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Una lettera che ha il sapore di Sanremo

19 febbraio 2024

Una lettera che ha il sapore di Sanremo

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Anche quest’anno la Scuola di Giornalismo di Ateneo ha seguito il Festival della Canzone italiana direttamente dalla Sala Stampa “Lucio Dalla”. Accompagnati dal professor Luca Monti e dalla tutor Giuditta Avellina, i giornalisti praticanti della Cattolica hanno raccontato la kermesse “live” con collegamenti, dirette, aggiornamenti social, articoli e servizi video. Di seguito la testimonianza di Rebecca Pavesi, che ha fatto parte del gruppo presente a Sanremo.


Carissime amiche, carissimi amici,

si è chiusa questa bellissima esperienza sanremese, ma questo già lo sapete perché eravamo tutti insieme. Sorrido se ripenso al momento in cui mi avete detto “Rebecca vai a Sanremo”. Inizialmente pensavo fosse uno scherzo, ma quando ho realizzato mi hanno sopraffatta tantissime emozioni anche contrastanti: la paura di non essere all’altezza, l’adrenalina, l’ansia di non essere capace di fare ciò che mi veniva richiesto, la felicità di intraprendere un vero e proprio viaggio con voi. Siamo andati lì da giornalisti praticanti, a seguire il Festival insieme ad altri professionisti del settore.

Per la prima volta mi sono sentita una giornalista a tutti gli effetti, soprattutto con l’ingresso in sala stampa. Ogni sera eravamo lì, quasi sempre puntuali, a seguire la serata, a battere le mani sulle note delle canzoni che più ci piacevano e a commuoverci per le esibizioni più toccanti. Con un occhio seguivamo le dirette e con l’altro lo schermo dei nostri computer per scrivere articoli a riguardo. Mentre una mano era sulla tastiera, l’altra era sui nostri telefoni per produrre anche contenuti da inviare a Telesia, in collaborazione con UpTv. Ci pensate che quei video sono finiti in tutte le metropolitane e aeroporti nazionali? Le persone mi scrivono dicendomi di averci visti in metro e io sono ancora incredula.

Siamo stati catapultati in un mondo che ci ha mostrato come sarà anche il resto della nostra vita: dormire poco, fare colazione correndo, dialogo con la redazione e soprattutto scrivere cercando di catturare al meglio l’essenza di ciò di cui eravamo circondati. Siamo partiti da colleghi e siamo tornati da amici. Certo, eravamo in sei in loco, ma da Milano l’aiuto è stato prezioso: dal montaggio dei video, alla pubblicazione sui nostri canali social, alle ricerche di eventi imperdibili da poter seguire, oltre che l’enorme lavoro durato più di un mese per definire il piano editoriale.

Andrea, coordinatore in redazione, mi ha rivelato che non era facile capire le esigenze di noi ragazze inviate e che è stato molto difficile trovare un equilibrio tra il suo ruolo più severo, perché avevamo delle scadenze da rispettare e quello di compagno di classe che sapeva che stavamo camminando in giro per la città per più di quindici chilometri al giorno, o forse di più nel caso di Alberta e Chiara. Sapete meglio di me, ragazze, che lavorare in esterna non era un compito facile. Vi siete mischiate tra la gente, avete prodotto tantissime vox populi, avete fatto cantare le persone, trovato i sosia più improbabili e raccontato anche la protesta degli agricoltori, con tanto di mucca “Ercolina 2” al seguito. Dalla mattina alla sera eravate in giro, avete respirato Sanremo in tutte le sue forme e godendovi anche le esibizioni dal palco in piazza Colombo di Arisa, Tananai, Rosa Chemical e tanti altri.

Un articolo di

Rebecca Pavesi

Scuola di Giornalismo

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Anche Luciano e Matteo mi hanno detto di essere stati investiti da una grande responsabilità, non è stato facile affrontare gli imprevisti e adeguarsi ai nuovi scenari, ma la parte migliore è stata sicuramente la collaborazione tra di noi. Anche loro sono stati catapultati nel vivo dell’esperienza, hanno vissuto Sanremo da giornalisti e non da spettatori.

Siamo stati una squadra a tutti gli effetti: avevamo un obiettivo comune che era quello di essere professionali a 360 gradi. Abbiamo fatto davvero tantissime cose, tra cui ben due dirette radiofoniche su una stazione mobile. Ginevra, ricordo benissimo la tua emozione, hai conquistato la scena da vera professionista, nonostante le sveglie presto. Per non parlare delle dirette al mattino presto per il nostro canale tv.

La prima volta che ho visto l’Ariston ero con Ilenia e Giuditta. Ilenia, per fortuna hai ripreso tutto perché vorrò ricordare per sempre la nostra lacrimuccia nell’aver visto il teatro. Destino se penso che per te fosse un sogno dal primo giorno che ci siamo incontrate.
 

 

 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 
 

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Eravamo pronti, nonostante avessimo iniziato la Scuola di giornalismo da pochissimi mesi. È stata una settimana intensa, abbiamo vissuto sette giorni che sono sembrati mesi. Lo so, ve lo avevo detto, ancora adesso sono in uno stato un po' confuso: siamo tornati e mi sembra di patire ancora il jet-lag. Riconosciamo tutti di aver avuto un ottimo allenatore che non è stata solo la Scuola, ma anche la nostra tutor Giuditta che si è destreggiata tra il suo ruolo più istituzionale e quello di collega e amica.

Vi ricordate il primo giorno? Appena scese dal treno eravamo circondate da fiori, profumi e ovviamente da musica. Le strade erano riempite da persone che canticchiavano e c’erano queste enormi case della musica, ognuna caratterizzata dal proprio stile sonoro e con piccoli concerti live. Ero a dir poco commossa nell’assistere alle prove dalle celebri poltroncine rosse dell’Ariston che prima vedevo solo in tv. Eravamo circondate da persone di ogni parte. Anche il momento in cui abbiamo ritirato il nostro pass non è stato da meno: la scritta “press” sopra mi dava la sensazione di essere nel posto giusto, i controlli di sicurezza addirittura ci facevano avere un’entrata prioritaria proprio per questo. Le interviste a Dargen D’Amico e Tedua, le conferenze stampa, eventi, lavoro di desk, ricerche e contenuti audiovisivi. Ho imparato tanto, non solo dall’esperienza, ma da ognuno di voi, siamo stati un team fino alla fine e ci siamo supportati sempre indipendentemente dal fatto che avessimo un milione di attività a cui stare dietro ogni giorno.

Porterò con me questa esperienza negli anni a venire. Se potessi ripartirei in questo istante per Sanremo, mi sono divertita come non mai. Squadra, scoperta, esplosivo, crescita, adrenalina: sono le parole che meglio possono racchiudere questa esperienza.

Vi saluto amici, ci vediamo in redazione, pronti per la prossima sfida.

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