato rivelato deve ancora essere ridetto e riscritto. Ogni generazione deve scrivere il suo quinto evangelio. L’opera letteraria non è altro che un’indagine per trovare delle buone ragioni per amare la vita e riconoscere i semi del Verbo».

Queste riflessioni hanno animato il seminario di studio dedicato a Papa Roncalli, appassionato lettore di grandi classici della letteratura che sono entrati a far parte del suo percorso di fede. Come ha dichiarato Agostino Giovagnoli, storico contemporaneo dell’Università Cattolica che ha moderato la mattinata, «riscoprire il nesso tra cultura e fede in riferimento a un Papa per il quale autori come Dante e Manzoni sono stati spunti di riflessione per tutta la vita, è estremamente attuale perché oggi si può parlare del rapporto tra fede e “culture”». 

Il convegno, promosso dal Dipartimento di Storia, Archeologia e Storia dell’Arte e dal Centro di ricerca “Letteratura e cultura dell’Italia unita” dell’Università Cattolica, insieme alla Fondazione “Papa Giovanni XXIII” di Bergamo, ha riunito esperti e accademici come Alessandro Angelo Persico, docente di Storia e comunicazione del tempo presente dell’Ateneo del Sacro Cuore, don Ezio Bolis, direttore della Fondazione Papa Giovanni XXIII di Bergamo, Fabio Brena, dottore di ricerca in Filologia classica, che hanno riflettuto sulla formazione letteraria di Papa Roncalli, quale cultore di Dante e Manzoni. 
 

Un articolo di

Emanuela Gazzotti

Emanuela Gazzotti

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