NEWS | L'intervento

Solidarietà, la "quarta missione" del campus di Roma

17 aprile 2023

Solidarietà, la "quarta missione" del campus di Roma

Condividi su:

Pubblichiamo il testo dell'editoriale del Preside della Facoltà di Medicina e chirurgia Antonio Gasbarrini, nell'ultimo numero della rivista internazionale di Bioetica "Medicina e Morale", dal titolo "Solidarietà: “quarta missione” per il campus romano dell’Università Cattolica del Sacro Cuore".
 



In questo “cambiamento di epoca” – per dirla con la ben nota espressione di Papa Francesco –contrassegnato da profondi mutamenti socio-politici, culturali e scientifici, talora contraddittori e convulsi, anche le Università sono direttamente coinvolte nel loro specifico.

A tale riguardo, sono le stesse tre classiche missioni tipiche degli atenei in generale ad essere messe alla frusta. Citandole sinteticamente, esse sono: la alta formazione, la ricerca e il trasferimento scientifico, culturale, tecnologico. Il tutto, attraverso la interazione diretta del mondo universitario con la società civile e la rete imprenditoriale-produttiva finalizzata alla crescita culturale, economica e sociale anzitutto del territorio locale e nazionale nel quale si trova ad operare una determinata realtà di ateneo. Ciascuna di esse è oggi sfidata nelle sue caratteristiche fondamentali: si pensi, a titolo esemplare, all’incremento dello sviluppo delle tecnologie di connessione “a distanza” per la didattica durante la pandemia che si pongono come alternativa alla classica interazione diretta docente-discente, all’utilizzo della intelligenza artificiale nella ricerca, alla sostenibilità economico-finanziaria della innovazione tecnologica in tanti campi, soprattutto quello sanitario. Senz’altro, dette sfide sollecitano la responsabilità educativa e sociale degli atenei.

Nello scenario si colloca l’impegno della nostra Università Cattolica del Sacro Cuore (UCSC) nel suo specifico di ateneo non  statale,  di  diritto  pubblico, fondato da padre Agostino Gemelli, dichiarato già nell’Articolo 1 dello Statuto: “L’Università Cattolica, secondo lo spirito dei suoi fondatori, fa proprio l’obiettivo di assicurare una presenza nel mondo universitario e culturale di persone impegnate ad affrontare e risolvere alla luce del messaggio cristiano e dei principi morali, i problemi della società e della cultura” [1]. Dunque, una “comunità educante” scientificamente qualificata e rigorosa, che collabora al progresso delle scienze. Non solo. Le tre missioni sono declinate alla luce della visione che padre Gemelli aveva dell’ateneo dei cattolici italiani, una impresa culturale i cui valori fondativi sono così espressi dallo stesso fondatore nel 1951:  “Educare i giovani al lavoro, al sacrificio per servire le idee, alla lealtà nei rapporti interindividuali, alla onestà verso tutti, alla reciproca comprensione tra i popoli e all’idea della collaborazione internazionale, all’amore verso i più poveri, i più bisognosi, tutto questo rientra nel programma che scaturisce dal messaggio cristiano, è espressione di quella elevazione morale senza la quale l’Università preparerà solo degli specialisti delle scienze pure e applicate o dei funzionari delle varie istituzioni sociali, ma non mai degli uomini (e delle donne), dei cittadini chiamati ad essere protagonisti nella vita sociale. Noi, come cattolici, all’Università Cattolica, vogliamo questo soprattutto …” [2, p. 377]. E ancora, sempre con parole del fondatore “l’Università contemporanea, se ha il dovere di collaborare per il progresso delle scienze e di seguire la metodologia richiesta da ognuna di esse, non deve però mai porre in secondo ordine ciò che esige il riconoscimento del suo primato, vale a dire l’uomo, la persona umana, il mondo della spiritualità” [3, p. 453].

In altre parole, si tratta di un progetto culturale organico e unificante – non omologante né uniformante – delle diverse discipline scientifiche nel senso più estensivo del termine che va a comporre un caleidoscopio, che ha nello sviluppo integrale della persona il suo ineludibile epicentro, all’interno di una società “a misura” della dignità umana e nel proscenio di una “casa comune”, l’ambiente da custodire e salvaguardare. Parliamo di una comunità accademica finalizzata a promuovere intelligenze e creatività in grado di affrontare le profonde trasformazioni in atto ad ogni livello.

All’interno dello scenario della UCSC nelle sue molteplici articolazioni, non può non rilevarsi il ruolo del Campus romano che ospita sia, dal 1961, la storica Facoltà medica e l’annesso Policlinico, entrambi intitolati al fondatore del nostro ateneo, sia la sede capitolina della Facoltà di Economia, quest’ultima aggiuntasi a fine anni ’90.

