A soli 20 anni Simone Alberto Rolle ha già vinto tanto. A cominciare dall’ultima medaglia, d’argento, ai mondiali di canottaggio indoor 2022. Eppure, sul muro della sua cameretta, nel cuore di Torino, le maglie dei campionati italiani, le medaglie e i record nazionali al remoergometro trovano faticosamente spazio tra decine di ritagli di Bicisport. C’è Wout Van Aert con le braccia al cielo, c’è Filippo Ganna in maglia rosa. Al centro, l’iconica prima pagina de L'Equipe sulla quale Julian Alaphilippe indossa la maglia iridata dopo aver conquistato il mondiale 2020 a Imola. «Sono un grande appassionato di ciclismo – racconta il canottiere torinese – Nelle loro gesta trovo ispirazione, anche se il vero mito è il mio allenatore, Giorgio Tuccinardi. L’unico capace di capire davvero le mie esigenze».
Tuccinardi, campione del mondo nell’otto pesi leggeri nel 2006, non è però l’unico ad aver trasformato la vita di Rolle. Il resto lo ha fatto la pandemia. Già, perché in pieno lockdown, quando allenarsi normalmente su imbarcazione era impossibile, Simone Alberto ha scoperto il canottaggio indoor. E si è specializzato fino a diventare vicecampione del mondo. «Durante il lockdown volevo assolutamente continuare ad allenarmi. Mi sono procurato un vogatore e ho iniziato a farlo seguendo un programma specifico, con due allenamenti al giorno. Non avevo altro da fare, se non studiare. E ho notato, tempi alla mano, che i risultati arrivavano. Il primo passo è stato battere diversi record italiani indoor. Poi ho partecipato al mondiale, convertito in forma virtuale a causa della situazione sanitaria. Sono arrivato quinto, ma avevo circa 7 chili in meno dei miei avversari. In quel momento ho capito che c’era margine».