All’indomani dell’applicazione della riforma Cartabia che cambia le modalità del processo civile condizionando l’attuale funzionamento del Tribunale per i Minorenni (che diventerà il Tribunale per le persone, le famiglie e i minorenni), un sentimento di confusione aleggia tra coloro che, a vario titolo, operano per la tutela di bambini/e e ragazzi/e e.
La preoccupazione è tale che sono stati oltre 1400 i professionisti del mondo giuridico e dei servizi sociali (giudici, magistrati, assistenti sociali e avvocati) che hanno partecipato all’incontro La riforma del processo civile: dalla teoria alla pratica. Riflessioni operative sull’affidamento del minore al servizio sociale e sulla figura del curatore speciale nell’aula Magna di via Trieste. «Mai registrata un’affluenza così alta» ha notato Giovanni Panzeri, direttore della sede bresciana dell'Ateneo.
La riforma ha infatti tracciato strade del tutto nuove per il lavoro di assistenti sociali, giudici e avvocati impegnati ad assistere le famiglie, introducendo «tempistiche e rigidità che non si sposano con le esigenze dei casi trattati, tutti diversi e non stardardizzabili» come ha prontamente notato Cristina Maggia, Presidente del Tribunale per i minorenni di Brescia.
Nel concreto «si marginalizza il campo d’azione del giudice onorario, che prima era in grado di fissare udienze in tempi brevi (uno/due mesi per ottenere un provvedimento). Ora tutta l’attività ricade su giudici togati, che a Brescia sono 6 e devono fare il lavoro che prima svolgevano in 35» fa sapere Maggia.
In pratica la segnalazione di un minore assente da scuola o in altre difficoltà risulterà sempre meno urgente rispetto ai reati violenti, la pratica finirà in fondo all’elenco delle priorità e, passato il tempo necessario affinchè il giudice esamini il caso, il minore correrà il rischio di perdere l’anno scolastico o altro.
Non solo, perché nei lunghi mesi che occorreranno per ottenere un provvedimento, c’è anche la questione del "nel frattempo chi si occuperà del minore?".
Altro tema è quello della tutela dei minori stranieri non accompagnati, sul quale però fino al 30 giugno 2023 esiste una deroga che rende i casi di competenza dei giudici onorari.
Non va meglio sul fronte dei servizi sociali, le cui relazioni da ora in avanti dovranno contenere fatti scientificamente accertati per esprimere valutazioni. A farlo non saranno più gli assistenti sociali, bensì la nuova figura del curatore speciale.
Tuttavia «per valutare occorre non solo vedere come sta il bambino, ma anche conoscere la storia di bambino degli adulti coinvolti» precisa sempre Maggia.
Il primo effetto di tutto ciò non si è fatto attendere. «Il sistema si è fermato: i ricorsi di controllo sulla responsabilità genitoriale si sono dimezzati rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso. Un controsenso rispetto all'obiettivo di tutela dei minori» ha infatti confermato Giuliana Tondina, Procuratore della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni di Brescia.
Tra i relatori erano presenti Manuela Zaltieri, Presidente dell’Ordine degli Assistenti Sociali di Regione Lombardia, Enrico Consolandi, Presidente III sezione civile Tribunale di Brescia, Lara Carrara, Assistente sociale specialista in rappresentanza del CROAS Lombardia e Simona Ardesi, avvocato del foro di Brescia e docenti di diritto del lavoro in Cattolica.
Tutti hanno concordato sul fatto che il rischio è duplice con «da un lato l’allungamento dei tempi, dall'altro l’abbassamento della qualità dei giudizi».
Insomma «Si naviga a vista, ma tutti insieme» conferma l’avvocato Francesca Loda e «senza una soluzione a farne le spese sarà tutta la comunità» ha fatto notare Claudio Castelli, Presidente della Corte d’appello di Brescia.
L’iniziativa ha previsto la partecipazione del Consiglio Regionale dell’Ordine degli assistenti sociali e dell’Ordine degli Avvocati di Brescia e potenzia la collaborazione tra Università, Magistratura e Servizi con la finalità di migliorare il sistema di protezione all’infanzia nel territorio bresciano.