LO STUDIO
«La prova - racconta il professor Amaducci - è iniziata nel 2007 con l’impianto di tre specie erbacee (miscanto, panico vergato e arundo) e tre arboree (pioppo, salice e robinia) per la produzione di biomassa da destinare alla produzione di energia e biomateriali». Nel marzo del 2018, le colture sono state terminate e il campo è stato riconvertito alla coltivazione di specie erbacee annuali e in particolare sono stati coltivati in successione sorgo, soia e frumento. «Durante tutto l’esperimento - spiega - è stato monitorato il contenuto di sostanza organica del suolo (SOC), con l’obiettivo di evidenziare il contributo delle specie per la produzione di biomassa all’incremento della sostanza organica del suolo sia durante la loro coltivazione, ma anche in seguito, con il ritorno a una normale rotazione con colture erbacee a destinazione alimentare».
In media, durante gli 11 anni di coltivazione delle specie poliennali, sono state incorporate nel suolo 5,35 tonnellate di carbonio per ettaro (per la caduta delle foglie e spoglie e resti di radici) mentre quasi 11 tonnellate per ettaro di carbonio sono state incorporate al momento della riconversione (soprattutto per il taglio delle radici). In totale, considerando i 13 anni della prova, e sommando quindi gli anni di coltivazione delle specie poliennali con quelli dopo la riconversione a specie annuali, sì è registrato un incremento medio della sostanza organica del suolo superiore a una tonnellata di carbonio per ettaro e per anno.
«Questi risultati – sostiene il professor Amaducci - evidenziano l’efficacia di certe colture e dell’avvicendamento delle coltivazioni per aumentare il sequestro di carbonio nei suoli. In aggiunta, le specie produttrici di biomassa forniscono altri importanti servizi all’ecosistema, quali l’incremento della biodiversità e ovviamente l’ottenimento di biomassa utilizzabile sia per la produzione di bioenergie o di biomateriali, sia per implementare altre strategie di mitigazione del cambiamento climatico».
Nella foto in alto colture poliennali nel comune di Gariga di Podenzano (Foto credits Enrico Martani)