In particolare, qui si intende soffermare l’attenzione particolarmente su un altro dei peculiari pilastri/missioni della Facoltà di Medicina e chirurgia “A. Gemelli” dell’UCSC, sognata dal nostro fondatore come il compimento della sua visione dell’ateneo dei cattolici italiani. Stiamo parlando della solidarietà. Ma andiamo con ordine.

Intanto, va detto che i pilastri della nostra Facoltà medica, che di seguito enunceremo, riflettono – come detto sopra – sia le tre missioni universitarie generali sia i valori ispiratori dell’UCSC, ma in modo specifico. Eccoli: didattica, ricerca (clinica e pre-clinica), assistenza e, per l’appunto, solidarietà. Tutto ciò nella prospettiva della visione olistica dell’essere umano così come proposta dall’antropologia cristiana proposta dalla bimillenaria esperienza della Chiesa cattolica.

La didattica e la ricerca accomunano gli studenti dei corsi di laurea sanitari ai loro colleghi di discipline non sanitarie, ma è intuibile che l’oggetto specifico tanto dell’apprendimento nelle aule universitarie quanto dell’avanzamento delle conoscenze è più o meno direttamente connesso al focus della Biomedicina contemporanea: la gestione dei problemi di salute della persona – sia nella routine clinica sia nella sperimentazione clinica e pre-clinica – avendo come obiettivo la prevenzione delle malattie e, laddove queste si manifestino, la presa in carico del malato con l’obiettivo della cura e della guarigione ove possibile, e sempre l’alleviamento dei sintomi. . Finanche lo studio delle materie più “teoriche” (ad es., la biochimica) o “mnemoniche” (si pensi all’anatomia) non può prescindere dal malato.

Il terzo pilastro, poi, l’assistenza, rappresenta non solo una impresa finalizzata a perseguire il più adeguato e proporzionato beneficio complessivo “qui ed ora” per il paziente secondo una tensione all’eccellenza professionale ed organizzativa, al “lavoro ben fatto”, bensì anche una “cattedra del dolore”, un “santuario esistenziale” ove i professionisti della salute si spendano per i loro malati non solo come operatori sanitari qualificati – prerequisito etico imprescindibile – bensì come persone in grado di entrare in una relazione umana significativamente empatica con il malato per leggere, interpretare e deliberare in modo condiviso la migliore cura da predisporre. Se tutto questo ha già un indubbio valore “laicamente” rilevante, non sfugge il valore aggiunto rappresentato dal vissuto cristiano di una professione sanitaria ove nel professionista sanitario (il curante) e nel paziente (il curato) assume volto, mani, parole, sia il “Christus medicus” sia il “Christus patiens”.

A questi tre pilastri, la facoltà medica dell’UCSC ha voluto esplicitamente aggiungere di recente un quarto pilastro: la solidarietà. Cosa intendere con questo termine? Essa designa l’elemento costitutivo di una società “a misura” del valore-uomo, anche e particolarmente valorizzato dalla Dottrina sociale della Chiesa. La solidarietà rende operativa non solo l’intrinseca socialità (relazionalità) di ogni essere umano bensì anche ciò che, con termini ripresi dalla prospettiva del personalismo ontologico proposta dalla nostra scuola di bioetica, viene definito il principio di socialità-sussidiarietà. Per la socialità, il bene-salute rappresenta non solo una responsabilità personale finalizzata a custodire, per quanto possibile, il proprio status psico-fisico bensì anche un compito della società che viene in aiuto solidale al singolo in ordine ai suoi problemi di salute. La sussidiarietà, com’è noto, prevede che la persona debba essere messa nelle condizioni di dare seguito legittimamente al proprio compimento ma, laddove si frapponga un ostacolo che individualmente non è in grado di superare (ad es., un problema di salute), la società “sussidia” la persona mettendogli a disposizione servizi/strutture idonei alla sua risoluzione (ad es., il Servizio sanitario nazionale). Dunque, in una logica di bene comune, anche in vista di quella che in Cattolica è definita addirittura come una ulteriore missione di ateneo: la “missione politica” dell’Università nel senso della promozione del bene comune a cura degli intellettuali quali coscienza critica della società [4].

In cosa consiste la novità del progetto “solidarietà” proposto dalla facoltà medica dell’UCSC con il recente avvio del nuovo mandato di Presidenza di Facoltà? Non che in precedenza le dinamiche solidali non fossero attenzionate bensì, per la prima volta, si sta tentando di metterle “a sistema”.

Il primo passo è stato dunque quello di istituire una “Commissione Solidarietà” di Campus. La denominazione riferita all’intera sede romana non è casuale. Con questo agile strumento, si è voluto aprire alla logica solidale tutte le componenti che operano nel campus romano dell’UCSC. Dunque, non soltanto il personale universitario della facoltà medica, ma anche il personale tecnico-amministrativo impegnato nella solidarietà o determinato a spendervisi. Di più, la Commissione è esplicitamente aperta ad una logica trasversale alle due Facoltà presenti a Roma: Medicina ed Economia, a rinforzo della visione interfacoltà MED-EC che connota in modo “unico” il campus romano dell’UCSC.

