Gli studenti vulnerabili, che non sono solo gli studenti con disabilità, costituiscono una parte rilevante della popolazione universitaria. Il supporto che l’Università, tramite il Servizio integrazione studenti con disabilità e DSA, offre loro nel percorso degli studi universitari non è semplicemente legato alla didattica ma, inserito in un preciso progetto educativo, vale anche nel prosieguo della loro vita.
Per dedicare attenzione alle loro storie, alle motivazioni alla base delle loro scelte e all’impianto organizzativo che l’Università Cattolica mette a disposizione, il Comitato per le Pari Opportunità dell’Università Cattolica ha dedicato loro il webinar che si è svolto l’11 febbraio sul tema: “Tecnologia, didattica, inclusione. La qualità della vita degli studenti con vulnerabilità”.
«L’Università Cattolica ha dimostrato una sensibilità crescente su tali temi dato che, su più di 40.000 studenti, ogni anno segue circa 1.400 studenti con disabilità o DSA, i quali usufruiscono di servizi personalizzati al fine di rendere effettivi i diritti delle persone disabili, come sancito dallo Statuto dell’Università e dalla magna carta delle Università Cattoliche, la costituzione apostolica del 1990 Ex Corde Ecclesiae circa l’aiutare tutti, anche grazie alla tecnologia, per riportare a una dimensione di umanità e di servizio», ha detto nel suo saluto introduttivo il presidente del Comitato per le Pari Opportunità Aldo Carera, collocando il webinar nell’ambito delle iniziative anche culturali che il Comitato pone in essere per rimuovere problemi e ostacoli alle persone fragili:
L’aspetto culturale è stato ripreso dal moderatore del webinar Davide Massaro, docente di Psicologia dello Sviluppo nella Facoltà di Scienze della formazione. «La cultura è in grado di influenzare la vita delle persone, e all’interno di questo concetto rientra l’idea di tecnologia. La tecnologia, come declinazione della cultura che l’intelligenza dell’uomo ci ha messo a disposizione, ci àncora alle teorie del passato e ci consente di proiettarci nel futuro che abbiamo davanti».
Santo Di Nuovo, docente di Psicologia generale all’Università degli Studi di Catania, ha descritto la tipologia dello studente vulnerabile che «non è solo chi ha una disabilità certificata, ma chi è impedito di partecipare e di raggiungere i livelli standard psichici e fisici previsti dall’OMS». Si tratta, ha aggiunto il professor Di Nuovo, «di studenti affetti da dislessia, problemi del linguaggio, funzionamento intellettivo borderline, inibizione o dis-controllo emotivo e comportamentale. Scatta qui l’analisi dei bisogni espressi o latenti ai quali si può venire incontro anche con le tecnologie per favorire una qualità della vita tramite processi di inclusione. Inclusione che non riguarda solo la didattica nei percorsi formativi ma anche il dopo: un’inclusione per la vita. In tal senso l’importanza di relazioni assertive e di tecnologie che possano risultare utili se ben programmate così da poter portare a una qualità di vita adeguata, evitando rischi di vulnerabilità».
L’impianto teorico sulle dinamiche di Ateneo a sostegno degli studenti vulnerabili è stato offerto da Luigi D’Alonzo, delegato del Rettore per l’integrazione degli studenti con disabilità e DSA, che ha ricostruito il percorso culturale che ha portato dal considerare la tutela alle persone disabili tramite la chiusura in strutture dedicate, scuole speciali, classi differenziali, alla rivoluzione normativa iniziata negli anni Settanta – sancita a livello costituzionale dall’art. 3 sull’uguaglianza dei cittadini e il compito della repubblica di rimuoverne gli ostacoli. Nelle nostre scuole possono entrare tutti, questa è una conquista di civiltà. Ha così ribadito l’importanza del contesto in cui si opera, valido non solo per le persone con disabilità ma fondamentale per tutti: «Un conto è studiare in un ambiente bello come i nostri chiostri, un altro in un ambiente brutto».
Di rilievo per il successo educativo è la relazione interpersonale «Noi educatori possiamo fare la differenza con il singolo allievo – ha detto il professor D’Alonzo –. L’insegnante deve affascinare. Il ruolo della cordialità è determinante, insieme all’importanza della competenza per gli allievi speciali che sono da considerare allievi di tutto il corpo docente della classe, e non allievi dell’insegnante di sostegno. Le persone vulnerabili hanno bisogno di competenza perché l’amore non basta. Occorre prendere a cuore chi non ha modo di entrare nel nostro mondo complesso. Sappiamo lavorare bene con persone con fragilità, riconosciamo i pilastri nella dinamica educativa, come ad esempio il lavorare sui bisogni, sulle risorse dell’individuo, sulla relazione, considerando prioritario il momento dell’accoglienza».
Inoltre, ha precisato il professor D’Alonzo, anche le tecnologie sono utili per lavorare sul piano inclusivo, ma devono diventare una normalità da non utilizzare solo se c’è un problema ma costantemente, come la pandemia ha insegnato.
La voce degli studenti seguiti dal Servizio integrazione disabili è stata affidata a un video in cui hanno portato la loro testimonianza sull’esperienza positiva dei loro studi universitari e sull’arricchimento umano che stanno ricevendo in questi anni della loro vita.