NEWS | Inaugurazione anno accademico

Qualche cosa di nuovo?

28 novembre 2025

Qualche cosa di nuovo?

Condividi su:

Per onorare il mio ruolo di presidente del Toniolo, voglio confidare un’inquietudine. E, se possibile, anche un'aspettativa.

L'inquietudine, almeno per quello che io riesco a interpretare, sembra che sia la percezione di un inevitabile declino dell'umanesimo europeo che in profondità è segnato dai valori cristiani. Alcuni sintomi macroscopici, forse, neppure ben interpretati, alimentano questa inquietudine.

La crisi demografica, l’arroganza dei prepotenti, la suscettibilità invincibile di fronte ai richiami, al valore della vita, della persona, della fraternità universale, della solidarietà, della sussidiarietà, solo per citare alcuni aspetti, sono sintomi preoccupanti di un senso di impotenza. La professione di agnosticismo, che si presenta come la posizione intellettuale più saggia e più coerente, tarpa le ali alla speranza.

Questa impressione di un declino inevitabile mi induce a formulare un'aspettativa con umiltà e discrezione. C'è qualcosa di nuovo, abbiamo da offrire segni di speranza. Diffido naturalmente della retorica semplicistica e volontaristica ma oso immaginare che in Università Cattolica siano presenti, persone, pensieri, gruppi di ricercatori, docenti, uomini e donne, che possano raccogliere l'invito all'audacia per contrastare il declino, per avviare percorsi di futuro.

Io credo che servano uomini e donne di speranza, uomini e donne di fede, uomini e donne capaci di immaginazioni e di sacrifici, uomini e donne disponibili a dedicarsi a un progetto di paese, a un progetto di scienza, a un progetto di comunità.

Quello che noi non possiamo immaginare è che altri facciano, o pensino, o si buttino nella mischia al posto nostro. Alcuni segni di novità che accompagnano questo inizio di anno accademico, motivano la mia aspettativa, come ad esempio l'elaborazione del piano strategico con cui si coordinano e si orientano le energie delle componenti dell'università.

Il saluto di

Mons. Mario Delpini

Mons. Mario Delpini

Presidente Istituto Toniolo

Condividi su:


Tra questi l'inaugurazione del Polo San Francesco, frutto di tante fatiche e di un impegno particolarmente pressante, da parte del rettore Ornaghi e del rettore Anelli portare a buon fine il progetto.  

Si tratta di segni di rinnovamenti organizzativi e rinnovamenti delle strutture. Ma mi sembrano anche segni nuovi di resistenza al declino della nostra società. Abbiamo bisogno di una speranza fondata sulla promessa di Dio e sulla vocazione con cui Dio ci chiama. E che questa promessa alimenti la fiducia in noi stessi, in quello che possiamo fare e di cui possiamo disporre in questa università. Abbiamo bisogno di un senso adulto e coraggioso di responsabilità, che sappia leggere il tempo in cui viviamo, e non si sottragga agli impegni che ne conseguono. Abbiamo bisogno di una dinamica di rapporti tra le persone, tra le componenti dell'università, della collaborazione intergenerazionale. Tra l'università e la Chiesa italiana, tra l'università e il Paese, l'Europa, l'Africa e le università cattoliche del mondo.

Se non è da questa università, che nasce una filosofia capace non solo di essere al servizio di una scienza, per dare l'idea che l'uomo e la donna siano dei meccanismi, ma una filosofia che sappia dire la verità della persona e la sua speranza, da dove potrà nascere?

Se non è da questa università che nasce una medicina che sia capace di raggiungere l'eccellenza, senza incorrere nella tentazione di diventare elitaria ed esclusiva, ma che sia aperta al servizio di tutti, da dove può nascere una medicina che sia servizio dell'uomo, di tutti gli uomini e anche degli uomini e delle donne povere?

Se non è da questa università che esce una capacità giuridica di scrivere delle leggi che siano comprensibili, evidentemente orientate al bene comune, da dove potrà nascere?

Se non è da questa università che nasce un'economia capace di essere degli uomini e di tutti i paesi, in quanto non asservita al profitto, quanto piuttosto orientata al bene della casa comune, da dove potrà provenire?

È per questo che io, con semplicità e umiltà, confido la mia aspettativa. Abbiamo bisogno di uomini e donne capaci di contrastare il declino della civiltà europea.

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti