A tre anni dall’inizio dell’invasione su larga scala dell’Ucraina da parte della Russia, 12,7 milioni di persone (il 36% della popolazione) necessitano di assistenza umanitaria. Si stima che siano 9,6 milioni le persone a rischio di sviluppare o già affette da un problema di salute mentale e 1,5 milioni i bambini che rischiano di sviluppare un ritardo evolutivo a causa della guerra.
Fondazione Soleterre ha promosso una ricerca insieme con l’Unità di Ricerca di Psicologia del Trauma dell’Università Cattolica del Sacro Cuore che ne ha curato la parte scientifica, per esplorare lo stato di salute mentale e misurare, in particolare, l’evoluzione dei livelli di ansia, depressione e Post Traumatic Stress Disorder (PTSD) tra il secondo e il terzo anno del conflitto nella popolazione di sfollati interni nelle regioni di Kharkiv, Dnipro e Zaporizhzhia, dopo un numero massimo di cinque sedute di supporto psicologico.
I risultati del 2022 e del 2023 evidenziano che livelli significativi di ansia (circa il 30% degli intervistati) e depressione (oltre il 50% degli intervistati), insieme alla presenza di fattori di rischio non trattati (ad esempio: mancanza di contatto con i familiari, status di sfollato interno prolungato, incertezza sul futuro), possono aggravare le condizioni di PTSD, ansia e depressione. Questi primi risultati hanno guidato gli interventi successivi portando alla somministrazione di ulteriori test, a metà del 2024, su una popolazione di 514 individui che è risultata:
- per il 76,5% degli intervistati soggetta ad avere una forma di depressione, di cui il 47,1% presenta una depressione maggiore, suddivisa in lieve (22%), moderata (18,9%) e severa (6,2%);
- per il 39% rientrante nella categoria dell’ansia moderata o severa, mentre circa il 37,5% presenta una forma di ansia lieve;
- per il 42,8% manifestante gravi sintomi da PTSD.
Questa fotografia dello stato di salute mentale degli sfollati interni residenti nelle aree più a ridosso della linea del fronte ha reso possibile la pianificazione e l'attuazione di attività mirate a rispondere alle necessità in termini di salute mentale e supporto psico-sociale. A distanza di circa sei mesi da questa prima rilevazione, 93 individui (presi tra i 514 precedentemente valutati) sono stati rivalutati comparando le loro stesse condizioni di salute mentale.
I risultati di questa fase di re-test evidenziano che:
- circa l’87% non presenta sintomi di depressione, rispetto al 76,5% degli individui che nella fase di test riportava almeno una forma di depressione;
- si osserva una riduzione rilevante dei sintomi legati all'ansia nella popolazione di riferimento: il 73% degli individui riporta uno stato di ansia minima, il 12% un livello lieve, il 7% un livello moderato e solo l’1% dei partecipanti è affetto da ansia severa;
- la percentuale di individui con gravi sintomi da PTSD si è significativamente ridotta, passando dal 42,8% al 19,4%.
«In questa attività ci siamo focalizzati sulle situazioni ambientali in cui andavamo a lavorare: la guerra non permetteva di strutturare un intervento convenzionale e quindi in primo luogo abbiamo ascoltato i bisogni dei colleghi e delle colleghe ucraine – afferma Chiara Ionio, responsabile dell'Unità di Ricerca sul Trauma del Dipartimento di Psicologia dell'Università Cattolica del Sacro Cuore e responsabile scientifica del progetto –. Questo ci ha permesso di raggiungere in poco più di 6 mesi più di 500 persone, numero che segnala un forte bisogno di sostegno psicologico. È emersa un’ampia presenza di sintomatologia depressiva, ansiosa e post traumatica, sintomatologia diminuita al momento del follow-up, testimoniando come il lavoro di ascolto, di accoglienza e riconoscimento della fragilità e di sostegno all’implementazione di strategie di coping efficaci si configuri come un importante fattore di protezione».
Il presidente di Soleterre Damiano Rizzi racconta che «da tre anni lavoriamo senza sosta per offrire sostegno psicologico e medicine ai bambini malati di cancro, a quelli feriti di guerra e alle persone che hanno perso tutto, cercando di alleviare le loro sofferenze e ridare la dignità che il conflitto gli ha tolto. La guerra non è solo un atto di violenza, ma una pura follia che lascia cicatrici profonde nelle generazioni presenti e future. Chi sceglie di non fare nulla per fermare questa follia diventa complice di questa distruzione. Il silenzio e l'indifferenza sono complici della sofferenza di migliaia di persone innocenti. Dobbiamo agire, denunciare e sostenere chi è più vulnerabile. La pace non è solo l'assenza di guerra, ma la presenza di giustizia, dignità e opportunità per tutte e tutti».