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Pnrr, formazione, sostegno alle imprese: così l’Italia può ripartire

07 marzo 2023

Pnrr, formazione, sostegno alle imprese: così l’Italia può ripartire

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Collaborazione istituzionale, semplificazione delle regole, formazione continua, investimenti in innovazione, ricerca e sviluppo grazie alle risorse provenienti dal Pnrr. Passa da qui la ripartenza del Paese che sempre più richiede di far fronte comune per raggiungere obiettivi condivisi finalizzati a uno sviluppo equilibrato del territorio nazionale. È il messaggio unanime emerso dai rappresentanti del mondo politico, professionale e accademico che lunedì 6 marzo si sono ritrovati nell’Aula Magna dell’Università Cattolica del Sacro Cuore per partecipare alla giornata di studio “Ripresa economica e crescita sociale: importante confrontarsi per trovare soluzioni”, promossa dall’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano, in collaborazione con l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

A ribadirlo anche il ministro dell’Economia e delle finanze Giancarlo Giorgetti che, intervenendo in collegamento streaming, ha indicato la strada da intraprendere per il sostegno alle imprese. «Dobbiamo uscire dalla logica dell’emergenza che ha indirizzato le politiche economiche e fiscali degli ultimi due anni» per lasciare spazio a «una logica del medio e lungo periodo» che aiuti «gli imprenditori a costruire un percorso solido sul mercato interno e internazionale». Sperando in un «allentamento delle tensioni geopolitiche», nei prossimi mesi ci sarà il «tentativo da parte del governo di orientarsi in questa direzione per alimentare un pensiero economico dallo sguardo lungo» a favore di coloro che «credono nella localizzazione delle imprese che fanno la fortuna del nostro Paese» senza mettere «a rischio la sostenibilità dei conti pubblici». Difatti, «in un momento come quello che stiamo vivendo i modelli del passato non vanno più bene», ha detto la presidente dell’Ordine dei Dottori Commercialisti e degli Esperti Contabili di Milano Marcella Caradonna, aprendo i lavori del dibattito. Per questo motivo politica e istituzioni, insieme, devono individuare «percorsi congiunti per superare le difficoltà». E «il convegno di oggi ne è la dimostrazione. Il fatto poi che si svolga in una università è un segnale forte poiché è dalla cultura che nasce il cambiamento».

 

 

Del resto, ha osservato il rettore dell’Università Cattolica Franco Anelli, quando si parla di «crescita sociale» il riferimento è anche a quella culturale e intellettuale. L’università, infatti, è il luogo in cui si esamina la «complessità dei problemi» e si possono «trovare soluzioni», anche attraverso la «formazione di giovani» dotati delle giuste competenze. Un aspetto, quello della formazione, ripreso anche dal Governatore della Regione Lombardia Attilio Fontana. «Dobbiamo entrare nell’ottica che la formazione deve essere sempre aggiornata» anche per «migliorare quel modello Lombardia che tanto piace agli investitori di tutto il mondo». Bisogna, poi, «investire di più in ricerca e innovazione». Certo «siamo la regione d’Italia che destina più investimenti a questi due ambiti», ma se guardiamo all’Europa il confronto non regge. Non a caso, ha osservato nel suo intervento la preside di Scienze bancarie, finanziarie e assicurative dell’Università Cattolica Elena Beccalli, «investire sui giovani è un tema di sostenibilità, sviluppo del presente senza compromettere lo sviluppo del futuro, tanto che il piano europeo è chiamato Next Generation EU». Ecco perché «sul piano della ricerca, alla luce delle crescenti disuguaglianze e della crisi ambientale, le università sono chiamate a elaborare modelli economici e finanziari che consentano ai giovani di ritrovare il “senso”, la “direzione” e di dare loro spazio».

Diversi i temi di confronto emersi durante la giornata di studio: dalla digitalizzazione all’intelligenza artificiale, dall’utilizzo delle risorse del Pnrr al ruolo dei comuni, dalla valorizzazione del “made in Italy” alla semplificazione dei procedimenti. Si è parlato, anche, della legge delega sulla riforma fiscale che, ha annunciato il viceministro dell’Economia e delle finanze Maurizio Leo, «dovrebbe approdare al Consiglio dei ministri a metà marzo». Il viceministro Leo ha poi affermato che ci sono le condizioni per ridurre il numero delle aliquote. Dal suo punto di vista serve un sistema tributario che possa facilitare nella compilazione dei redditi sia la vita dei contribuenti sia quella delle imprese.

L’incontro è stato anche l’occasione per presentare una ricerca dell’Ordine di Milano su tutte le imprese attive con fatturato fra € 500.000,00 ed € 5.000.000,00 che hanno depositato il bilancio nel 2021. Di queste circa la metà si trovano in comuni con meno di 30.000 abitanti, con una media di numero di addetti inferiore a 10. «Sono realtà che nel complesso rivestono una grande rilevanza per il nostro Paese, ma singolarmente sono fragili e, spesso, lasciate sole a combattere con un mercato finanziario che non le supporta e una burocrazia che le rallenta», ha avvertito la presidente Caradonna ponendo l'accento sulla necessità di valorizzarle, anche per evitare lo spopolamento di alcuni Comuni. «Credo che una politica efficace debba tener conto della peculiarità e delle caratteristiche del nostro Paese» e «favorire l’aggregazione per coloro che sono in un contesto che lo consenta è strategico anche per incentivare l’internazionalizzazione».

A tal proposito il ministro Giorgetti ha richiamato l’attenzione su alcuni dati che mostrano la «resilienza» manifestata dal sistema produttivo nazionale durante l'emergenza sanitaria. «Nel 2021-2022 si è registrata una crescita del Pil pari all’11%, un risultato dovuto a un effetto di rimbalzo del periodo Covid ma anche al contributo che hanno dato tanti settori, come quello del turismo, e alla spinta dell’edilizia». Inoltre, il sistema delle piccole e medie imprese, nonostante le «strozzature nelle catene di approvvigionamento», è stato in grado di tenere una dinamica delle esportazioni comunque migliore rispetto a quella della Francia e della Germania. Il ministro dell’Economia e delle finanze ha poi aggiunto che «non dobbiamo lasciarci sfuggire l’occasione del Pnrr. Per tantissimi anni gli economisti, ragionando su come agire sulla crescita, hanno spinto sulla domanda. Ma questi sono i tempi della politica dell’offerta e far sì che nascono nuove imprese». Va fatta una specie di «rivoluzione copernicana» per aiutare il sistema imprenditoriale a rispondere alle «nuove aspettative».

 

 

Un articolo di

Katia Biondi

Katia Biondi

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