Se ne parla ancora troppo poco, ma è molto presente nelle relazioni interetniche fra i pari. Stiamo parlando di bullismo etnico, un tema ancora poco approfondito, nonostante l’UNESCO nel 2019 abbia finanziato ampie ricerche sul tema.
Negli ultimi quindici anni, nei paesi europei, come l’Italia, c'è stato un aumento dell'immigrazione. Una delle sfide nelle relazioni interetniche tra pari è rappresentata da una forma di bullismo discriminatorio, il bullismo etnico, basato su pregiudizi, perpetrato nei confronti di bambini e ragazzi appartenenti a gruppi diversi dal proprio per etnia o religione.
«Il bullismo etnico è perpetrato sia faccia a faccia che on-line (cyberbullismo) e ha gravi conseguenze per l’adattamento dei giovani - spiega la professoressa Simona Caravita, coordinatrice di un progetto di ricerca PRIN “Bullismo pregiudiziale coinvolgente gruppi etnici: comprendere i meccanismi e traslare la conoscenza in interventi efficaci”, finanziato dal Ministero dell’Università e della Ricerca. Sono coinvolte nella ricerca l’università di Firenze, quella di Udine e di Milano-Bicocca. L’università Cattolica è capofila del progetto.
La ricerca avviata nel 2019, ha come obiettivo quello di indagare i fattori di rischio specifico del bullismo etnico e sviluppare e testare moduli di intervento a contrasto da integrare in più ampi programmi di intervento a contrasto del bullismo.
Studi indicano che il fenomeno è presente in Italia almeno dal 2013 e in uno studio condotto in Lombardia nel 2016, tra gli alunni di scuola primaria e secondaria di primo grado cha hanno risposto il 17,9% dei giovani con un background migratorio ha dichiarato di avere subito bullismo contro l’11,4% dei compagni di classe italiani.
Inoltre, la ricerca suggerisce che, al di là dei meccanismi causali già identificati per il bullismo generale, il bullismo etnico è influenzato da specifici processi psicologici e di socializzazione che sono collegati ai pregiudizi. Tuttavia, abbiamo bisogno di ulteriori ricerche per comprendere i meccanismi psicologici alla base del bullismo etnico nelle diverse fasce d’età, per poter progettare interventi utili a contrastare efficacemente questo fenomeno a scuola.
Il progetto, giunto ormai a conclusione e i cui principali risultati saranno presentati nel convegno del 27 febbraio 2023, in Università Cattolica, sede di Brescia, si è avviato nel 2019, ha previsto più raccolte dati nelle scuole e si è articolato in due fasi.
Nella prima fase del progetto, è stato realizzato uno studio per rilevare i correlati e i meccanismi psicologici del bullismo etnico (in particolare il disimpegno morale e le emozioni morali, pregiudizi impliciti ed espliciti, caratteristiche e dinamiche della classe) in tre livelli di età: infanzia (scuola primaria), prima adolescenza (scuola media) e adolescenza (scuola superiore).
Nella seconda fase del progetto, sulla base dei risultati della prima fase, sono stati elaborati e testati nelle classi moduli di intervento per la prevenzione e il contrasto del bullismo etnico, specifici per le tre fasce di età. Ogni modulo è stato progettato per essere incluso sia in programmi di intervento anti-bullismo già esistenti (il NoTrap! Per i gruppi di adolescenti e il KiVa per i bambini) sia come singoli componenti indipendenti.