Il 19 febbraio 2022 ci ha lasciato Vittorio Cigoli, Professore Emerito di Psicologia Clinica presso la Facoltà di Psicologia e figura di primo piano della psicologia italiana e internazionale sia sul piano accademico che clinico.
È stato nella nostra Università coordinatore della laurea magistrale in “Psicologia clinica e promozione della salute: persona, relazioni familiari e di comunità”, responsabile dei Servizi di Psicologia clinica, direttore dell'Alta Scuola di Psicologia "A. Gemelli" (ASAG) dal 2001 al 2014. Ha dato un contributo fondamentale allo sviluppo del Centro di Ateneo Studi e Ricerche sulla Famiglia con il quale ha collaborato fin dalla sua fondazione.
La sua attività all’interno del nostro Ateneo è stata particolarmente feconda e l’ha visto protagonista appassionato nell’insegnamento e nella diffusione di un pensiero e di una formazione psicologica che fosse in grado di rispondere alle sfide che le persone, le coppie e le famiglie sono chiamate ad affrontare nel corso della loro esistenza. Studioso tra i più originali e acuti, ha sviluppato con Eugenia Scabini un modello di lettura e analisi della famiglia che ha dato origine a contributi scientifici e culturali fondamentali per la comprensione delle dinamiche familiari.
Vittorio Cigoli aveva una personalità estroversa e poliedrica. In un contesto culturale guidato da uno sguardo sempre più iperspecializzato sulle vicende umane, ma spesso di corto respiro, il suo pensiero emergeva per profondità e per la capacità di connettere con maestria riflessioni psicologiche, filosofiche ed artistiche. In particolare era particolarmente attratto dal mondo dell’arte, che conosceva molto bene nelle sue diverse forme, ben consapevole che nell’arte l’uomo esprime la verità su di sé e sul suo destino. Vittorio non era solo un grande studioso, docente e terapeuta.
Era una persona con la quale si stava bene. Chi lo ha conosciuto direttamente ricorda certamente la sua immediata cordialità, il forte legame con Cremona e la passione per la sua Cremonese, lo spiccato senso dell’umorismo e la sua capacità di tessere legami, di costruire intrecci generativi con i colleghi e con i suoi allievi.
La sua scomparsa ci lascia un vuoto, ma prevalente rispetto al sentimento di tristezza che pure proviamo è la gratitudine per il patrimonio importante di idee, di progetti, di riflessioni che ci ha lasciato e che adesso spetta a noi conservare e rinnovare.