Se c’è una cosa che il Covid-19 ha messo in risalto (una volta per tutte?) è che le diseguaglianze non esistono solo tra il prospero mondo occidentale e i Paesi in via di sviluppo. Molte fragilità le abbiamo proprio dietro casa e la pandemia le ha fatte riemergere, riportando con prepotenza nel dibattito pubblico il “problema” della loro presenza. In molti si sono ritrovati a guardare con preoccupazione alla propria città, o persino al proprio quartiere, chiedendosi che cosa potessero fare per essere d’aiuto.
Ma, che ci si creda o no, c’è una categoria particolare che il desiderio di fare del bene ce l’ha sempre avuto, con buona pace della pandemia: i giovani. E questo i missionari del Pime lo sapevano: trent’anni di animazione in Italia hanno ampiamente dimostrato che per un ventenne (ma vale per tutti) la felicità passa dall’incontro con l’altro e dal dono reciproco. E che, anzi, quello dell’essere dono è uno dei desideri più profondi nei cuori dei giovani. Il nuovo sportello per il volontariato aperto dal Pime in collaborazione con il Centro pastorale del campus di Milano dell'Università Cattolica porta proprio questo nome: “Be Present”, che in inglese ha il significato di “essere presente”, ma allude anche al concetto di “dono”.
La joint venture – tanto per continuare con l’inglese – tra il Pime e la Cattolica risale a più di dieci anni fa, quando i padri animatori si resero conto dell’importanza dell’essere attivi in università: in un momento storico in cui gli oratori si stavano lentamente spopolando bisognava “andare a caccia” dei giovani e della loro energia nei luoghi che frequentavano abitualmente. Da questa intuizione nacque la presenza dei missionari nel Centro pastorale dell’Ateneo milanese; presenza piccola e discreta, di un solo giorno alla settimana, ma già abbastanza generativa da avviare il cammino di Mission Exposure (Mex), che nel tempo ha permesso a tanti studenti di vivere un’esperienza missionaria all’estero mettendo in pratica quello che studiavano.
Negli ultimi anni tuttavia gli animatori si erano resi conto di alcune necessità dei giovani che non venivano soddisfatte, prima tra tutte quella di un orientamento al volontariato, mentre dal Centro pastorale arrivavano richieste che i padri non riuscivano a gestire per mancanza di risorse. Questo, insieme alla volontà del Pime di essere una presenza ancora più incisiva nella vita degli studenti, ha dato il via al progetto.