Due violini, una viola e un violoncello hanno restituito dignità e speranza al legno dei barconi che hanno trasportato, e tristemente continuano a ospitare, centinaia di migranti in fuga dai loro paesi nel disperato tentativo di trovare la salvezza sulle nostre coste.
Giovedì 3 ottobre un’iniziativa speciale ha celebrato la resilienza di questi strumenti suonati dal “Quartetto del Mare” che si è esibito nella Basilica di Sant’Ambrogio a Milano nell’Incompiuto di Mozart per ricordare il tragico naufragio dei migranti a Lampedusa avvenuto il 3 ottobre 2013. A cura della musicista Eva Impellizzari il concerto ha commosso la chiesa gremita grazie agli strumenti realizzati da persone detenute nel carcere di Opera con il legno colorato delle imbarcazioni e grazie alle testimonianze che hanno preceduto la performance.
Cristina Castelli, già docente di Psicologia dello sviluppo in Università Cattolica e vicepresidente dell’Associazione Realmonte che ha promosso questo evento in collaborazione con l’Ateneo e con la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, ha introdotto con un richiamo all’Evangelii Gaudium di Papa Francesco che parla della Chiesa come “ospedale da campo”. «In questa serata l’espressione non è metaforica – ha detto la professoressa – ma un fatto concreto. Infatti, siamo qui per porre attenzione e, per quanto possibile, aiutare a sanare le ferite del corpo e dell’anima di chi arriva nella nostra città dopo aver attraversato il Mediterraneo con grandi speranze».
Il ringraziamento è andato all'abate monsignor Carlo Faccendini che ha messo a disposizione la basilica per la serata e all’Università Cattolica che due anni fa ha accolto nel giardino di via Carducci uno dei barconi e continua a sensibilizzare la coscienza sul tema drammatico delle migrazioni. «In questi giorni con alcuni studenti si è provveduto al suo restauro e qui userei un’altra metafora: rafforzata la sua resilienza. Quanto rovinato e abbruttito dagli eventi atmosferici vento, pioggia, grandine, prima in mare ora in terra, si è trasformato in qualcosa di bello e utile a promuovere rinnovate riflessioni sui diritti e sulla dignità delle persone» – ha concluso.
Prima del concerto Arnoldo Mosca Mondadori, presidente della Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, ha presentato due testimoni, Mamadou, arrivato su un barcone dieci anni fa dal Mali, e il detenuto Andrea, che hanno parlato di paura della morte e della musica come preghiera e speranza di pace. Il “Quartetto del mare” ha dato voce a chi ha vissuto il dramma della migrazione e a chi ha contribuito con le proprie mani a trasformare il legno dei barconi in una memoria viva e resiliente.