Diversi sono gli ambiti su cui si è concentrata l’attenzione durante i molteplici interventi del convegno, a cominciare dalle relazioni educative familiari, oggetto di ricerca del Centro studi di Pedagogia della famiglia e dell’infanzia dell’Ateneo. Monica Amadini e Paola Zini hanno parlato della famiglia come unità dinamica che si trasforma nel tempo, sia nella sua composizione, sia nella sua identità sia nel suo rapporto con l’esterno. La famiglia ha dunque una capacità trasformativa che consente di affrontare le crisi e i cambiamenti, ma è al tempo stesso un soggetto che intreccia relazioni educative e con l’ambiente e pertanto viene riconosciuta come risorsa sociale.
L’inclusione è un’altra delle tematiche care al Dipartimento che si è sviluppata nella lunga tradizione pedagogica dell’Ateneo. A testimoniare gli studi del Centro studi e ricerche sulla disabilità e marginalità sono stati Luigi D’Alonzo e Elena Zanfroni che hanno evidenziato il primato assoluto dell’Italia nel mondo per l’accessibilità di tutti nelle sue scuole e università dal 1971 quando è stata promulgata la legge 118. Il contesto e l’accessibilità a questo luogo sono, infatti, determinanti soprattutto per le persone con disabilità e sono alla base dell’inclusione nella vita quotidiana, nell’utilizzo dei servizi a disposizione del cittadino, nel mondo produttivo e globale e asse portante del nostro agire.
Gli studi storici applicati alla pedagogia sono un altro dei filoni di studio del dipartimento rappresentati al convegno da Simonetta Polenghi e Anna Debé che hanno messo in luce nuove aree di ricerca, come il tema dell’educazione del corpo: la storia dell’educazione ginnica come materia scolastica; la storia dell’igiene come disciplina scolastica ed extra-scolastica; la storia dell’educazione alimentare. Oggetto di studio è anche la storia dell’educazione speciale, dalla storia dell’educazione dei disabili motori a quella degli “anormali” psichici. Infine, studi rilevanti anche sotto il profilo metodologico sono stati dedicati alla storia dei media come strumenti educativi del passato e come fonti della memoria scolastica.
L’analisi delle politiche della formazione, lo studio e sviluppo strategico di sistemi e modelli dell’education e dell’higher education e l’azione di ricerca e sviluppo nel campo della formazione sono gli obiettivi del Centro studi e ricerche sulle politiche della formazione di cui hanno parlato le professoresse Renata Viganò e Cristina Lisimberti.
Istituito nel 2011 il Centro si è occupato dell’analisi macro dei processi culturali, sociali e istituzionali e dell’accompagnamento dei processi, della co-costruzione dei percorsi e degli strumenti, dell’accrescimento reciproco di conoscenze e competenze da parte di tutti i soggetti coinvolti, della costruzione di dispositivi di ricerca e della formazione on demand.
Un altro ambito di studi è rappresentato dal Centro di ricerca sulle relazioni interculturali che ha sviluppato l’idea di una “intercultura di seconda generazione” nel pluralismo, come hanno sottolineato i professori Milena Santerini e Silvio Premoli. La pedagogia culturale e quella interculturale si confrontano con le differenze delle culture etniche ed etiche, educano nella storia, scegliendo la memoria della Shoah come un paradigma centrale e approfondendo il contrasto all’antisemitismo, al razzismo, all’antigitanismo, all’islamofobia, studiano l’odio online, sviluppando le competenze interculturali degli insegnanti, educatori, operatori sociali e professionisti.
Volontariato e partecipazione sociale sono contesti di ricerca elettivi per la pedagogia e di questo si occupa in particolare il Centro studi sul volontariato e la partecipazione sociale di cui hanno parlato Livia Cadei e Emanuele Serrelli. La ricerca del Centro evidenzia i processi di apprendimento, cura e crescita in diversi contesti, come ad esempio il volontariato giovanile, l’abitare dei giovani, la cura intergenerazionale nel volontariato, la donazione di sangue. L’educazione stessa si arricchisce ed evolve includendo, come nel service learning, logiche proprie del volontariato e della partecipazione sociale.
In Università Cattolica c’è una lunga tradizione delle scienze motorie caratterizzata, come hanno sottolineato i professori Francesco Casolo e Ferdinando Cereda, da strategie pedagogiche, partnership con il mondo esterno, evoluzione delle linee di ricerca e sinergie tra la didattica e la ricerca. La presentazione dell’esperienza dell’Università Cattolica rappresenta un modello significativo per le istituzioni accademiche interessate a sviluppare programmi di studio e ricerche avanzate. Per il futuro si prospettano sviluppi in termini di curriculum, ricerca applicata e collaborazioni interdisciplinari.
Un altro sviluppo particolare della pedagogia è quello legato alle nuove tecnologie nell’apprendimento. Il Centro di ricerca sull’Educazione ai Media, all’Innovazione e alla Tecnologia fondato nel 2006, di cui hanno parlato i professori Simona Ferrari e Stefano Pasta, si concentra su quattro traiettorie pedagogiche: da una centratura sulla scuola al lavoro con i piccoli e gli anziani, all’ambito sanitario e pastorale, ai giornalisti e alle arti performative; da una concettualizzazione dei media come strumenti e ambienti a Tecnologie di Comunità; dal paradigma geografico al paradigma onlife; da scuola digitale a promozione di new literacies.
Il mondo della letteratura per l’infanzia è un altro grande capitolo che la pedagogia affronta, come hanno spiegato i professori Sabrina Fava e Pierluigi Malavasi, mettendo in luce il valore universale e specifico della letteratura per l’infanzia che salda passato, presente e futuro nel testo letterario e nella relazione tra autore e lettore. Inoltre, i docenti hanno sottolineato l’importanza di altri due temi attuali per interpretare i quali è necessaria la consapevolezza pedagogica, ovvero la transizione ecologica e l’intelligenza artificiale.
Infine, sono stati i professori Pierpaolo Triani e Michele Aglieri a proporre i temi della partecipazione e della cittadinanza che, in tempi di crescente complessità e individualismo, chiamano sempre di più in causa il lavoro pedagogico nelle sue declinazioni della ricerca, dell’intervento e della formazione nei diversi contesti.