Due gli obiettivi immediati: per un verso, operare un censimento delle iniziative solidali e di cooperazione in campo sanitario a livello nazionale ed internazionale che vedono impegnato il personale della Cattolica in Roma. Per altro verso, metterle “a sistema” formalizzandole, laddove praticabili, attraverso procedure convenzionali con gli organismi amministrativi competenti. Dunque, promuovere e mettere in condizione il personale della Cattolica in Roma di potersi spendere nella solidarietà con spirito di gratuità ed il supporto formale dell’Ateneo. Inoltre, si intende favorire non solo la rete della solidarietà intra-campus ma anche all’esterno, in collaborazione con istituzioni analoghe ed enti di altra natura.

La prima adunanza della Commissione nello scorso febbraio ha visto la sala di Presidenza sorprendentemente affollata. Non solo di persone – detto che tale organismo di campus è permanentemente “aperto” a chi avvertisse la passione per la solidarietà – ma anche del tanto “bene solidale” che, fino ad oggi, si è svolto lontano dalle “vetrine mediatiche”, spesso in un silenzio operoso. Una massa di bene positivamente “critica”, che per un verso conforta, per altro verso motiva e sprona.

La sfida è per alcuni aspetti impressionante. Ad almeno due livelli.

Da una parte, come conciliare i ritmi serrati imposti dalla didattica e dalla ricerca così come gli obblighi istituzionali cui  il personale del Campus romano dell’UCSC è quotidianamente chiamato con l’apertura alla solidarietà? Si pensi ad esempio, tra altre, alle Commissioni della facoltà medica dedicate all’organizzazione della didattica, sia dei corsi di laurea sia di quelli post-laurea, al reclutamento del personale universitario o alla valutazione della ricerca. D’altra parte, come conciliare tutto questo con le agende quotidiane ancora più stringenti all’interno della Fondazione Policlinico Universitario “A. Gemelli” IRCCS (FPG)? Come rendere una realtà come FPG – pur con la dovuta e necessaria attenzione alla sostenibilità economico-finanziaria – capace di solidarietà, soprattutto verso gli esclusi “di fatto” dalle prestazioni sanitarie sotto l’egida del SSN solo per ragioni economiche?

In entrambi i casi, la solidarietà appare come un vaso di creta in mezzo a vasi di ferro, inesorabilmente condannato ad essere infranto dalle stringenti logiche della “corsa al risultato” sia esso di tipo scientifico sia sanitario. . Delle due l’una: o rassegnarsi ad uno stritolante “taylorismo” accademico-sanitario cieco al valore delle relazioni umane. Oppure scommettere la partita della solidarietà come valore aggiunto, anzi no: strutturale ad un ateneo del terzo millennio, a facoltà universitarie al passo con le sfide che il cambiamento d’epoca impone, ad un policlinico – come il “Gemelli” – che sappia offrire contestualmente medicina all’eccellenza e ricerca “al top” agite da persone competenti, a tutti i livelli: medico-sanitario, manageriale, organizzativo, tecnico, amministrativo. Persone in cui la solidarietà rappresenta il “fil rouge” del loro agire, anche quello più “tecnico”. Occorre dunque lavorare di intelligenza e creatività nelle rispettive competenze per trovare soluzioni solidali innovative, anche nei settori apparentemente più specialistici. Spunti e idee stanno maturando.

“Mission impossibile”? No, se chi ha competenza, coraggio e faccia non si tirerà indietro. Solo i fatti lo dimostreranno.

Antonio Gasbarrini

 

References

[1] Università Cattolica del Sacro Cuore. Accesso del 27.3.2023, a: https://www.unicatt.it/ateneo/universita-cattolica/chi-siamo/statuto.html.

[2] Cova A (a cura di). Storia dell’Università Cattolica del Sacro Cuore. Le fonti. Vol. I. I discorsi di inizio anno da Agostino Gemelli a Adriano Bausola 1921-22 – 1997-98. Milano; Vita e Pensiero; 2007.

[3] Gemelli A. Le conquiste della scienza e i diritti dello spirito, Discorso per la festa dell’Università, 8 dicembre 1957. Annuario UCSC, a. a. 1957/1958 e 1958/1959.

[4] La Cattolica tra terza e quarta missione. Accesso del 27.3.2023, a: https://www.cattolicanews.it/la-cattolica-tra-terza-e-quarta-missione.

 

Un articolo di

Antonio Gasbarrini

Antonio Gasbarrini

Preside Facoltà Medicina e chirurgia - Università Cattolica

Condividi su:

Newsletter

Scegli che cosa ti interessa
e resta aggiornato

Iscriviti