La salute mentale è «una delle componenti centrali del capitale umano, sociale ed economico delle nazioni e da considerare parte integrante delle politiche relative ai diritti di cittadinanza, all'assistenza sociale, all'educazione, al lavoro». Cogliendo questa sfida dichiarata dall’Organizzazione mondiale della Sanità, l’Università Cattolica ha promosso giovedì 24 novembre nell’aula Magna di largo Gemelli un evento dedicato alla Salute mentale, inserito tra le iniziative sostenute dal Comune di Milano per sensibilizzare la popolazione, i clinici e i ricercatori universitari sul tema del “No health without mental health”.
Dopo i saluti del preside della Facoltà di Psicologia Alessandro Antonietti, sono intervenuti alcuni dei promotori, i professori Gianluca Castelnuovo, professore di Psicologia clinica e direttore della Scuola di Specializzazione in Psicologia Clinica nella sede di Milano e Brescia, Gabriele Sani, professore di Psichiatria nel campus romano dell’Università Cattolica, e Daniela Chieffo, ricercatrice di Psicologia Clinica presso la sede di Roma dell’Università Cattolica, che sono intervenuti sul rapporto tra Psicologia clinica e Psichiatria, mettendo l’accento sulle diverse aree di ricerca e di intervento.
«Padre Agostino Gemelli sarebbe contento nel vedere riunirsi psicologia clinica e psichiatria del nostro Ateneo, in questo asse Milano - Roma dove ogni professionalità “psi” lavora per curare le patologie mentali e ricercare i migliori protocolli di cura sia in ambito ospedaliero che territoriale - ha dichiarato Castelnuovo -. La nostra Università ha una lunga tradizione di servizi clinici universitari, laboratori di ricerca e collaborazioni con strutture ospedaliere fra cui, in primis, l’IRCCS Policlinico Gemelli a Roma e l’IRCCS Istituto Auxologico Italiano a Milano, storiche realtà in stretta convenzione con l’Ateneo. L’obiettivo di questa sinergia è anche quella di formare figure “psi” sempre più preparate ad affrontare le sfide della psicologia, psichiatria e psicoterapia di precisione, capaci di indicare a ciascun paziente il miglior trattamento per quel tipo di problematica in quel momento storico della vita del soggetto».
Un prefisso, “psi”, che dice dell’importanza di unire tutti i saperi che si riferiscono allo studio della mente e dei bisogni mentali ed emotivi delle persone, considerando l’aumento dei casi di pazienti con forte disagio psichico, manifestato in forme diverse anche tra adolescenti e giovani adulti, con un significativo incremento post Covid.
L’ha sostenuto Gabriele Sani: «La dicotomia biologico/psicogeno, che sottende l’annoso e tedioso contrasto tra psichiatria e psicologia, è cosa senza senso, prima ancora che da considerarsi giusta o sbagliata. Guardiamo alla realtà dei nostri pazienti: la percentuale delle patologie mentali sono in aumento, il numero di richieste di invalidità civile per ragioni psichiatriche è in crescita, l’incidenza e la prevalenza dei suicidi non è diminuita in nessuna parte del mondo».
Un dato sconcertante se si pensa alle accresciute conoscenze sia in ambito farmacologico e neurobiologico, sia in ambito psicologico e psicoterapeutico. «Ciò vuol dire che nessuno ha risposte precostituite né verità rivelate - ha continuato Sani -. È necessario creare una sincera integrazione dei saperi che, con umiltà, impegno e dedizione, aumenti le nostre conoscenze e sia in grado di creare una reale ed efficace terapia sulla persona, non solo nostra missione professionale ma anche atto in linea con il nostro sistema valoriale. Eventi come questo, con la partecipazione di tanti giovani appassionati e interessati, fanno ben sperare per il futuro».
Ed è con ottimismo e speranza nel futuro che si è espressa anche Daniela Chieffo. «Nel corso di questa giornata si sono affrontati temi inerenti la salute mentale come la grande opportunità di nuove direzioni professionali nei processi di cura nelle strutture sanitarie, e non solo, sul territorio che contribuiranno a superare la contrapposizione fra l’approccio scientifico-tecnologico e una cornice meritevole di etica e umanistica distante dai contesti reali dalla vita umana, garantendone il “supplemento di umanità”. È importante riflettere su una nuova forma di cura che tenga conto di un’intelligenza più sofisticata che si confronta con un malessere più vulnerabile, la sfida è sviluppare modelli virtuosi di prevenzione e promozione della salute mentale per ridurre al minimo la cronicità e il disagio, attraverso una interpretazione bio-psico-sociale».