Anche quest’anno la Scuola di Giornalismo di Ateneo ha seguito il Festival della Canzone italiana direttamente dalla Sala Stampa “Lucio Dalla”. Accompagnati dal professor Luca Monti e dalla tutor Giuditta Avellina, i giornalisti praticanti della Cattolica hanno raccontato la kermesse “live” con collegamenti, dirette, aggiornamenti social, articoli e servizi video. Di seguito la testimonianza di Rebecca Pavesi, che ha fatto parte del gruppo presente a Sanremo.
Carissime amiche, carissimi amici,
si è chiusa questa bellissima esperienza sanremese, ma questo già lo sapete perché eravamo tutti insieme. Sorrido se ripenso al momento in cui mi avete detto “Rebecca vai a Sanremo”. Inizialmente pensavo fosse uno scherzo, ma quando ho realizzato mi hanno sopraffatta tantissime emozioni anche contrastanti: la paura di non essere all’altezza, l’adrenalina, l’ansia di non essere capace di fare ciò che mi veniva richiesto, la felicità di intraprendere un vero e proprio viaggio con voi. Siamo andati lì da giornalisti praticanti, a seguire il Festival insieme ad altri professionisti del settore.
Per la prima volta mi sono sentita una giornalista a tutti gli effetti, soprattutto con l’ingresso in sala stampa. Ogni sera eravamo lì, quasi sempre puntuali, a seguire la serata, a battere le mani sulle note delle canzoni che più ci piacevano e a commuoverci per le esibizioni più toccanti. Con un occhio seguivamo le dirette e con l’altro lo schermo dei nostri computer per scrivere articoli a riguardo. Mentre una mano era sulla tastiera, l’altra era sui nostri telefoni per produrre anche contenuti da inviare a Telesia, in collaborazione con UpTv. Ci pensate che quei video sono finiti in tutte le metropolitane e aeroporti nazionali? Le persone mi scrivono dicendomi di averci visti in metro e io sono ancora incredula.
Siamo stati catapultati in un mondo che ci ha mostrato come sarà anche il resto della nostra vita: dormire poco, fare colazione correndo, dialogo con la redazione e soprattutto scrivere cercando di catturare al meglio l’essenza di ciò di cui eravamo circondati. Siamo partiti da colleghi e siamo tornati da amici. Certo, eravamo in sei in loco, ma da Milano l’aiuto è stato prezioso: dal montaggio dei video, alla pubblicazione sui nostri canali social, alle ricerche di eventi imperdibili da poter seguire, oltre che l’enorme lavoro durato più di un mese per definire il piano editoriale.
Andrea, coordinatore in redazione, mi ha rivelato che non era facile capire le esigenze di noi ragazze inviate e che è stato molto difficile trovare un equilibrio tra il suo ruolo più severo, perché avevamo delle scadenze da rispettare e quello di compagno di classe che sapeva che stavamo camminando in giro per la città per più di quindici chilometri al giorno, o forse di più nel caso di Alberta e Chiara. Sapete meglio di me, ragazze, che lavorare in esterna non era un compito facile. Vi siete mischiate tra la gente, avete prodotto tantissime vox populi, avete fatto cantare le persone, trovato i sosia più improbabili e raccontato anche la protesta degli agricoltori, con tanto di mucca “Ercolina 2” al seguito. Dalla mattina alla sera eravate in giro, avete respirato Sanremo in tutte le sue forme e godendovi anche le esibizioni dal palco in piazza Colombo di Arisa, Tananai, Rosa Chemical e tanti altri.